Il Tirreno

Livorno

Il lutto

Muore a 48 anni, i suoi organi salveranno tre persone: «Siamo scoppiati a piangere, così Matteo continuerà a vivere»

di Martina Trivigno
Matteo Francesconi con la moglie Silvia Soldaini e a lato la struttura di Volterra
Matteo Francesconi con la moglie Silvia Soldaini e a lato la struttura di Volterra

Dipendente della Dumarey di Fauglia, ha avuto un’emorragia cerebrale. Si è spento dopo nove mesi, i familiari: «Non ha mai smesso di lottare»

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LIVORNO. «Non ha mai smesso di lottare. Quando stamattina (ieri, 31 maggio, per chi legge, ndr) abbiamo ricevuto la telefonata da parte del personale medico dell’ospedale “Felice Lotti” di Pontedera, siamo scoppiati a piangere perché ora sappiamo che Matteo continuerà a vivere in quelle tre persone che hanno ricevuto gli organi che lui ha deciso di donare».

I familiari di Matteo Francesconi, 48 anni, di Livorno, sono riuniti dentro e fuori le cappelle del commiato della Svs al cimitero dei Lupi. La moglie, Silvia Soldaini, è accanto al feretro e non si allontana neppure per un momento. Quello tra Matteo e Silvia è stato un grande amore, vero e totalizzante, che ha rispettato la promessa nuziale “in salute e in malattia” perché lei gli è rimasta accanto, fino all’ultimo istante.

Il calvario di Matteo Francesconi è iniziato ad agosto dell’anno scorso quando il 48enne, che lavorava alla Dumarey di Fauglia (Pisa), azienda che sviluppa e fornisce sistemi completi di gestione del motore, ha avuto un’emorragia cerebrale. Da quel momento è rimasto per un mese in terapia intensiva all’ospedale di Livorno, poi ha iniziato piano piano a riprendersi e allora ha iniziato il percorso di riabilitazione al centro di Volterra. Poi, però, il peggioramento improvviso e il ricovero all’ospedale di Pontedera, dove si è spento. Ma è rimasto acceso, invece, il grande amore di Francesconi per la vita e quella speranza che ora vivrà, anche dopo la morte e il dolore. «Matteo era bello, buono e generoso – raccontano i suoi familiari – e la sua generosità l’ha dimostrata fino alla fine, decidendo di salvare altre persone, in bilico tra la vita e la morte».

Il complesso processo di donazione multiorgano ha consentito, infatti, di restituire a tre pazienti cinquantenni in lista d’attesa per trapianto una nuova prospettiva di vita. A seguito della tempestiva segnalazione del potenziale donatore da parte dell’unità di Terapia intensiva, diretta da Paolo Carnesecchi, al locale Coordinamento ospedaliero per il procurement, diretto da Tamara Biscioni, è stato possibile avviare il percorso di donazione, realizzando il progetto di fine vita di un paziente per il quale ogni tentativo terapeutico era stato esperito. «Ringrazio i nostri professionisti di Pontedera e dell’intera Azienda, insieme a quelli di Monasterio e poi anche l’Azienda ospedaliero-universitaria pisana – sottolinea la direttrice generale dell’Asl Toscana nord ovest, Maria Letizia Casani – perché la volontà di collaborare e la capacità di lavorare in modo sinergico ci permette di gestire quotidianamente, in maniera adeguata, situazioni complesse e delicate come questa».

«Anch’io vorrei evidenziare – aggiunge il direttore sanitario Asl Giacomo Corsini – la rilevanza del lavoro di squadra da parte di tutti i professionisti coinvolti. In Toscana abbiamo questa capacità di fare rete ed è un valore aggiunto da rafforzare in sanità perché i risultati dimostrano che l’integrazione e la collaborazione fra enti, ciascuno con una sua specifica vocazione, consentono di raggiungere importanti risultati». Ma se tutto questo è stato possibile è grazie a Francesconi che, oltre alla moglie Silvia, lascia la madre Gabriella, la sorella Claudia, la cognata Carla, il cognato Andrea e gli adorati nipoti. Il funerale, a cura delle onoranze funebri della Svs, è stato celebrati ieri, durante il quale in tantissimi si sono riuniti per dire addio a Matteo, esempio di vita.

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