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Boom di noduli alla tiroide: «Diagnosi in un paziente su due». Il primario Basili indica i segnali da non sottovalutare

di Martina Trivigno
(foto di repertorio)
(foto di repertorio)

Il primario di Livorno: «Non tutti sono maligni ma è importante tenersi sotto controllo»

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LIVORNO. «Il 45 per cento delle persone che si sottopongono a uno screening tiroideo escono con una diagnosi di nodulo della tiroide». Giancarlo Basili è il primario di Chirurgia della tiroide dell’ospedale di Livorno ed è lui a spiegare che la guardia deve sempre restare alta. «Soprattutto le donne», precisa.

Dottore, che dire dei numeri?

«Si stima che in Italia, ogni anno, siano circa 10-12mila le donne con una neoplasia della tiroide. Numeri abbastanza importanti anche se bisogna dire che questo tipo di forma neoplastica ha la caratteristica di avere una percentuale di guarigione altissima».

Si spieghi meglio.

«Mentre per gli altri tumori la sopravvivenza è di cinque anni, nei casi migliori di dieci, per le neoplasie della tiroide, in oltre il 90 per cento dei casi, la sopravvivenza è a 20 anni».

È una buona notizia, ma come mai?

«Perché in buona parte dei casi sono forme benevole. Significa che non devono spaventare il paziente perché nel 2025 abbiamo tutta una serie di opzioni terapeutiche che, negli ultimi anni, hanno avuto un’espansione molto importante. In sostanza, il paziente o la paziente con tumore della tiroide, perché purtroppo spesso si tratta di giovani donne, sotto i 45 anni d’età, avranno un’ottima qualità di vita e per loro sarà come non l’avessero mai avuta. E questo raramente accade con altri tipi di tumori».

Facciamo un passo indietro: a cosa è correlate questo aumento di neoplasie della tiroide?

«Sappiamo che la principale causa di neoplasia della tiroide è da ricercare nelle radiazioni ionizzanti: tutti ricordiamo il disastro di Chernobyl del 26 aprile 1986, poi l’incidente nucleare di Fukushima, l’11 marzo 2011, con conseguenze sulla salute non solo a livello globale, ma sistemiche in tutto il globo che hanno determinato un picco dei tumori della tiroide. Ma c’entrano anche le ecografie».

In che modo?

«Oggi si registra un accesso importante alle ecografie che ha determinato un incremento considerevole delle diagnosi di noduli neoplastici. C’è da tenere conto che i noduli della tiroide sono una patologia estremamente frequente e, anche per questo, organizziamo delle giornate gratuite di prevenzione. Ecco, su una media di 500-600 persone, il 45 per cento, dunque quasi la metà, esce con una diagnosi di nodulo della tiroide. Non significa però che sia tumorale».

E come lo si capisce?
«In caso di nodulo della tiroide, il paziente si rivolge allo specialista che gli fa l’agoaspirato, procedura diagnostica mininvasiva che consente di aspirare, con un ago sottile, il materiale da analizzare. A Livorno c’è l’equipe dell’endocrinologo Daniele Barbaro che fa centinaia di agoaspirati ogni mese: parliamo di grandi numeri, ma dobbiamo ricordare che è aumentata anche la prevenzione. E oggi sempre più persone si rivolgono ai centri di riferimento».

Che ruolo ha l’intelligenza artificiale in questo processo?

«È giusto fidarsi dell’intelligenza artificiale, ma soltanto in parte, perché poi è sempre il clinico a fare la differenza: certo, l’Ai dà delle risposte generiche, ma poi queste devono essere applicate al singolo caso. La medicina non è matematica, e uno più uno non fa mai due. Esistono dei software con cui lavoriamo noi specialisti e che ci aiutano: ad esempio, quando si fa l’ecografia al paziente, i parametri vengono analizzati dalla macchina che li trasforma in algoritmi che permettono di creare un indice di rischio. Ecco, questa è l’intelligenza artificiale che vale la pena usare perché non è sostitutiva ma è uno strumento a disposizione del clinico».

Oltre all’ecografia, qual è il modo migliore per fare prevenzione?

«Il consiglio è quello di fare attenzione alla comparsa di un nodulo superficiale che possa comparire all’altezza del collo e a quel punto rivolgersi a uno specialista: gli uomini, ad esempio, devono prestarci attenzione quando si fanno la barba, le donne quando al mattino si truccano o si danno la crema. Poi alla popolazione comune direi di non preoccuparsi assolutamente perché, in buona parte dei casi, i noduli sono benigni».

Altri segnali da tenere sotto controllo quali sono?

«Quando il gonfiore è associato, ad esempio, a modificazioni del tono della voce, cioè la voce diventa rauca. In ogni caso l’aspetto fondamentale è quello di rivolgersi a centri che abbiano una certa esperienza: quando c’è un problema tiroideo, infatti, è fondamentale fare riferimento a uno specialista e a un centro che abbia esperienza in questo campo».

Qual è il primo obiettivo di uno specialista?

«Non spaventare il paziente, dare indicazioni corrette dal punto di vista scientifico e verificare, attraverso l’agoaspirato, se il nodulo sia benigno oppure se si tratti di un tumore della tiroide, in modo da capire come agire».

In caso di tumore della tiroide esiste una familiarità?

«Sì, se un familiare di primo grado ha avuto una neoplasia della tiroide, è bene tenersi sotto controllo sia in caso di forme benigne sia maligne.

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