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Lutto in procura a Livorno, morto Fabio Nelli: «Era un’istituzione»

di Stefano Taglione

	Fabio Nelli, l'operatore giudiziario morto a 63 anni 
Fabio Nelli, l'operatore giudiziario morto a 63 anni 

Pittore e ciclista, lavorava all’ufficio dibattimento. La moglie: «Affidabile e buono, sapeva fare qualsiasi cosa». I magistrati: «Un uomo serio e preparato»

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LIVORNO. In procura, da anni, era un’istituzione. «Una brava e cara persona, se avevi bisogno di una mano non si tirava mai indietro, un uomo encomiabile», così lo ricorda Manila Camporeggi, stenotipista a palazzo di giustizia. Lutto in tribunale e a Montenero, dove viveva in via Piero Aloisi, per la scomparsa dell’operatore giudiziario Fabio Nelli, morto a 63 anni. Persona molto conosciuta nelle stanze di via Falcone e Borsellino, lavorava all’ufficio dibattimento, al secondo piano dell’edificio storico della Venezia, e si occupava prevalentemente della trascrizione dei fascicoli da inserire nei faldoni della procura. L’ufficio dove operava, più in generale, si occupa di tutte le vicende del fascicolo penale dal momento in cui il pubblico ministero emette la citazione diretta a giudizio (come la richiesta delle date delle udienze, le annotazioni o citazione dei testimoni che devono comparire in aula) fino alla celebrazione del processo, monocratico, collegiale o dinanzi al giudice di pace.

Fabio aveva lavorato in presenza fino a pochi mesi fa, per poi continuare qualche settimana da remoto, fino a quando la malattia, un terribile melanoma, glielo ha permesso. Perché lui, quando c’era da fare, non si tirava mai indietro. L’impiego a palazzo di giustizia, infatti, era la sua passione. Lui che, per arrivare lì, aveva cambiato vita trasformandosi da operaio di Camp Darby qual era, la base statunitense fra Pisa e Livorno, dove lavorava fino a qualche anno fa ed era anche lì apprezzato dagli altri lavoratori, civili e militari.

«Mio marito – così lo ricorda la moglie Ketti Andrei – sapeva fare tutto, anche in casa: non c’era cosa che non sapesse mettere a posto, ad esempio. Oltre al lavoro, la bicicletta era una delle sue più grandi passioni e, fino a quando la malattia glielo ha permesso, ha continuato ad allenarsi. Negli ultimi tempi, invece, si era avvicinato alla pittura. Aveva anche scritto un libro che, però, non ha mai pubblicato. Era bravissimo a 360 gradi, in qualsiasi cosa si cimentasse, riusciva benissimo. Amava la vita, adesso per noi sarà durissima senza di lui». Oltre alla coniuge Fabio, che a marzo aveva festeggiato 63 anni, lascia le figlie Federica e Chiara Nelli.

«Sul lavoro era una persona molto affidabile – ricorda ancora la moglie – e si faceva voler bene da tutti, in queste ore me lo stanno dicendo un po’ tutti e questo aspetto mi fa enormemente piacere. Si impegnava al massimo in tutto ciò che faceva e stimava tutti i colleghi. Il loro era veramente un bel team di uomini e donne e Fabio era orgoglioso di farne parte. Purtroppo, negli ultimi mesi, a causa del melanoma ha dovuto lasciare. Ha continuato finché ne ha avuto le forze da remoto, lavorando da casa, poi purtroppo ha dovuto smettere pure lo “smart working” perché la malattia aveva preso il sopravvento e non ce la faceva più».

Era una certezza, Fabio, per i magistrati con cui collaborava e, naturalmente, per i dipendenti che lo affiancavano nelle mansioni quotidiane. Un lavoratore esemplare di cui oggi purtroppo tutti devono fare a meno. «Oltre a essere un bravissimo operatore – prosegue Camporeggi – era anche un’ottima persona, a cui era impossibile non voler bene. Mi dispiace tantissimo per ciò che è successo, professionalmente e umanamente perdiamo un’ottima persona. Ci mancherà a tutti noi lavoratori del tribunale di via Falcone e Borsellino moltissimo».

«Un uomo serio sul lavoro, preparato e sempre disponibile. Lascia un vuoto enorme nel nostro ufficio dibattimento», così lo ricorda il presidente della sezione livornese dell’Associazione nazionale magistrati, Niccolò Volpe, a nome di tutto l'ufficio di procura di Livorno, magistrati, personale amministrativo e dipendenti della sezione di polizia giudiziaria. Da ieri mattina la camera ardente è stata allestita nelle salette della Svs esterne al cimitero dei Lupi della. Il funerale, sempre a cura delle onoranze funebri della Società volontaria di soccorso di via San Giovanni, sarà celebrato oggi pomeriggio, alle 16,30, nello stesso luogo, in via don Aldo Mei, nel quartiere della Cigna. Qui i tanti amici e colleghi che lo hanno conosciuto nel corso della vita potranno tributargli l’ultimo saluto e stringersi all’immenso dolore dei familiari.

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