«Cocaina da Rotterdam in Toscana». Ci sono sette indagati: quattro sono livornesi, chi sono
Un 44enne labronico sarebbe stato assunto come esperto nel «controllo della qualità»
LIVORNO. Avrebbe messo in piedi un redditizio traffico di cocaina fra Rotterdam, in Olanda, e Livorno, assoldando perfino un cittadino labronico in veste di «controllore di qualità della sostanza stupefacente». Mentre due donne e due uomini avrebbero collaborato con lui nello spaccio.
Chi sono gli indagati
Sette persone sono indagate per concorso in detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti: sono il quarantaquattrenne marocchino di San Miniato Hamid Zoubir, ritenuto il capo della presunta organizzazione, il connazionale trentasettenne Jawad Diai – entrambi, come anticipato dal Tirreno nei giorni scorsi, difesi dagli avvocati Maurizio Nasti e Roberto Pellegrini si trovano nelle carceri di Pisa e Sollicciano – il trentaduenne Yahia Amdouni e quattro livornesi: la cinquantenne Giuliana Lucarelli, la ventiquattrenne Vittoria Simi, la quarantunenne Wendy Lemarchand (originaria di Belluno, in Veneto) e il quarantaquattrenne David Del Pistoia, definito «l’addetto al controllo qualità».
Per i cittadini labronici e Amdouni la procura aveva chiesto l’obbligo di dimora nel comune di residenza con il divieto di uscire di casa nelle ore serali, accompagnato dall’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria, ma palazzo di giustizia ha respinto le misure cautelari, motivo per il quale i cinque, a differenza di Zoubir e Diai, sono liberi.
Il controllo alla Rosa
L’inchiesta delegata dalla procura alla Squadra mobile livornese, diretta dal vicequestore aggiunto Riccardo Signorelli, è scattata grazie a un controllo congiunto degli agenti delle volanti e dei “baschi verdi” della guardia di finanza il 28 dicembre del 2023 in via Settembrini, nel quartiere della Rosa, dove militari e poliziotti fermarono l’auto con a bordo Zoubir, Diai, Lemarchand e una quarta persona estranea alle attuali indagini, sequestrando una pistola Beretta calibro 7,65, due bilancini di precisione, 6,49 grammi di cocaina, un involucro termosaldato in cellophane e una borsa per il computer al cui interno erano nascosti ben 47.860 euro in contanti, «il ricavato della vendita di tre chili di stupefacente», si legge sempre negli atti dell’inchiesta.
Il presunto sistema
Poi, grazie alle intercettazioni telefoniche, sarebbe emerso un quadro investigativo ben diverso, una tratta di approvvigionamento della cocaina fra l’Olanda e la Toscana, con Zoubir che «era in cerca di corrieri incensurati», si legge nell’ordinanza di custodia cautelare firmata dal giudice per le indagini preliminari Marco Sacquegna. «Per trasportare la roba – le sue parole intercettato – ci vogliono tantissime cose insieme, cerchiamo sempre ragazzi e persone che vanno in vacanza e devono andare a fare una cosa specifica, che già hanno prenotato e fatto tutto da tempo, così non danno nell’occhio». «La roba si mette dentro un camper – sono sempre le sue parole – scende nel garage e lì verrà lavorata, sistemata e divisa. Poi la mandano con i turisti che devono tornare indietro. I turisti devono sempre cambiare mezzo, una volta con la macchina una volta con camper, una volta col camion e sempre cambiano strada, non sempre la stessa così la polizia non se ne accorge e non porta il cane…».
Le accuse
Possesso ingiustificato di arma comune e spaccio le accuse per Zoubir, Diai e Lemarchand, già formalizzate dopo il controllo nel dicembre del 2023, mentre Lucarelli viene chiamata in causa, sempre per spaccio, per aver detenuto un sacchetto con 200 grammi di cocaina ricevuto da Zoubir il 7 marzo dell’anno scorso. Simi, insieme a Zoubir, è invece indagata per aver spacciato 20 euro di cocaina a un uomo l’11 marzo dello stesso anno e, il 21 marzo seguente, 0,3 grammi di “polvere bianca” per 50 euro a un cittadino cubano, oltre per aver trasportato su una macchina, sempre insieme a lui, quattro chili della stessa sostanza stupefacente. Del Pistoia, invece, fra il 2 e il 28 aprile del 2024 avrebbe collaborato sempre con Zoubir a trasportare «almeno cinque chili di droga», in veste di addetto al controllo della qualità, da Rotterdam a Livorno. Infine Amdouni è accusato di aver collaborato con Zoubir nella detenzione di hashish, contenuto «in due panetti e uno scatolone», si legge negli atti.