La ricostruzione
Joel Esciua si presenta in Comune: nel mirino c’è lo stadio a Livorno
L’acquisto è possibile, il primo colloquio con il sindaco già nelle scorse ore: i dettagli e gli scenari
LIVORNO. Una giornata intensa per Joel Esciua. Il 7 maggio potrebbe davvero risultare una data per tutti da considerare un primo e deciso passo sul futuro stabile del Livorno inquadrato in un virtuoso modello inglese. Che passa dall’emozione e la soddisfazione per aver vinto l’asta del complesso di Banditella, proseguendo con l’incontro che alle 16 del pomeriggio, il presidente ha sostenuto in comune. Arrivando poco dopo tutti gli altri che dovevano salire con lui le scale di palazzo civico. Un gruppo composto da rappresentati dello studio Archea ed associati (che in ambito sportivo ha curato il progetto del Viola Park, il rivestimento esterno dello stadio di Udine e lo stadio Nazionale dell’Albania a Tirana), il direttore generale amaranto Vittorio Mosseri e il direttore tecnico Alessandro Doga col quale Esciua ha scambiato un caloroso abbraccio di felicità per essersi aggiudicato il centro di Banditella.
La delegazione, alla quale si è aggiunto poi anche il club manager Luca Mazzoni, è stata ricevuta dal sindaco, ma anche dall’assessora Silvia Viviani, per terminare col dirigente alle società partecipate, sport e impianti sportivi, Enrico Montagnani. Bocche cucite, nessuna dichiarazione ufficiale sia da parte di Esciua, sia da parte dell’amministrazione.
Ma al centro dell’incontro ci sarebbe stata lo stadio Armando Picchi. Avevamo anticipato di un interesse del presidente sullo stadio. L’approccio di ieri, mercoledì 7 maggio, conferma che Esciua guarda oltre, guarda con lungimiranza all’opportunità che si staglierebbe grazie alla legge Abodi, soluzione al problema dell’ammodernamento degli stadi italiani. Vetusti. Negli ultimi 15 anni l’Europa ha visto nascere 200 nuovi impianti, mentre in Italia siamo indietro.
Il “Decreto Sport” può essere usato come grimaldello per dare un calcio ai gap normativi e burocratici, privilegiando il rinnovamento degli stadi troppo vecchi. Come il nostro, che ne ha già 91, essendo stato inaugurato nel 1934. L’incontro è stato utile per capire meglio come prossimamente si potrebbe sfruttare l’opportunità, non appena tutto sarà tradotto in legge. Per cercare di recuperare terreno su altre città della Toscana come Arezzo, Pisa, Empoli che hanno già cominciato a muoversi. In pratica, potremmo non attendere molto per vedere sul tavolo del sindaco, una manifestazione di interesse che potrebbe pure portare come atto finale, ad una valutazione immobiliare dello stadio (come San Siro per il comune di Milano) e la cessione al Livorno.
É chiaro che il Comune valuta con grande interesse questo progetto di Esciua. Lo stadio costa all’incirca 500mila euro l’anno tra mantenimento, lavori ordinari e straordinari. Soldi della collettività. Poterli risparmiare e magari investirli su altro, non sarebbe una brutta cosa. Non è un caso che in tante altre città si sta valutando di cedere lo stadio ai privati. Appare altrettanto chiaro, che Esciua, arrivato con i professionisti dello studio Archea e associati darebbe quelle garanzie di programmazione che nessun presidente mai nella storia amaranto, ha potuto o voluto dare.