Polizia, l'allarme del Siulp: «A Livorno mancano le auto per i controlli»
Il sindacato: «Scarsità di agenti e grossi problemi anche nelle specialità come la polfer e la polstrada. Mancano inoltre i mezzi acquatici»
LIVORNO. «In città mancano poliziotti, ma non solo: anche i mezzi per svolgere i compiti d’istituto, con l’impiego in altre città degli agenti a svantaggio del territorio livornese, poi il mancato impiego degli operatori della frontiera sul turno notturno, la scarsità di personale nelle 24 ore alla stazione, i numeri esigui di pattuglianti della polizia stradale sulle strade a grande percorrenza o sul tratto autostradale, l’assenza dei natanti e delle moto d’acqua nelle nostre acque interne nel pieno rispetto della legge Madia, ma contrariamente a quanto stabilito nel Trattato di Montego Bay (diritto internazionale del mare), l’assenza di notte di poliziotti nei commissariati della provincia, ed una Squadra volante livornese che inciampa, ma riesce sempre a rispondere alle esigenze dei cittadini perché crede nel proprio lavoro».
È un grido d’allarme quello lanciato dal sindacato provinciale Siulp, guidato da Angela Bona, in occasione della Festa dei Lavoratori. «Il controllo del territorio si attua col pattugliamento – spiega – e bisogna prendere atto dell’assenza di poliziotti in determinati uffici di notte, della complessità dei servizi da coprire alla Stradale, della vigilanza della Ferroviaria, del flusso in porto che dovrà controllare la polizia di frontiera e tutela dei confini italiani».
Il contesto livornese per il Siulp «non è drammatico, bisogna prendersi cura della città e non creare gratuita insicurezza, ma è necessaria la presenza, la vigilanza e la prevenzione. Con i numeri attuali diventa difficile poter fruire delle ferie estive, e smaltire i cumuli dei giorni non goduti che rasentano il numero “cento”, cosi come le necessarie aggregazioni a Trieste o a Roma depauperano la questura di quei numeri necessari per le attività. È necessario concentrarsi sulla prevenzione e repressione visto l’approssimarsi della bella stagione, quindi è impensabile una sola volante sul territorio (come è accaduto), così come l’impiego di due poliziotti in un contesto ferroviario che ha comportato aggressioni verso i lavoratori: quanto accaduto non solo non deve sorprendere. La combinazione tra il sempre più risicato organico e la soppressione, dovuta alla medesima situazione deficitaria delle risorse della polizia ferroviaria, pone i presupposti per il consolidamento di fenomeni di devianza quali quelli da cui sono scaturite le risse. Sono necessarie tutele per i lavoratori della polfer – prosegue Bona – come l’utilizzo del taser (esclusivamente in ambito ferroviario, in luoghi aperti e non sui convogli), cosi come dello “spray capsicum”».
I piccoli focolai «creano malcontento e ingenerano insicurezza nel cittadino – conclude – e quelli in centro si ripetono quotidianamente e dunque abbiamo bisogno di concertare interventi risolutivi, concretizzando il da farsi per risolvere le problematiche. I controlli vengono fatti, i passaggi organizzati, le barre delle auto accese e poi si ripropone sempre la medesima problematica, il cosiddetto “disordine pubblico” e l’ultima aggressione ai poliziotti mentre svolgevano un servizio in via della Pina D’Oro dimostra quanto sosteniamo. È necessario rivedere le organizzazioni interne, laddove si rende necessario il trasporto di un cittadino extracomunitario da Livorno verso un centro di permanenza, servizio pensato con due donne, che poi si è realizzato per la volontà di un pattugliante della Squadra volante, con un impiego misto».
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