Darsena Europa, 500 posti di lavoro e la pace in porto a Livorno
L’interesse concreto del colosso svizzero conferma il senso del maxi terminal
LIVORNO. Il 2025 si è aperto con una notizia che ha cambiato l’orizzonte del porto di Livorno. Per la prima volta – dopo anni in cui si parla di Darsena Europa – un operatore privato (anzi tre) ha messo nero su bianco il proprio interessamento. E non si tratta di un’impresa qualunque ma del più importante player al mondo nel trasporto via mare di container e uno dei principali terminalisti a livello globale.
Gianluigi Aponte, come noto, non si è mosso da solo: ha scelto di presentarsi, per diventare il concessionario del maxi terminal del futuro, insieme a due big della portualità livornese, Piero Neri ed Enio Lorenzini. Si narra che Neri abbia impiegato dieci minuti per convincere il Comandante durante l’incontro che si è svolto nel quartier generale di Msc, al numero 12 di chemin Rieu, a Ginevra. «Ok proviamoci insieme», ha detto Aponte. E ha voluto nella partita anche il suo socio (e amico) livornese Lorenzini. Ha messo al lavoro gli avvocati e in poche settimane è arrivata la manifestazione d’interesse sul tavolo del presidente dell’Autorità di Sistema portuale Luciano Guerrieri. Era inizio gennaio.
Il passo in avanti di Msc ha rappresentato la conferma plastica che l’operazione Darsena Europa è un’operazione sensata. Da due decenni si parlava dell’ampliamento a mare del porto, della necessità di non restare tagliati fuori dal gigantismo navale – dunque fondali più ben più profondi, banchine più lunghe, piazzali più capienti, bacini di evoluzione adeguati –, ma finora, nonostante a sostegno dell’operazione e a conferma della sua bontà fossero arrivati centinaia di milioni di finanziamento pubblico di cui 200 dalla Banca Europea degli investimenti, nessun privato si era mai fatto avanti per davvero. Ora dunque il punto interrogativo sul senso di un intervento infrastrutturale che cambierà i connotati della costa tra Livorno e Tirrenia è stato cancellato dal passo in avanti di Msc. Che potrebbe - condizionale d’obbligo - mettere in moto anche altri colossi internazionali in un’operazione che per il privato vale almeno 300 milioni di euro per il completamento delle opere a terra e l’allestimento delle banchine in cambio di una concessione pluridecennale del terminal. Lo scopriremo nei prossimi mesi. Ciò che è certo è che con il passo in avanti di Msc si è azionato un meccanismo che non potrà che accelerare la conclusione della gigantesca opera, ad oggi prevista per la fine del 2029.
Non è un caso che il cluster portuale abbia nella sua interezza accolto con favore la manifestazione d’interesse di Msc. A cui ha fatto seguito la convocazione da parte dell’Authority dei tre soggetti che si sono fatti avanti per un confronto sul progetto e sugli iter da seguire. Al tavolo, Aponte ha inviato Paolo Maccarini, il direttore dell’area Mediterraneo di Til, la Terminal Investment Limited, costola della compagnia italo-svizzera che gestisce gli oltre 70 terminal di Msc sparsi in 31 paesi del mondo (e che nel 2023 già si era affacciata per acquisire attraverso la sua controllata CSM Italia-Gate SpA, il 100% di Tdt, poi passata a Grimaldi). Due settimane dopo da palazzo Rosciano è partita la documentazione richiesta dai tre soggetti privati per poter approfondire ogni aspetto e presentare l’istanza per la concessione diretta del terminal oppure una proposta di partenariato pubblico privato. Gli avvocati di Msc, Neri e Lorenzini sono al lavoro sul tipo di strada da seguire, mentre l’Authority continuerà la stesura del bando internazionale per la ricerca del partner privato. Gli atti di gara potrebbero essere pronti tra tre-quattro mesi. Vedremo se entro quel periodo Msc & C. avranno fatto la loro mossa. Sicuramente, come è ovvio, si passerà da una procedura pubblica.
Dunque, anche se dovesse arrivare la manifestazione d’interesse, altri eventuali soggetti interessati potranno rilanciare. Entro fine anno tuttavia la partita del soggetto privato dovrebbe essere conclusa. A quest’ultimo potrebbe essere anche data la possibilità di utilizzo a lotti della Darsena, ipotesi rilanciata dal viceministro Edoardo Rixi nella recente visita a Livorno, opzione non particolarmente gradita né agli operatori né all’Authority - anche nel timore che possa andare a frenare l’operazione –, favorevoli invece ad un utilizzo che tenga insieme piazzali e banchina. Come dicevamo gli operatori livornesi hanno festeggiato la volontà di Msc di investire, ma della conclusione positiva della vicenda della Darsena Europa potrebbe beneficiare anche uno dei principali concorrenti di Aponte, vale a dire Grimaldi. Che poco più di un anno fa si è preso Tdt – dopo il passo indietro forzato di Msc –, un’acquisizione che ha messo in allarme il mondo portuale nel timore di una trasformazione del principale terminal container in una banchina al servizio principalmente di ro-ro e auto nuove, primario business di Grimaldi.
La battaglia si è inasprita nel secondo semestre del 2024, il tavolo prefettizio ha raffreddato l’agitazione (e la stessa Tdt, nelle pagine seguenti, per bocca del suo amministratore Mignogna conferma la volontà di continuare a investire sui contenitori). Ma una vera svolta in questa partita potrebbe arrivare proprio dalla Darsena Europa, grazie alla quale la Darsena Toscana potrebbe diventare anche sulla sponda ovest una banchina dedicata precipuamente ai rotabili, dando così spazio alle attività preferite da Grimaldi, traffico di cui Livorno tra l’altro è leader in Italia – quello delle autostrade del mare –, ma senza andare a danneggiare l’attività dei contenitori che non solo misura la vera forza di un porto ma è anche quella che ha la maggior ricaduta economica sul territorio.
È proprio questo in fondo il senso dell’operazione Darsena Europa, che va ben al di là degli interessi di un’impresa rispetto a un’altra: è la ricaduta sulla città. «Investire sul porto vuole dire anche cercare di portare ricchezza alla città», ha detto Rixi nella sua visita. La ricchezza è prima di tutto occupazionale: i calcoli degli esperti parlano di 400-500 persone da assumere con l’arrivo del maxi terminal. Mentre, come dice De Filicaia proprio in queste pagine, se l’operazione non decollasse Livorno, divenendo collaterale nelle rotte dei container, conterebbe 400-500 esuberi. La somma dice che in ballo ci sono mille posti di lavoro.