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Livorno, «Hamza mi ha venduto una dose»: le parole di un cliente al processo per lo spaccio dov’è morto Denny

di Stefano Taglione
Un carabiniere nella camera da letto dell'alloggio dopo la morte di Denny Magina
Un carabiniere nella camera da letto dell'alloggio dopo la morte di Denny Magina

Nuova udienza del procedimento penale per fare luce sullo spaccio di droga nell'alloggio popolare occupato dal quale è precipitato, ucciso secondo l'accusa, il ventinovenne Magina

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LIVORNO. «Sì, in quell’appartamento ho acquistato dell’hashish. Me lo ha venduto Hamed Hamza, dentro c’erano anche Denny e un suo amico, me li ricordo». A parlare in aula – nell’ambito del processo per lo spaccio di droga nell’appartamento della Guglia dove il ventinovenne livornese Denny Magina è morto, secondo l’accusa, spinto giù dal quarto piano del palazzo nella notte fra il 21 e il 22 agosto del 2022 – è un consumatore di sostanze stupefacenti chiamato a testimoniare dal sostituto procuratore Giuseppe Rizzo, il titolare dell’inchiesta delegata ai carabinieri, sul giro di droga che sarebbe andato avanti in quell’alloggio popolare occupato di via Giordano Bruno, poi chiuso da Casalp – l’istituto provinciale per l’edilizia pubblica – nei giorni successivi alla tragedia che ha spezzato la vita del giovanissimo venditore ambulante, al cui tutta Livorno voleva bene e per il quale ora chiede verità e giustizia.

Il processo

A processo, oltre al trentacinquenne tunisino Hamed Hamza (soprannominato “Il pugile”) e difeso dall’avvocata Barbara Luceri, c’è il connazionale trentaduenne Amine Ben Nossra (o Ben Nasar, come la sua legale Alessandra Natale sostiene che si chiami in realtà). Entrambi sono anche accusati dell’omicidio preterintenzionale di Denny, ma il procedimento penale in questione (l’udienza del 31 gennaio) riguarda esclusivamente lo spaccio ed è di fatto un filone separato, partito prima nella sua fase dibattimentale. Il processo per fare luce sul delitto riprenderà invece fra qualche giorno, sempre nel palazzo di giustizia di via Falcone e Borsellino, in corte d’assise. Nell’ultima udienza è emerso come «Denny fosse già privo di sensi quando era volato dalla finestra».

La testimonianza

Oltre al cliente di Hamza, davanti al giudice Gianfranco Petralia, in aula ha parlato pure un militare del nucleo operativo e radiomobile che ha svolto le indagini. Inchiesta naturalmente partita immediatamente per la morte del ventinovenne, al quale poi si è aggiunta l’ipotesi di reato dello spaccio di sostanze stupefacenti. «Il giorno dopo la tragedia – le parole del militare dell’Arma chiamato a testimoniare dal pubblico ministero – siamo tornati nell’alloggio e abbiamo sequestrato circa 200 grammi di marijuana, oltre al materiale per il suo confezionamento». Il carabiniere ha poi aggiunto che, dopo il rinvenimento della droga, erano state ascoltate diverse persone per rendere sommarie informazioni testimoniali.

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