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Vigili del fuoco, a Livorno si chiude un'era: dopo 24 anni va in pensione Fabio Aquilini

di Stefano Taglione
Il caporeparto Fabio Aquilini
Il caporeparto Fabio Aquilini

Il caporeparto è tornato nella sua città nel 2000, ma è stato assunto nel corpo nazionale nel '92: «Sono emozionato, ora mi dedicherò di più alla famiglia. Non scorderò mai il terremoto dell'Aquila, ho visto la devastazione»

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LIVORNO. «Sono veramente molto emozionato, anche in questo momento in cui sto parlando al telefono. La pensione mi coglie impreparato, ora mi dedicherò di più alla famiglia: il vigile del fuoco è il lavoro più bello del mondo, l’ho svolto con grande entusiasmo, ma è chiaro che ha sottratto parecchio tempo al resto, in primis alla famiglia. Poi mi impegnerò ancor più negli hobby, come il podismo».

Fabio Aquilini, 60 anni, da martedì primo ottobre è ufficialmente in pensione. Il 27 settembre, per lui, è stato l’ultimo turno in caserma. E ha salutato i colleghi di una vita. Perché a Livorno, il caporeparto del comando provinciale di via Campania, c’è dal 2000. Assunto nel corpo nazionale l’8 aprile del ’92, ha lavorato inizialmente nel distaccamento milanese “Benedetto Marcello”, poi per tre anni a Castelnuovo Garfagnana (in Lucchesia) e, prima del ritorno nella sua Livorno, a Viareggio:

«Anche con Nord Italia facevo il pendolare, dato che ero già sposato – racconta – con i turni nostri si può fare, ma non è stato facile, infatti appena ne ho avuto l’occasione sono tornato in Toscana. Sono stato chiamato a intervenire in diverse calamità naturali complesse, ma quella che non scorderò mai è il terremoto dell’Aquila, nel 2009. Da Livorno, per aiutare la popolazione, siamo partiti la notte stessa, io ero di turno e quella devastazione non la scorderò mai». Il caporeparto, che da caposquadra ha lavorato per un anno anche a Cecina, è salito a bordo anche della Costa Concordia, dopo il naufragio: «Ho la specializzazione per i soccorsi speleo-alpino-fluviali – conclude – quindi ero fra i pompieri deputati a questo. Anche quell’esperienza, purtroppo, non la scorderò facilmente».

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