Carlo Banchieri il portuale scrittore di Livorno ispirato dai Guns’n Roses
"Pazza storia di noi due" è il suo ultimo lavoro: «Ve lo racconto»
Livorno Cosa hanno in comune i Guns ‘n Roses (il mitico gruppo musicale yankee in voga dagli anni ottanta e, seppur con molte difficoltà, ancora in attività) con lo scrittore livornese Carlo Banchieri o forse meglio con Corrias, Iaco, Gilima e gli altri protagonisti del suo ultimo libro “Pazza storia di noi due” ?
«Proprio uno dei brani più conosciuti della “band”, di cui il frontman Axl Rose è il volto più noto, ovvero “Patience”», risponde l’autore la cui ispirazione al libro di Banchieri (livornese di 43 anni) è palesemente dichiarata nella copertina del testo. In una città di mare si incrociano le vite di un rude poliziotto, di un insegnante depresso per la perdita di un lavoro alle prese con un figlio problematico ed altre figure di passaggio.
«L’ispirazione l’ho sempre avuta, nel 2009, recandomi a Viareggio dove abitava quella che poi sarebbe diventata mia moglie, procedendo sulla passeggiata, ho avuto delle ispirazioni, le ho raccolte sul taccuino e ho cominciato a scrivere. Ed eccomi qui». “Pazza storia di noi due” non è il primo libro. «Ho cominciato nel 2012 con “Sulla strada per Olmo Antico”, poi “Un mondo imperfetto e altri racconti” nel 2013 e dopo il romanzo “Mimosa non è un fiore” due anni fa. A questi si aggiunge una silloge (raccolta) poetica “E’ qui che verremo ad abitare” uscita l’anno scorso”. Banchieri nella vita di mestiere fa l’ operaio nell’ambiente portuale. «Ma mi piace sognare che quella di scrittore possa un domani diventare la mia professione». La canzone “Patience” lo ha ispirato: «La canzone parla di lacrime che si perdono, di amori “sospesi” e della pazienza (patience) nella attesa che ritornino “need a little patience, yeah” è il tema ricorrente della canzone (Serve un po' di pazienza) e così per i protagonisti del mio libro». L’editore è Libero Marzetto di Padova, il libro è stato stampato in un numero di 149 copie e lo si può acquistare tramite internet o direttamente alla libreria Feltrinelli in Via di Franco 12. Nelle prima pagine colpisce la metafora di un uomo che perde un portafoglio. E chiude: «Quando qualcuno perde qualcosa cui tiene torna sempre indietro per riprenderselo: infatti il filo conduttore che unisce il racconto».l