Il Tirreno

Livorno

Il caso

Livorno, il caso-Bassini: quel tatuaggio “laziale” che non piace agli ultras

di Alessandro Bernini

	Bassini e il tatuaggio contestato
Bassini e il tatuaggio contestato

Nel comunicato della curva nord si fa riferimento al difensore: ecco la spiegazione del caso

05 dicembre 2023
2 MINUTI DI LETTURA





LIVORNO. Ciò che è indelebile difficilmente si può nascondere. Vale per tutto. Tatuaggi compresi. E in effetti Gianmarco Bassini, difensore di 29 anni, nato a Roma e ora in forza al Livorno, non è riuscito a nascondere sino alla fine quel tatuaggio che la Curva Nord gli contesta. In un duro comunicato degli ultras contro il presidente Joel Esciua c’è un passaggio proprio su questo: “Dignità Esciua non ne ha avuta neppure di fronte al pasticcio Bassini, giocatore con simpatie destrorse che porta tatuaggi con i motti del Duce, quello che ha fatto le leggi razziali, ma che, al contrario delle bandiere palestinesi, non disturbano il presidente con chiare pulsioni sioniste, ma del resto è la storia della destra israeliana oggi legata al governo Meloni”.

Ma che cos’è questa storia del tatuaggio? Bassini sul polpaccio destro ha tatuata l’aquila laziale stilizzata con la scritta “SSL 1900”  che è la sigla e la data di nascita della Lazio. Ma sotto c’è anche la frase “Tanti nemici, tanto onore”, che fu pronunciata da Benito Mussolini. Facile intuire che tutto questo non sia andato giù ai tifosi della curva del Livorno. A quanto pare ci sarebbe stata una sorta di “tregua” a tempo determinato con la tifoseria.

Tra l’altro Bassini, proprio per evitare problemi (il tatuaggio l’avrebbe fatto da ragazzo) ha sempre fasciato e nascosto il tutto, e pure creato un nuovo profilo instagram dove non c’erano riferimenti a quel tatuaggio o alla Lazio. Ma in rete resta tutto e così dopo poco è saltato fuori anche un vecchio profilo dove appunto c’è ancora la foto.

Non è comunque la prima volta che a Livorno la tifoseria si rivolta contro giocatori dichiaratamente di destra. Il caso più eclatante fu nel 2003 quando l’allora presidente Spinelli contattò l’attaccante Fabio Bazzani: le parti trovarono l’accordo per un contratto biennale da 600mila euro a stagione ma la Curva Nord si rivoltò contro questo acquisto, motivando il tutto con un tatuaggio ritenuto fascista (anche qui si parlava di un’aquila) e con l’amicizia con Paolo Di Canio. Alla fine Aldo Spinelli fu costretto a stracciare l’accordo con Bazzani.

Primo piano
La tragedia: la ricostruzione

Rogo al poligono di Galceti, le vittime hanno provato a domare le fiamme con l’estintore: chi sono, cos’è successo e le testimonianze

di Paolo Nencioni