La guida
Livorno, il consigliere del bagno libero negli stabilimenti: «Quel corridoio è come un ghetto ecco perché nessuno si tuffa gratis»
Giuseppe Grillotti, l’ex Cinque Stelle promosse la battaglia (persa). «La gente si vergogna, l’accesso doveva essere organizzato in maniera diversa»
LIVORNO. Sessantacinque anni, ormai in pensione fruendo di quota cento, ha salutato recentemente i colleghi dell’unità operativa di chimica e fisica ambientale del laboratorio multizonale di prevenzione di Livorno. Si occupava principalmente di rumore, vibrazioni, radiazioni ionizzanti e non ionizzanti soprattutto in ambienti di lavoro.
Giuseppe Grillotti, era volto conosciuto nella scorsa legislatura, prima come consigliere Cinque Stelle, poi confluito nel Gruppo Misto assieme agli altri due pentastellati, Alessandro Mazzacca e Sandra Pecoretti. Tutti sospesi con effetto immediato dal Movimento, in seguito al dissenso espresso in consiglio comunale quando si discusse il concordato preventivo per Aamps proposto dalla giunta. Al momento del voto, si espressero in coro contro l’atto di indirizzo e, Grillotti, ci mise sopra pure il carico: per lui, l’esecutivo cittadino era cancellare, azzerare.
Solo l’ultima pagina di un periodo in cui qualcosa già scricchiolava. Personalmente, non avvertiva più nei compagni quel fuoco che li aveva portati, dalle prime riunioni, fino a battere il Pd.
In realtà c’era già stato qualcosa che lui non aveva digerito e che rimproverava al suo sindaco. Grillotti, era stato l’uomo che aveva acceso le polveri della battaglia per l’ingresso gratuito dei cittadini nei nostri stabilimenti balneari. Poter entrare per fare il bagno, senza dover per forza corrispondere il prezzo del biglietto all’ingresso. Attingendo da ciò che la legge ha sempre detto a proposito dell’accesso al demanio. Da lì, nacque poi l’ordinanza di Filippo Nogarin datata maggio 2015. Che è ancora valida seppur praticamente inutilizzata dai cittadini.
Grillotti, fece una gran battaglia, ma la possibilità di fare il bagno gratis non ha attecchito.
«Non ha attecchito perché è mancata la volontà di Nogarin a farla attecchire. Molto semplice. Non accorgendosene, ha esaudito quelle che erano le aspettative dei titolari delle concessioni che pretendevano di continuare ad esercitare il loro diritto nei modi che conosciamo. Di fatto, impedendo quella che è la legge nazionale che è di consentire l’accesso libero e gratuito al mare».
Si spieghi meglio.
«Nella richiesta che feci c’erano tutta una serie di cose. Si può dire che molti stabilimenti balneari davano proprio impressione di essersi appropriati di quelle aree, non si riscontrava la condizione in cui lo Stato affitta ad un imprenditore. Se trovi tutto chiuso perimetralmente e secondo me, senza tutte tutte le autorizzazioni, è ovvio che dai la sensazione di avere a che fare con una proprietà privata. Che modo ha una persona di camminare lungo gli scogli? L’accesso al mare è interdetto attraverso una serie di opere fatte nel tempo che impedivano la fruibilità».
Ma con l’ordinanza, i gestori si adeguarono...
«Fu tutto fatto in maniera ignominiosa dico io. Con i corridoi, regali la sensazione di ghettizzare le persone. Immaginiamo un padre con la bimba per mano, che dall’ingresso, guidato fino al punto che può raggiungere, si spoglia, fa il bagno, si riveste e poi va via mentre gli altri bagnanti lo guardano. Tutto molto brutto. Impostata così, la cosa, che successo doveva riscuotere?».
Ma che colpa ha Nogarn?
«Avevo fatto una mozione. Abbattere le barriere architettoniche fatte e consentire effettivamente il transito da un punto all’altro. Chiedevo uno spazio a battigia per permettere la passeggiata e il bagno. Senza però le condizioni che ti fanno sentire discriminato. Arrivai a mitigare. Ok, vogliono mantenere questo privilegio? Allora si “frughino” e facciano dei pontili a loro spese in modo che chi non si può permettere abbonamenti, possa godere del mare. Non c’è stato verso, è mancato l’interesse ad andare avanti».
Ma lei che farebbe ora?
«Basterebbe riprendere il discorso, e decidere fra soluzione A e soluzione B. O si buttano giù le barriere o si fanno i pontili. La gente si vergogna altrimenti. Non era questo il mio spirito di lotta in favore del prossimo».
Si occupa ancora di politica? Un pensierino a sedere di nuovo in consiglio ce lo sta facendo?
«No, faccio il pensionato e non trovo niente di stimolante in giro. Eppoi, ho avuto una delusione così cocente che preferisco allo stato attuale restare nei miei “cenci”. Nel 2014 sognavo un cambiamento e ho dato tutto me stesso. Ma il cambiamento non c’è stato. Ritengo traditi certi valori. Credevo fosse solo un problema locale, ma è proprio un problema nazionale».