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L'incidente

Crollo negli spogliatoi della piscina Camalich di Livorno: «Mio figlio di 5 anni poteva morirci sotto»

Stefano Taglione
I calcinacci venuti giù nello spogliatoio
I calcinacci venuti giù nello spogliatoio

Il piccolo, che aveva appena finito la lezione di nuoto e stava per fare la doccia, con una grande prontezza di riflessi è riuscito a spostarsi in tempo, ma è rimasto ferito a un braccio

02 giugno 2023
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LIVORNO. «Mio figlio, se fosse stato investito in pieno dal crollo, sotto quelle macerie sarebbe potuto morire. È andata veramente bene: per giorni non voleva più tornare a nuotare, l’ho dovuto quasi accompagnare con la forza per convincerlo a riprendere il corso. Con lui ho cercato di sdrammatizzare. Ma non va bene: la piscina Camalich è frequentata da tantissime persone e solo grazie alla sua prontezza di riflessi è riuscito a spostarsi per non essere colpito».

A parlare è Carlo Schiaffino, il padre del bambino di cinque anni che l’8 maggio scorso è rimasto ferito con delle escoriazioni a un braccio dopo il cedimento del soffitto degli spogliatoi della struttura comunale olimpionica di via Allende. Il piccolo aveva appena finito le lezioni di nuoto riservate ai bambini dai tre ai sei anni che si tengono nel pomeriggio e si stava facendo la doccia negli spogliatoi. Quando c’è stato il distacco era proprio lì, a pochissima distanza dai rubinetti, ed è riuscito a spostarsi giusto in tempo per evitare di essere investito in pieno dai calcinacci. Per fortuna, per lui, solo abrasioni all’arto superiore, motivo per il quale i genitori hanno deciso di medicarlo a casa e di non portarlo per un controllo al pronto soccorso. «Sono caduti mattoni, non intonaco – rimarca il padre – quindi davvero poteva rimanere ucciso, è un bambino piccolo. Siamo rimasti tutti molto spaventati, lui in primis, tanto che appunto per i primi giorni in vasca non ci voleva più tornare. Ho cercato di fargli passare la paura, dicendogli che una cosa del genere non potrà mai più accadere, e ora è tornato anche a fare la doccia nella struttura. Adesso è stata aperta un’altra ala dei bagni, non quella dove c’è stato il crollo, in un luogo completamente diverso».

Secondo quanto ricostruito dal Comune il crollo del solaio sarebbe avvenuto a causa di un’infiltrazione dopo «anni di incuria e abbandono» che partono da prima del 2019, quando si è insediata l’attuale giunta guidata dal sindaco Luca Salvetti. L’amministrazione, insieme ai gestori, è infatti intervenuta immediatamente ispezionando il tetto ed escludendo che altri episodi simili possano ripetersi. La vasca olimpionica lunga 50 metri, fra l’altro, in futuro diventerà un centro tecnico federale e sarà gestita sia da palazzo civico che dalla Federazione italiana nuoto (Fin), diventando un punto di riferimento, oltre che per i cittadini livornesi, anche per gli atleti di interesse nazionale. E nella nostra città, come ben sappiamo, ce ne sono tanti. Siamo un modello in Italia e non solo, dal punto di vista dei numeri e dei risultati a livello mondiale. La messa in sicurezza, in ogni caso, era già partita prima dell’incidente «dopo anni di abbandono» e ora lavori e verifiche continueranno su tutto il resto dell’impianto eccellenza dello sport labronico, con palazzo civico che la reputa una priorità sulla quale investire, come dimostrano gli ultimi stanziamenti e interventi.

Schiaffino, in una grande assunzione di responsabilità e dimostrando grande comprensione, ha deciso di non presentare alcuna richiesta danni verso i gestori dell’impianto. Ma chiede risposte «nell’interesse delle persone che frequentano una struttura così importante, fiore all’occhiello». Per questo, sotto forma di reclamo, ha scritto una lettera sia a Livorno Aquatics, che all’amministrazione. Inviandola via posta elettronica certificata il 10 maggio scorso, a due giorni di distanza dall’accaduto che ha sconvolto il suo bambino. «Appena finita la lezione di nuoto del pomeriggio – si legge nella missiva – ha fatto la doccia negli appositi locali doccia dello spogliatoio maschile quando parte del soffitto è caduta sul pavimento. Il bambino, pur evitando il grosso delle macerie, è stato colpito sul braccio riportando delle piccole abrasioni». l


 

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