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Livorno, macellate le 27 pecore sequestrate: «Ora aiutateci a salvare i maiali» – Video

di Juna Goti
Livorno, macellate le 27 pecore sequestrate: «Ora aiutateci a salvare i maiali» – Video

Gli allevatori in Comune per protestare. Ma l’Asl aveva evidenziato i rischi sanitari

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LIVORNO. Le 27 pecore, più due capre, sequestrate al Limoncino dieci giorni fa sono state macellate. Ieri la protesta dei proprietari e di una manciata di contadini e allevatori delle colline, otto in tutto, è arrivata in consiglio comunale. Ce l’ha portata il capogruppo di Fratelli d’Italia, Andrea Romiti, che in apertura ha chiesto spiegazioni al sindaco Luca Salvetti e alla vice Libera Camici, che ha la delega agli animali, evidenziando che «se erano stati maltrattati lo deciderà la Procura, ma nel frattempo si doveva provare ad affidarli e a salvarli». «C’è stata una violazione – è l’accusa di Romiti – della tutela degli animali, non andavano uccisi così, il Comune doveva trovare un luogo dove metterli in attesa di ulteriori accertamenti, qui per esempio c’è un’allevatrice che li avrebbe presi».

Attenzione: in sala non ci sono le rappresentanti delle associazioni che avevano manifestato in difesa degli animali e che avevano caldeggiato proprio la protesta silenziosa in consiglio. Non tira una bella aria con chi le accusa di avere fatto le segnalazioni che hanno messo in moto l’iter. «Faremo i nostri passi», dice a questo proposito Elisabetta Merlini, parente di Guglielmo Genchi, 77 anni, il proprietario della fattoria nel mirino al Limoncino. C’è anche lui in Comune, lascia parlare chi gli sta intorno, dice solo che «non manca niente ai miei animali». «Le pecore, compresi una quindicina di agnelli – è la versione dei parenti – sono stati tutti macellati, ma noi facevamo i prelievi regolarmente, gli ultimi a ottobre, per verificare che non fossero malate. I vaccini non sono obbligatori, erano timbrate, quelle senza timbro erano le più piccole».

Fanno sapere che gli altri animali sotto sequestro – sei maiali e sei cavalli – al momento sono rimasti sotto loro custodia nella proprietà. «Il 15 marzo c’è il riesame, nessun animale andava abbattuto prima», ripete Merlini. Annalisa Logozzo, dell’albergo del Pastore di Chioma, si è offerta di custodire i maiali: «Ma c’è da fare una doppia recinzione in rete metallica, perché devono stare ad almeno due metri di distanza dagli altri, in quarantena. È una spesa importante, quindi chiediamo aiuto, abbiamo lanciato una raccolta fondi su Fb, dobbiamo essere veloci». Per i cavalli, invece, si è mosso il Comune, che in accordo con il gestore è pronto ad aprire l’ippodromo.

A rispondere in sala è la vicesindaca Camici, che ripercorre tutte le tappe: «La prima comunicazione ci è stata inviata dai carabinieri forestali a inizio febbraio. Descriveva una situazione di degrado e condizioni di assoluta incompatibilità con il benessere degli animali, riscontrati con più sopralluoghi, l’ultimo con l’unità veterinaria della Asl. I sopralluoghi sono conseguenza delle numerose segnalazioni fatte ai carabinieri, che descrivono come da tempo fossero allo stato brado, vacanti, pascolavano nei terreni circostanti creando paura e danni perché si avvicinavano alle abitazioni e alla strada». «Veniva fatto presente – va avanti Camici – che i numerosi tentativi fatti nel tempo da parte della polizia giudiziaria per risolvere la situazione erano risultati vani, portando alla emissione da parte del Gip di un decreto di sequestro preventivo. Il giudice ha prescritto alla Asl di provvedere alla valutazione sanitaria degli animali e al Comune di collocarli in strutture idonee. Il Comune ha cercato degli allevatori di Grosseto e di Pisa, erano disponibili all’accoglienza ma non senza i controlli sanitari in regola». La Asl «ha poi comunicato ai carabinieri forestali e al Comune le problematiche legate alla situazione sanitaria degli animali detenuti allo stato brado, facendo riferimento per quanto riguarda i suini al virus della peste suina perché c’erano possibili molteplici contatti con la popolazione di cinghiali e ha evidenziato l’impossibilità di testare gli animali su questo aspetto».

Per quanto riguarda le pecore, «ha esposto il pericolo di contaminazione per la brucellosi e scrapie, evidenziando l’impossibilità di inserire gli animali in nessun contesto dove siano presenti altri ovini e caprini». Quanto ai cavalli, «il Comune ha individuato sia il custode sia la struttura idonea a ospitarli nelle more delle analisi», l’ippodromo appunto.

«La Procura – conclude – ha infine prescritto (comunicandolo per conoscenza al Comune) di procedere alla macellazione, laddove non ci fosse la possibilità di collocare gli animali in strutture per motivi sanitari accertati dalla Asl. Questo percorso è di competenza esclusiva del servizio veterinario, gli accordi per farlo non hanno visto la partecipazione o la regia del Comune».

Resta il fatto che una trentina di animali sono già stati macellati: i proprietari si fanno sentire, il sindaco li incontra a margine. Quando la riunione finisce si stringono la mano. «Il Comune – riferisce Salvetti – ha trovato una sistemazione per i cavalli, e per i suini cercheremo di far avere più tempo all’allevatrice che si è offerta di prenderli. A Guglielmo ho detto che non poteva tenere gli animali in quelle condizioni e se vuole ripartire con quella attività deve adeguarsi agli standard richiesti. Andremo su insieme tra una decina di giorni a vedere la situazione. Del resto quando le rappresentanti delle associazioni hanno innescato il percorso, il percorso è partito».


 

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