Il Tirreno

Livorno

Uniti contro il razzismo ai piedi dei Quattro Mori: «Ma la statua non si tocca»

Tommaso Silvi
Uniti contro il razzismo ai piedi dei Quattro Mori: «Ma la statua non si tocca»

Seconda manifestazione in due giorni in città, smentite le voci che parlavano di possibili danneggiamenti all’opera: «È il simbolo di Livorno, merita rispetto»

3 MINUTI DI LETTURA





LIVORNO. «Non siamo qui per spaccare statue. Qui non si fa casino. Chi lo farà, non farà parte della nostra iniziativa». Voce potente, toni chiarissimi. Deborah Odom dà il via con queste parole alla seconda manifestazione contro il razzismo organizzata a Livorno nell’arco di due giorni. Venerdì quella in Terrazza Mascagni, ad opera di alcuni collettivi studenteschi. Ieri quella ai piedi dei Quattro Mori.

Nei giorni scorsi era trapelata la voce che i manifestanti avrebbero cercato di danneggiare l’opera che raffigura il granduca Ferdinando I de’ Medici con quattro prigionieri dalla carnagione scura. I quattro “mori”, appunto. Odom, organizzatrice del presidio di ieri, in collaborazione con i ragazzi dell’ex caserma occupata e l’associazione Punto di partenza, ha voluto annientare sul nascere la polemica – prima dell’inizio della manifestazione – spiegando che «i Quattro Mori sono un segno distintivo di Livorno. Un’opera che da sempre rappresenta la città, e che non deve essere in alcun modo danneggiata, né rimossa». Poi, il via all’evento, aperto da 8 minuti e 46 secondi di silenzio in ricordo di George Floyd, l’afroamericano ucciso nei giorni scorsi a Minneapolis, negli Stati Uniti, da un poliziotto che lo ha tenuto bloccato a terra, compromettendo la sua respirazione, proprio per 8 minuti e 46 secondi.

[[atex:gelocal:il-tirreno:livorno:cronaca:1.38964008:gele.Finegil.StandardArticle2014v1:https://www.iltirreno.it/livorno/cronaca/2020/06/13/news/meglio-un-morto-in-casa-che-un-razzista-all-uscio-in-centinaia-alla-terrazza-per-il-blacklivesmatter-1.38964008]]

Quindi una serie di testimonianze, di giovani e adulti, che fotografano quanto il razzismo sia ancora presente nella società moderna. Ma anche la richiesta di pari diritti per tutti può diventare causa di divisione. Come nel caso di Livorno, dove in 48 ore si sono tenute due manifestazioni distinte riguardo il solito tema. «Dovremmo pensare al motivo per cui stiamo protestando – dice ancora Odom – e capire che più siamo e più forte è la nostra voce. Purtroppo stavolta non è andata così, abbiamo finito per fare due cose diversi in giorni differenti. Di questo sono molto dispiaciuta».

Piazza Micheli alza il pugno al cielo – nel gesto simbolo della lotta al razzismo e della richiesta di pari diritti, al di là del colore della pelle –, poi applaude le parole dei ragazzi che intervengono al microfono. Tutto, in un clima assolutamente pacifico. Come accaduto nella manifestazione di venerdì in Terrazza Mascagni, anche ieri sono stati esibiti numerosi cartelloni con slogan anti-razzismo. «Ci faremo sentire con la musica e con i racconti di chi ha capito sulla pelle cosa significa disuguaglianza. Non faremo violenza, ma ci faremo sentire», ha detto Deborah Odom, sostenuta da centinaia di persone. Manifestazioni diverse, ma un unico messaggio.

Anche Livorno dice “No” al razzismo, e si inserisce nella scia delle molte altre città del mondo in cui - in questi giorno - si sono riempite le piazze al grido di Black Lives Matter (tradotto letteralmente, “le vite dei neri contano”, ndr). Una protesta planetaria nata dopo la morte di Floyd, filmata con un cellulare e capace di fare il giro del pianeta in poche ore.

E di generare una enorme ondata di indignazione, che in alcuni casi, specie negli Stati Uniti, è sfociata in proteste violente. Ma a Livorno no. Ha vinto la correttezza, il farsi sentire senza uscire dalle righe della civiltà. E questa è una vittoria per tutti. Al di là delle divisioni.

Primo piano
Sos sicurezza: il rapporto

Furti in casa, Pisa al primo posto in Italia – I reati diminuiscono ma la paura aumenta: cosa dicono i numeri

di Redazione web