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Il miele in culla di Guasticce spopola ai London Honey Awards

Andrea Rocchi
Il miele in culla di Guasticce spopola ai London Honey Awards

Primo e terzo posto per l’azienda di Francesco Varallo Scelto fra 190 campioni provenienti da tutto il mondo

17 maggio 2019
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COLLESALVETTI. Tutto comincia con una domanda. Perché il miele mangiato direttamente dal favo è più buono? «Probabilmente è la cera che lo rende migliore».

Da allora, nell’istantaneità di quella risposta, si custodisce un segreto che oggi fa il giro del mondo. Perché il miele di Francesco Varallo, di Guasticce, si gode da alcuni giorni la celebrazione solenne dei London Honey Awards, manifestazione internazionale che premia i migliori mieli del mondo. Quello della Corte delle Regine conquista rispettivamente il primo posto assoluto nel design ed il terzo nella qualità e proietta l’azienda di Guasticce in una nuova e più ampia dimensione.

Per Francesco e la sua compagna Francesca, che di mestiere fa l’archeologa ma che è ormai un prezioso supporto nella commercializzazione e nel marketing della Corte delle Regine, è una soddisfazione immensa. «Non me l’aspettavo e posso dire che sono felicissimo».

Varallo, apicoltore 35enne che ama sperimentare e fare ricerca, ha messo su l’attività nel 2012 ed in 7 anni è cresciuto molto. Ma soprattutto ha avuto un’idea originalissima che si sintetizza efficacemente nell’espressione "miele in culla". E qui torniamo alla domanda iniziale e a quel richiamo alla cera. «La culla non è altro che la confezione in cui raccogliamo il miele prodotto», spiega oggi Varallo. «Una confezione fatta di cera d’api». Così che il miele conserva le sue proprietà e si esalta nel gusto.

Racconta Francesco sulla pagina del sito aziendale: «Decisi di "smielare" al buio poiché è al buio che le api operano la trofalassi (passaggio del nettare da ape ad ape) e di ricoprire internamente sia lo smielatore (la centrifuga dove il miele viene separato dal favo) che il maturatore (la "grande cella" dove il miele viene stoccato) con la cera d’api. Avevo così la garanzia che il miele non fosse troppo edulcorato non abbandonando mai il suo posto d’origine: la cera».

La scatolina di cera deve aver colpito anche i giudici internazionali che si sono ritrovati la settimana scorsa nella capitale inglese per esaminare ben 190 campioni di miele. Ma quel che più conta è stato apprezzato il miele prodotto dalla Corte delle Regine visto che quello di castagno ha conquistato la medaglia di bronzo.

Un successo che segue da vicino la conquista del Tuscany Food Awards con il riconoscimento 2019 andato proprio alla impresa familiare di Guasticce.

Oggi Francesco Varallo ha un’ottantina di alveari disseminati tra Collesalvetti, le Colline Livornesi e Calci. Produce oltre al miele di castagno quello di acacia, il millefiori, quello di erica ed altre qualità che commercializza in tutta Italia ma anche all’estero. In particolare proprio in questi giorni sta aprendo una linea di vendita col Giappone e l’Australia. «Ringrazio Francesca dice -, i miei genitori, Raffaele Battaglia che mi ha aiutato nella realizzazione degli stampi per il miele in culla, e tante altre persone con cui divido questo lavoro e passione». L’obiettivo - adesso che arriva un successo internazionale - è quello andare avanti magari seguendo il "ritmo e l’esempio delle nostre api", come Francesco ama scrivere.

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