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Il comandante Francesco Schettino Ritratto di un personaggio controverso

Mario Lancisi
Il comandante Francesco Schettino Ritratto di un personaggio controverso

Non tornò a bordo della nave. La guardia costiera ha ordinato invano a Schettino di risalire. La Compagnia prende le distanze 

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LIVORNO

«Mio capitano, mi stia a sentire...», canta De Gregori ma il capitano non ascolta e il Titanic affonda. Anche Francesco Schettino, il comandante della Concordia, non ha ascoltato le raccomandazioni del personale della guardia costiera di Livorno: «Capitano risalga sulla nave e coordini le procedure di evacuazione, come prevede la legge». Era mezzanotte e trenta della notte della Grande Tragedia. Lui, il Comandante, era a terra, aveva abbandonato la sua nave e gli oltre 4mila passeggeri. Pare che Schettino abbia annuito, ok, risalgo, ma poi non sia tornato a fare il comandante.

Lorenzo Cantore, vice comandante della Capitaneria di porto di Livorno, racconta che sono intercorse diverse comunicazioni via radio e per telefono con Schettino. Ora è tutto racchiuso nella “scatola nera” consegnata al procuratore della Repubblica di Grosseto Francesco Verusio mentre il comandante è in carcere, fermato per concreto pericolo di fuga e inquinamento delle prove. L’accusa è omicidio colposo plurimo, naufragio e abbandono della nave. «E’ sconvolto e turbato», dice il suo legale Bruno Leporatti.

Sconvolto. E’ anche l’impressione che hanno riportato alla Capitaneria di porto di Livorno nel corso di quelle frenetiche telefonate. E sconvolta è anche la famiglia del comandante della Costa Concordia, i genitori, la moglie e la figlia quindicenne, un fratello e una sorella, che abitano a Meta, località in provincia di Napoli, anche se Francesco, 52 anni, è nativo di Castellamare di Stabbia.

L’ultima volta che hanno sentito la sua voce è stato alle 5 di sabato mattina quando ha chiamato la mamma Rosa, ottantenne: «L'ha chiamata alle 5 per dirle che era successa una tragedia, che lui aveva cercato di salvare più passeggeri possibile e di non preoccuparsi perché era tutto finito. Subito dopo ha voluto parlare con l'altro nostro fratello, Salvatore, che lavora da marittimo», ha raccontato la sorella Giulia al Mattino di Napoli.

Poi silenzio, dolore e inferno. E una verità da appurare, decifrare. Intorno alla quale sono già sorte due opposte fazioni su Fb. A sostegno e contro Schettino. «Vecchi marinai del Giglio l’hanno detto fin da subito: la manovra effettuata da Schettino ha del miracoloso. Dopo l’urto che ha aperto lo squarcio nello scafo dell’enorme imbarcazione, infatti, Schettino si è avvicinato all’ingresso del porto, permettendo così un soccorso più facile per le oltre 4.200 persone a bordo. Se, infatti, il naufragio fosse avvenuto più al largo, i danni per le persone sarebbero stati sicuramente maggiori», scrivono alcuni marittimi napoletani.

Ma molti se la prendono con il comandante della Concordia non tanto per l’errore di aver sbattuto la nave sullo scoglio, di essere stato l’autore, come qualcuno ha scritto, di una “bravata mortale”, quella appunto di avvicinare la Concordia-Titanic a ridosso della costa, quanto piuttosto di aver abbandonato passeggeri e equipaggio. E c’è chi, come una coppia livornese, ricorda una crociera tempestata di errori e disservizi, due anni fa, destinazione New York. Anche allora al comando c’era lui, Schettino.

E intanto girano commenti su Fb e twitter. E video su You tube. Ecco il comandante in uniforme bianca e il papillon nero che, all’inizio di una crociera, augura ai passeggeri «un buon viaggio». Poi c’è chi canta, chi ride, come nel Titanic. Schettino ha un’aria allegra, ha il look di un presentatore di balera e in coro i passeggeri sembrano cantare De Gregori: «Sor Capitano mi stia a sentire, ho belle e pronte le mille lire, in prima classe voglio viaggiare, su questo splendido mare».

Figura controversa, quella di Schettino. È stimato dalla gente di mare di Napoli. Ricordano che ha frequentato l’ istituto nautico Nino Bixio di Piano di Sorrento, la stessa scuola che ha diplomato armatori come Achille Lauro e Gianluigi Aponte.

Dopo aver conseguito il diploma di capitano di lungo corso, ha fatto la trafila da allievo ufficiale a comandante. E’ stato in molte compagnie. Nella Costa crociere c’era da dieci anni .La compagnia ieri ha preso le distanze dal suo comandante. Ha sbagliato rotta e ha abbandonato la nave. Contro le regole della Compagnia, hanno scritto.

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