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Il campo largo piace e vince M5s-Pd: «L’alternativa c’è»

Il campo largo piace e vince M5s-Pd: «L’alternativa c’è»

La vittoria nell’isola diventa un modello per le alleanze future

28 febbraio 2024
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 «Adesso? Si continua, testardamente unitari». Con il voto in Sardegna Elly Schlein può rivendicare due vittorie: una è quella più evidente, per la prima volta dal 2015 una Regione è strappata al centrodestra. L’altra è una scommessa “interna”: anche i più scettici, nel Pd e nel M5s, devono ammettere che l’esperimento di campo largo, che ha portato i progressisti a spuntare la prima significativa vittoria in 16 mesi di governo di centrodestra, è riuscito. È la lezione di Romano Prodi – «più si è uniti più si vince» – che anche l’alleato Giuseppe Conte non può non condividere, pur aggiungendoci un corollario: «Da soli non si vince, però si vince con programmi coesi e obiettivi chiari». «Il nostro schema è di dialogare sempre con il Pd», chiarisce il leader M5s, ma mai «per un cartello elettorale».

La vittoria in Sardegna lancia il “campo largo” a trazione 5Stelle-Pd. Alessandra Todde ha vinto le elezioni regionali di domenica scorsa con soli 2.615 voti in più dell’avversario Paolo Truzzu, ma oltre 40mila voti in più rispetto alla sua coalizione. I due partiti principali non hanno però brillato: il Movimento 5 stelle si è fermato al 7,8% contro il 22% incassato in Sardegna alle politiche del 2002; il Pd è diventato il primo partito dell’isola con il 13,8%, in linea col voto di 5 anni fa (13,4%), ma in calo rispetto alle politiche del 2022, quando arrivò al 18,7%.

Aver strappato la prima Regione al centrodestra dal 2015, cancella però tutti ii dubbi e dà a Conte e Schlein l’input per riproporre il progetto. La prossima prova è tra meno di due settimane, con il voto in Abruzzo, dove il candidato del campo “larghissimo” Luciano D’Amico proverà a strappare la Regione al governatore uscente, il meloniamo Marsilio. E poi? «Sardia docet»: si rilanciano le possibilità di un accordo in Basilicata, dove si vota il 21-22 aprile, e magari anche in Piemonte.

Schlein incassa il plauso dell’intero partito, e Stefano Bonaccini è tra i primi («Adesso unire il centrosinistra e costruire l’alternativa nel Paese») , quando il risultato non è ancora ufficiale.

«Come Segretaria, a un anno esatto dalle primarie, non potevo sperare in una ragione più bella per festeggiare! Dimostra – esulta Schlein – che la direzione intrapresa è quella giusta e che essere testardamente unitari porta i suoi frutti».

«Questa destra non è imbattibile – argomenta la segretaria Pd -. Se mettiamo in piedi un progetto credibile e se troviamo la candidatura giusta, siamo in grado di battere le destre. Il Pd sente questa responsabilità fino in fondo. E stiamo lavorando così anche per l’Abruzzo, con una coalizione ancora più ampia».

Giuseppe Conte però non vuole parlare di “campo largo”: «Per noi la strada è “il campo giusto”, un campo che nasce sulla base di un confronto serio».

Gioco-forza l’esito del voto, aprirà una riflessione anche nell’ex Terzo Polo. Calenda che ha ottenuto un poco incoraggiante 1,5% con la lista in supporto all’ex governatore Renato Soru, prende atto che «le elezioni regionali si confermano insormontabili» per le forze e i candidati che stanno fuori dai due poli: «È una lezione di cui terremo conto». Quella di Soru è una grande delusione: si è fermato appena all’8,6%, poco sopra le sue liste della Coalizione sarda: la soglia di sbarramento al 10% non gli consentirà di esprimere neanche un consigliere regionale. Ma l’ex governatore assicura che il progetto andrà avanti.

Mentre rimane del suo avviso Matteo Renzi: «C’è una vittoria oggettiva dell’asse Pd-M5s, che credo che adesso si rafforzerà moltissimo. Questo per noi è un’ottima notizia perché apre uno spazio al centro» per chi «non vuole né l’Italia dei manganelli né l’Italia dei sussidi del M5s».

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