Il Tirreno

Ritorno in libertà

Davide Lacerenza è libero, l’annuncio di Cruciani: «Dimagrito 22 chili, si sta disintossicando»


	Davide Lacerenza al suo ritorno in libertà
Davide Lacerenza al suo ritorno in libertà

Dopo sei mesi ai domiciliari il proprietario della Gintoneria torna in libertà ma non può allontanarsi da MIlano, dove ha festeggiato in un ristorante in centro

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Davide Lacerenza non è più agli arresti domiciliari. Lo scrive sui suoi profili social Giuseppe Cruciani. "Libero!!!", scrive il giornalista. "Davide Lacerenza non è più agli arresti domiciliari", sottolinea. "Da ieri alle 17.30 è tornato in libertà dopo più di sei mesi. Al momento non si può allontanare da Milano. Ieri sera si è concesso una serata in un noto ristorante del centro, per ''festeggiare''. prosegue. "È dimagrito di 22 chili e si sta disintossicando. È un altro Lacerenza, in attesa delle decisioni della magistratura sui procedimenti in corso", conclude. 

L’indagine giudiziaria e di cosa è accusato

Davide Lacerenza, la sua ex compagna Stefania Nobile e il collaboratore nonché braccio destro Davide Ariganello sono stati arrestati lo scorso marzo.

Secondo l’accusa, il titolare della Gintoneria e del privé La Malmaison, con la complicità dei due, avrebbe “messo a disposizione dei clienti sostanze stupefacenti e la possibilità – stando alle indagini – di usufruire di prestazioni sessuali fornite da escort, traendone profitti illeciti successivamente riciclati all’interno del locale” di via Napo Torriani, a Milano.

Le indagini, coordinate dalla Procura di Milano, sono state avviate in seguito all’analisi di segnalazioni di operazioni sospette, finalizzate a verificare possibili ipotesi di riciclaggio.

Tra gli elementi sotto esame, un fatturato vicino ai due milioni di euro, l’acquisto di una Ferrari e diversi movimenti bancari, ritenuti sospetti dalla Guardia di Finanza e riconducibili all’attività della “Ginto” di Lacerenza.

Pochi giorni dopo, la gip di Milano Alessandra Di Fazio ha convalidato il sequestro preventivo d’urgenza di 900mila euro, cifra che – secondo la Procura – rappresenterebbe il profitto derivante dal presunto reato di autoriciclaggio.

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