Pranzano al ristorante e finiscono al pronto soccorso: sospetta intossicazione da tonno – Come riconoscere la sindrome sgombroide
Pur essendo episodi generalmente di breve durata, possono simulare reazioni allergiche in soggetti sensibili
Nel fine settimana del 13 e 14 settembre il pronto soccorso dell’ospedale Sant’Andrea della Spezia ha segnalato all’ASL 5 due casi sospetti di sindrome sgombroide, una particolare intossicazione alimentare legata al consumo di pesce mal conservato. I pazienti, entrambi colpiti dopo aver pranzato nello stesso locale del centro storico di Sarzana, avevano ordinato tonno alla griglia.
L’intervento dei veterinari
La segnalazione ha fatto scattare i controlli del Servizio Igiene degli alimenti di origine animale del Dipartimento di Prevenzione, diretto da Mino Orlandi. I veterinari hanno immediatamente raggiunto il ristorante, rinvenendo nel frigorifero della cucina il pesce sospettato. Campioni sono stati inviati ai laboratori per verificare la presenza di istamina, sostanza tossica che si sviluppa quando il pesce non è mantenuto correttamente a bassa temperatura.
Cos’è la sindrome sgombroide
L’intossicazione si manifesta rapidamente con sintomi quali bruciore alla bocca, lacrimazione, arrossamenti cutanei, cefalea, nausea, disturbi intestinali e palpitazioni. Pur essendo episodi generalmente di breve durata, possono simulare reazioni allergiche in soggetti sensibili. Oltre al tonno, anche sgombri, sardine, acciughe e aringhe rientrano tra le specie ittiche più a rischio. Il problema è che il pesce contaminato non presenta odori o colori alterati, risultando quindi impossibile da riconoscere a occhio nudo. Inoltre, l’istamina resiste alla cottura, al congelamento, all’affumicatura e persino all’inscatolamento: l’unica vera prevenzione è la corretta catena del freddo e la conservazione adeguata dei prodotti.
Sanzioni e sospensione dell’attività
Durante il sopralluogo sono state riscontrate alcune irregolarità strutturali nel locale. Per questo motivo l’attività è stata temporaneamente sospesa e al gestore sono state comminate sanzioni amministrative per 4.500 euro. L’esercente potrebbe inoltre dover rispondere penalmente qualora le analisi confermassero la presenza di istamina nel tonno sequestrato.