Il Tirreno

Il caso

Caso Almasri, archiviazione per Meloni: “Tesi assurda”. Chiesto il processo per Piantedosi, Nordio e Mantovano


	L'ufficiale libico Almasri al suo ritorno in Libia
L'ufficiale libico Almasri al suo ritorno in Libia

La premier fuori dal procedimento. Per i tre membri del governo ipotizzati favoreggiamento e peculato sul rimpatrio dell’ex 007 libico

2 MINUTI DI LETTURA





Il Tribunale dei ministri ha chiuso l’indagine sul caso Almasri con esiti distinti per i principali protagonisti istituzionali coinvolti. La presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, non dovrà affrontare il processo: per lei è stata disposta l’archiviazione. Diverso invece il destino per i ministri dell’Interno Matteo Piantedosi, della Giustizia Carlo Nordio e per il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Alfredo Mantovano, per i quali è stata richiesta l’autorizzazione a procedere.

Meloni: “Una tesi assurda”

A rendere pubblica la decisione è stata la stessa premier, che ha scelto di commentarla attraverso i propri canali social. "Mi è stato notificato oggi il provvedimento del Tribunale dei ministri sul caso Almasri, a oltre sei mesi dall’avvio dell’indagine – ben oltre i tre mesi previsti dalla legge – e dopo inaccettabili fughe di notizie", ha scritto Meloni. Nel decreto, si legge, i giudici escludono un suo coinvolgimento diretto nelle decisioni operative: "Non sono stata informata in anticipo né ho condiviso quanto deciso", ha aggiunto. Una ricostruzione che la premier respinge con forza: "È una tesi palesemente assurda".
Cos’è il caso del rimpatrio dell’ufficiale libico rimpatriato

L’inchiesta ruotava attorno al rimpatrio in Libia di Almasri, ex ufficiale dei servizi libici ricercato dalla Corte penale internazionale, per cui veniva ipotizzato il reato di favoreggiamento e peculato, dato l’utilizzo di un volo di Stato. A sollevare il caso era stato l’avvocato Arturo Salerni , mentre la Procura di Roma, guidata da Francesco Lo Voi, aveva trasmesso gli atti al Tribunale dei ministri.

Cosa ha stabilito la corte

La corte ha ritenuto che Meloni non avesse avuto un ruolo attivo nell’organizzazione del rimpatrio. Sebbene informata dal direttore dell’Aise, Giovanni Caravelli, le comunicazioni ricevute sarebbero rimaste generiche, senza elementi sufficienti a provarne la condivisione o l’approvazione delle decisioni. Nemmeno le successive dichiarazioni di sostegno ai ministri, secondo i giudici, possono essere interpretate come un’assunzione di responsabilità penale, bensì solo politica.

Alla luce di ciò, i giudici concludono che non vi siano elementi "gravi, precisi e concordanti" in grado di sostenere un’accusa nei confronti della premier. Il procedimento, dunque, è stato archiviato per entrambi i reati ipotizzati.

Primo piano
La tragedia

Pistoia, muore a 20 anni la figlia di un allenatore di calcio giovanile

Estate