Maturità, si rifiuta di sostenere l’orale e viene promosso: il caso di Gianmaria e le sue parole di fronte ai professori
Un gesto calcolato, meditato per mesi, e non una reazione impulsiva: «Questa pratica di valutazione per me non ha senso, non giudica ciò che conta davvero»
Ha appena 19 anni, ma il suo gesto potrebbe dare il via a una riflessione ampia sul significato dell’istruzione e sul modo in cui viene valutata. Gianmaria Favaretto, ex studente del liceo scientifico Enrico Fermi di Padova, ha scelto consapevolmente di non affrontare il colloquio orale dell’esame di maturità, voltando le spalle a una delle prove più simboliche del percorso scolastico italiano.
«Grazie, ma non ci sto»: l’addio davanti alla commissione
Arrivato davanti alla commissione d’esame, Gianmaria ha firmato il registro, si è rivolto ai docenti e ha pronunciato parole semplici ma cariche di significato: «Signori, grazie di tutto, ma questo orale io non lo sostengo. Arrivederci». Un gesto calcolato, meditato per mesi, e non una reazione impulsiva. Come ha spiegato in un’intervista al Mattino di Padova, la sua scelta è nata da un disagio profondo verso il sistema di valutazione scolastico, che a suo avviso premia più la competizione e la pressione che la reale crescita degli studenti.
I numeri c’erano, ma la scelta era ideologica
Gianmaria aveva già accumulato 62 punti — tra crediti scolastici e prove scritte — abbastanza per ottenere il diploma anche senza partecipare al colloquio orale. Ma per lui, quella rinuncia andava oltre un semplice calcolo numerico. «L’esame di maturità, per me, non ha senso. Non valuta nulla di ciò che conta davvero». Una posizione forte, espressa con chiarezza. Secondo il giovane, l’orale non misura competenze vere, né riflette la maturità emotiva e intellettuale che dovrebbe essere il cuore dell’educazione. «Una scuola che stressa e divide, non che educa». Nelle sue dichiarazioni, Gianmaria non si è limitato a criticare l’esame finale, ma ha esteso il suo pensiero a tutto il sistema scolastico. «In classe ho visto la competizione rovinare i rapporti. C’è chi è diventato cattivo per un voto». Secondo lui, l’ambiente scolastico ha smarrito la sua funzione educativa, trasformandosi in un meccanismo che crea ansia, confronto e giudizio costante, più che favorire la crescita personale e il pensiero critico.
Il confronto con la commissione e il compromesso
Il suo gesto ha colto tutti di sorpresa. La presidente della commissione — racconta — ha reagito con fermezza, accusandolo di mancare di rispetto al lavoro svolto dagli insegnanti. Ma dopo un breve confronto con i professori interni, che conoscevano bene il ragazzo, si è trovata una soluzione: Gianmaria ha risposto a qualche domanda di programma, ottenendo 3 punti supplementari. Il suo esame si è concluso con un 65 su 100.
Una bocciatura che lo ha fatto crescere
Il percorso scolastico di Gianmaria non è stato sempre lineare. Era già stato bocciato in terza, un’esperienza che oggi considera fondamentale per la sua maturazione. «Ho imparato più dagli errori che dai successi. La scuola dovrebbe insegnarci a sbagliare e capire, non a rincorrere voti». Per lui, la decisione di non sostenere l’orale è stato un atto di autonomia, un modo per rivendicare il diritto a pensare con la propria testa. «Non ho voluto fare qualcosa solo perché lo fanno tutti. Ho preferito fare ciò che sentivo giusto».