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Il caso

«Baby dove sei! Ci stiamo preoccupando tutti», i dettagli del killer di Giulia e i messaggi fingendo ansia

di Tommaso Silvi
«Baby dove sei! Ci stiamo preoccupando tutti», i dettagli del killer di Giulia e i messaggi fingendo ansia

L’agghiacciante ammissione del 30enne e il racconto del delitto nelle carte della Procura

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“Sto tornando a casa”. “Fatti trovare”. Gli ultimi due messaggi inviati su WhatsApp da Giulia Tramontano ad Alessandro Impagnatiello.

Sono le 18,30 di sabato scorso e lei sta rincasando in tram dopo la chiacchierata con l’amante del compagno. “Ceramica bruciata vasca da bagno”. Sono le parole della ricerca su internet effettuata da Impagnatiello alle 19 dello stesso giorno. Ha già deciso come tenterà di far sparire il cadavere della fidanzata. Agli inquirenti – che hanno riconosciuto l’aggravante della premeditazione –, in sede di interrogatorio Impagnatiello ha confermato di aver effettuato questa ricerca «prima che Giulia arrivasse a casa» e di aver scelto la vasca come luogo in cui tentare di dare fuoco al cadavere perché «era già danneggiata da una bruciatura sotto al rubinetto, causata da Giulia in precedenza, non so come».

La volontà di uccidere la fidanzata nella testa dell’omicida nasce addirittura venerdì. È quanto lasciano intendere le altre ricerche effettuate sul web dall’assassino reo confesso, raccolte nelle carte della Procura di Milano. Nella notte tra giovedì e venerdì, alle 1.56, Impagnatiello cerca: “whatsapp web come uscire”. Probabilmente sta già pensando a come eliminare ogni prova e rendere Giulia un fantasma. Vuole far credere che lei si sia allontanata volontariamente. Per questo toglie dall’armadietto di casa 400 euro, e fa sparire passaporto e carte della 29enne. «Il passaporto l’ho bruciato la sera che ho ucciso Giulia», dice agli inquirenti. «Mentre le carte le ho gettate in un tombino», ammette ancora Impagnatiello. Che dopo aver confessato l’omicidio fornisce particolari agghiaccianti. «Ho portato il suo corpo in bagno e lì mi sono reso conto che l’avevo uccisa. Volevo liberarmi del corpo. Vicino alla vasca da bagno c’era dell’alcol per le pulizie e le ho versato addosso quello, e le ho dato fuoco».

Il 30enne spiega che ha dato fuoco al corpo della vittima «con un accendino», e che ha iniziato «dalla parte delle gambe e da lì hanno preso fuoco i vestiti, il corpo si è bruciato solo parzialmente. Il fuoco si è spento da solo e non sono riuscito nell’intenzione di ridurre il corpo in cenere».

Domenica a mezzanotte e ventuno minuti inizia il depistaggio. Alessandro Impagnatiello prende il telefono – dopo aver portato il corpo senza vita di Giulia nel box sotto la loro casa – e inizia a scrivere messaggi alla fidanzata: “Dove sei?”, è il primo. Poi un altro, dodici minuti prima dell’una, che però viene cancellato. La mattina successiva alle 7,50 Alessandro continua. Sa che Giulia è morta, ma le scrive fingendosi preoccupato: “Riposati”. E alle 18,50 di domenica la sceneggiata continua: “Ci stiamo preoccupando tutti”. L’ultimo, alle 19,07: “Dicci solo che sei fuggita in qualche paese lontano per buttare giù tutto”.  l

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