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Amarcord Italia Mondiale 1982

Il generale Bellia era il pilota che riportò la squadra e Pertini in Italia «Per me la vera partita mondiale fu quella a scopone sull’aereo»

Il generale Bellia era il pilota che riportò la squadra e Pertini in Italia «Per me la vera partita mondiale fu quella a scopone sull’aereo»

11 luglio 2022
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Dietro la porta di Harald Schumacher a tifare Italia al Santiago Bernabeu, e poi in cabina di pilotaggio dell’aereo di Sandro Pertini. Se l’urlo di Tardelli, nella notte del Mundial ’82, ha migliaia di testimoni diretti, c’è un’istantanea ancora più celebre della magnifica avventura degli azzurri di Zoff e Bearzot, che ha a che fare con un’altra partita, non di calcio.

E con pochi spettatori presenti, campioni del mondo a parte. Tra loro il generale Salvatore Bellia, primo pilota di quel Douglas DC9/32 31-13 che riportò gli azzurri e Pertini a casa. «Il momento che mi è rimasto nella memoria è lo scopone, non i gol dell’Italia; e infatti a casa ne conservo una foto, in bella vista, tra i miei ricordi più belli», racconta oggi, quaranta anni dopo, Bellia.

Il pilota del volo più famoso della storia azzurra seguì la finale dalla curva italiana, posta dietro la porta dei tre gol azzurri, e poi anche la partita di scopone rimasta tra i ricordi di quei giorni felici: il presidente Pertini è in coppia con Dino Zoff, il capitano di quella nazionale che ha appena vinto il mondiale.

Il commissario tecnico Enzo Bearzot gioca con Franco Causio. Sul tavolo, in bella vista, la Coppa del Mondo. «Andavo avanti e indietro per l’aereo – racconta Bellia –. C’era un’atmosfera di enorme allegria, condita da quella celebre partita a carte. Oggi sappiamo che quello scopone scientifico ha fatto la storia quasi quanto la vittoria stessa della Coppa». Il vero mattatore di quella partita fu Causio. Con una furbata calò il sette, pur avendone uno solo.

Pertini lo lasciò passare e Bearzot prese il settebello. A quel punto Pertini si arrabbiò con Bearzot prima e con Zoff poi, accusandolo di averlo fatto perdere. Il presidente amava giocare, ma in quell’occasione fu lui a sbagliare. Un momento indelebile anche per il generale, oggi vicino agli 81 anni, perché «mai avrei pensato di vivere un’esperienza come questa quando sono entrato in Aeronautica».

E se il pilota di quel fortunato aereo ricorda così bene il volo mundial, è anche perché «a casa mia, su quello che chiamo il Muro del pianto, una parete dove conservo i miei ricordi, ho proprio una foto di quella partita a carte». Su quell’aereo, il cui gemello, il 31-12, esiste ancora ed è esposto al museo di Volandia, in provincia di Varese, dominava l’allegria. «Anche col Capo dello Stato accanto – ricorda il pilota – dei ragazzi così giovani, che avevano appena vinto il trofeo per loro più importante festeggiavano, cantavano, saltavano». Resta indelebile nella memoria la fotografia fatta a Pertini e Bruno Conti. Il presidente ride, mentre abbraccia Conti, che nel frattempo bacia la coppa plasmata dallo scultore Silvio Gazzaniga.

Bellia ricorda poi la «grande responsabilità», il peso che sentiva nel riportare a casa il presidente, insieme alla nazionale azzurra, che festeggiava il terzo titolo mondiale. Un trofeo conquistato dopo una cavalcata, terminata col 3-1 ai tedeschi. «Quella partita l’ho vista al Bernabeu, ero dietro la porta dei tedeschi», racconta Bellia, ancora emozionato dopo 40 anni.

«Ero nel cuore della partita. Mi ricordo ancora il boato che ci fu dopo il triplice fischio, dopo che l’arbitro strappò la palla agli azzurri per alzarla al cielo. Quei momenti sono unici e irripetibili tra i più belli della mia vita e non li scorderò mai».l

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