Grosseto, 80 giorni per avere il referto dell'esame istologico: «Dire “ci vuole tempo” non basta» – La risposta dell’Asl
Il paziente era stato ricoverato il 17 settembre ma il risultato è arrivato solo pochi giorni fa: «Così viene il sospetto che qualcosa non vada». L’azienda sanitaria Toscana sud est: «Attesa motivata dalla complessità, nessun impatto sul percorso di cura»
GROSSETO. Quello dei tempi di risposta troppo lunghi agli esami istologici da parte dell’Anatomia patologica è un tema che ricorre periodicamente, con tante segnalazioni che nel tempo sono arrivate al nostro giornale. L’ultima ci è stata fatta Marco Simoni, residente a Orbetello, che lo scorso 17 settembre è stato ricoverato in urologia all’ospedale Misericordia per un intervento di cistectomia radicale a seguito di un carcinoma.
«Da quel momento – ci spiega – è iniziato un ansioso conto alla rovescia per avere il risultato degli esami istologici che vengono effettuati di routine per verificare se si siano diffuse o meno metastasi. A quasi ottanta giorni dall’intervento, però, non avevo ancora ricevuto il referto e questo naturalmente non mi fa vivere sereno». Simoni, peraltro, tiene a sottolineare di avere un’ottima opinione della sanità maremmana: «In tutta onestà non posso che parlare bene del setting di Urologia del Misericordia diretto dal dottor Roberto Nucciotti, dove ho riscontrato una grande professionalità e attenzione ai bisogni dei pazienti nella settimana in cui sono stato ricoverato per l’operazione. Allo stesso modo, però, non posso non sottolineare il ritardo con cui viene comunicato il risultato dell’esame istologico; in queste settimane, infatti, ho telefonato più volte per avere notizie, e mi è sempre stato risposto in modo generico che ci vuole tempo».
Per avere delucidazioni, abbiamo a nostra volta telefonato all’azienda sanitaria; che ci ha risposto con una nota: «Con riferimento alla questione segnalataci, l’Unità operativa complessa di Anatomia patologica di Grosseto precisa che il prolungato tempo di attesa per la consegna del referto è dovuto alla complessità dell’esame, che necessitava di approfondimenti specifici correlati a tempi tecnici non comprimibili. È importante sottolineare che, per la natura della condizione clinica, i tempi attesi non hanno alcuna conseguenza sul percorso di cura della persona».
Quello dei tempi di attesa di un esame determinante per valutare la possibilità o meno di sopravvivenza di un paziente con patologia oncologica rimane un terreno molto delicato perché sovrappone il piano della tempestività degli interventi clinico-terapeutici con quello dello Stato psicologico della persona malata.
«Queste settimane – continua Simoni – sono state particolarmente pesanti sul piano personale, sia per la fase di decorso successiva all’operazione che non è stata uno scherzo, sia per la preoccupazione costante rispetto all’esito del referto dell’esame istologico. Sono una persona razionale che si informa di quel che gli succede intorno, e so bene delle difficoltà della sanità pubblica dovute al suo sottofinanziamento da parte del governo; così come, avendo un figlio medico specializzando, sono a conoscenza del fatto che alcune figure professionali sono difficili da reperire. E fra queste ci sono gli anatomopatologi. Tuttavia, penso che da parte della Usl dovrebbe esserci più rispetto e attenzione alla salute psicologica di chi ha la necessità di effettuare interventi impattanti. Io, per esempio, non ho ricevuto alcuna informazione su quelli che dovrebbero essere i tempi medi per la consegna di un referto relativo al tipo di esame istologico che ho dovuto fare. Non si possono lasciare una persona e i suoi familiari nell’indeterminatezza generica, dicendogli ci vuole tempo per avere il risultato e non sappiamo quanto. Anche perché più passa il tempo in attesa, più cresce il sospetto che ci sia qualcosa che non va».
