Il Tirreno

Grosseto

Sostenibilità

In Maremma il più grande bosco di bambù italiano per costruire le case del futuro

di Massimiliano Frascino

	Il bambuseto di Castiglione della Pescaia e Mauro Lajo, amministratore delegato di Forever Bambù
Il bambuseto di Castiglione della Pescaia e Mauro Lajo, amministratore delegato di Forever Bambù

A Castiglione un’azienda coltiva piante per ricavare prodotti destinati all’edilizia. L’obiettivo è ottenere a regime cento tonnellate di cippato da ciascuno dei 42 ettari

4 MINUTI DI LETTURA





GROSSETO. A volte, il paradosso. Come quello dello showroom coi prodotti ricavati dal bambù, allestito dal Comune di Grosseto in via San Martino in occasione della visita della delegazione del Comune cinese di Nanping, dove si produce e lavora il bambù. E in parallelo lo sviluppo di una filiera europea dei prodotti per l’edilizia a base di bambù, che ha fra i protagonisti il “bambuseto” di 53 ettari (cioè un bosco di bambù) di Castiglione della Pescaia.

Bioedilizia e bambù

Di proprietà della società italiana benefit Forever Bambù, che gestisce 14 coltivazioni di bambù gigante fra Toscana (4), Emilia Romagna (4), Piemonte (3) e Lombardia (2). Il più grande dei quali è proprio quello maremmano. «Pochi giorni fa – spiega l’amministratore delegato di Forever Bambù, Mauro Lajo – a Lille, insieme al direttore generale di Fiboo, Pierre Vion, abbiamo presentato il primo pannello isolante in Europa composto al 95% da fibra naturale di bambù tracciata, frutto di una partnership industriale e ambientale. All’appuntamento hanno partecipazione il ministro francese dell’Edilizia, Valérie Létard, e rappresentanti istituzionali italiani e francesi. Fiboo è un’azienda leader nello sviluppo di materiali per la bioedilizia e nella lavorazione del bambù. Nella filiera, che nasce per emancipare il vecchio continente dalla dipendenza dell’import dall’Asia, noi saremo fornitori di materia prima attraverso le nostre coltivazioni. Nelle prossime settimane arriverà nel bambuseto di Trezzo d’Adda un nuovo impianto cinese all’avanguardia, che consentirà di trasformare la biomassa direttamente in Italia, rafforzando la sovranità industriale europea su una materia prima cruciale per l’edilizia sostenibile».

Il "bambuseto" più grande d’Italia

Ma come s’inserirà il bosco di bambù di Castiglione della Pescaia in questo progetto? «Quella maremmana è la più grande superficie coltivata a bambù fra quelle che abbiamo in Italia. Tutte quante alimenteranno il ciclo produttivo dei pannelli isolanti per l’edilizia. Il bambuseto castiglionese si estende su 42 dei 53 ettari di terreni che abbiamo rilevato. Essendo stato piantato nel 2021, i fusti delle piante non hanno ancora raggiunto lo standard richiesto – 10 cm di diametro, e 12-15 metri di altezza – per produrre il cippato delle dimensioni adeguate a realizzare i manufatti isolanti. Quest’inverno – aggiunge Lajo – inizieremo i primi diradamenti ed entro i prossimi 3-4 anni contiamo di avere il bambuseto a pieno regime: per almeno 100 tonnellate/ettaro, con una produzione dalle 4.200 tonnellate in su all’anno. Fino a quel momento, utilizzeremo la materia prima maremmano ricavata dai diradamenti per una farina di bambù più fine che conferiamo a due nostre aziende partner: la veneta Mixcycling che produce polimeri bioplastici, e la toscana Mapel che realizza tessuti in pelle e materiali naturali».

Produzione: i numeri

E pensare che quando il Tirreno dette la notizia del nuovo impianto, sia il Wwf che il Comune di Castiglione della Pescaia manifestarono la propria preoccupazione e contrarietà all’iniziativa, paventando i rischi che il bambù gigante non fosse compatibile con la biodiversità della Maremma. E che potenzialmente avrebbe potuto contaminare la vicina area della Diaccia Botrona. Cosa che chiaramente non si è verificata. Fra l’altro, oltre a quello castiglionese, gli altri tre bambuseti toscani della Forever Bambù hanno sede a Paganico (Grosseto), Sovicille e Chiusdino (Siena). Ad ogni modo, nei piani di Forever Bambù, per il solo ultimo quadrimestre 2025, è prevista la fornitura di 500 tonnellate di bambù italiano a Fiboo. Ma l’accordo guarda oltre: 2.500 tonnellate nel 2026, 5.000 nel 2027 e 10.000 nel 2028 per un valore complessivo di 4,2 milioni di euro, che segna un salto di scala nella filiera produttiva del bambù europeo.

I vantaggi del bambù 

«I vantaggi del bambù in termini ambientali e di applicazioni industriali sono incredibili – aggiunge ancora Lajo – Un bambuseto cattura fino a 43 volte la CO2 di un normale bosco, ed ha circa 1.500 utilizzi: dalla carta alle bioplastiche, dai tessuti al mobilio, dall’edilizia alla chimica. Ogni pannello isolante per l’edilizia di nuova generazione, ad esempio, stocca l’anidride carbonica in modo duraturo, lungo tutto il ciclo di vita degli edifici in cui sarà installato. I pannelli, poi, hanno una conduttività termica tra le migliori del mercato, e prestazioni elevate sia d’estate che d’inverno. Con una capacità di accumulo termico oltre 2000 J/kgK, che assicura comfort abitativo in ogni stagione, leggerezza e stabilità, con densità di 50 kg/m³. Ma anche traspirabilità naturale e resistenza all’umidità per un microclima interno più sano, con una classe sanitaria A+, per spazi abitativi più puliti e salubri. Una soluzione competitiva coi materiali oggi dominanti come polistirene, lana di vetro o canapa, e una risposta concreta alle esigenze di neutralità climatica del settore edilizio europeo». Proprio in virtù di questa duttilità, i materiali a base di bambù stanno ottenendo un interesse crescente. «Alcuni interlocutori lungimiranti che abbiamo incontrato negli enti pubblici – conclude l’amministratore delegato di Forever Bamboo – cogliendo le potenzialità del progetto, si sono detti interessati a strutturare un comparto produttivo che assorba l’intera produzione dei nostri bambuseti toscani».
 

Primo piano
Meteo

Maltempo in Toscana, temporali anche intensi: 4 le zone che preoccupano di più – L’evoluzione dal radar

di Redazione web