Corriere ucciso in Maremma, in tribunale la descrizione choc del delitto. E il padre esce dall’aula
La descrizione del luogotenente Bagnati: «Trent’anni che non si vedeva un omicidio così efferato»
GROSSETO. Aldo Eduardo Aguero, il padre di Nicolas Matias Del Rio, ha assistito a tutta l’udienza di ieri, 9 ottobre, e per buona parte all’esposizione dell’ispezione cadaverica sul corpo di suo figlio. Era stato avvertito dagli stessi carabinieri che sarebbe stata dura. Non ce l’ha fatta: è uscito dall’aula.
«I carabinieri hanno fatto un buon lavoro. Avevo visto le foto nel faldone, ma erano in bianconero, pensavo di potercela fare», ha detto a udienza conclusa, invocando ancora una volta l’applicazione dell’ergastolo a tutti e ribadendo che a suo giudizio c’è un mandante sia della rapina sia dell’omicidio, mentre secondo la Procura non ci sono altri accertamenti da fare.
Mentre il luogotenente Bagnati parlava e illustrava le slide, ha guardato a più riprese i due imputati presenti, Ozgur Bozkurt ed Emre Kaia (nessuno dei due ha acconsentito a essere ripreso - Klodjan Gjoni detenuto a Regina Coeli non ha presenziato), e di nuovo lo schermo. Poi ha serrato i denti e poco dopo è uscito.
I carabinieri avevano trovato il corpo del corriere nel pozzo della villa di Case Sallustri il 25 giugno, quando Gjoni (fermato il 15 precedente a Ciampino pochi minuti prima di salire sull’aereo) aveva dato indicazioni sul pozzo, confermate dagli altri due indagati (Bozkurt fermato lo stesso giorno 15 ad Arcidosso, Kaia invece il 20 a Castel del Piano). Grazie all’intervento dei vigili del fuoco avevano recuperato il corpo, sotto fogliame, legni e un tappo, a contatto con l’acqua ma non immerso a causa della presenza di una griglia. Il cadavere era avvolto da coperte, con la testa fasciata da nastro da pacchi, le braccia legate dietro alla schiena, con giri di nastro; anche i polsi erano legati con una corda che arrivava fino al collo; era stato usato anche un cavo elettrico.
Ispezione cadaverica e poi l’autopsia del professor Mario Gabbrielli, che aveva indicato la data del decesso in trenta giorni prima, per «asfissia combinata ad esaurimento dell’aria e all’occlusione degli orifizi respiratori; non si esclude una morte per imbavagliamento». È stato al momento della visione delle immagini dell’ispezione cadaverica che il padre del corriere è uscito. Il luogotenente Bagnati ha descritto l’incaprettamento al quale era stato sottoposto il corriere, con quel filo di ferro che correva anche intorno alle caviglie.
Del Rio dovrebbe essere stato rinchiuso in un ambiente molto angusto, perché il sottotetto di Case Sallustri nel quale sarebbe stato sistemato dai rapitori-uccisori è molto basso, in alcuni punti appena 30 centimetri: impraticabile, sporco, con presenza di roditori. Una descrizione che ha destato impressione in aula. «È stata un’indagine complessa – ha aggiunto Bagnati in conclusione richiamandosi alle proprie esperienze – perché erano trenta anni che non si vedeva un omicidio così efferato, con più indagati. Abbiamo dovuto arrenderci ma abbiamo sperato fino all’ultimo di trovare Del Rio vivo».
In quella villetta i carabinieri avevano piazzato telecamera e microfoni il 3 giugno. Erano anche entrati e avevano trovato tra piano terra e piano superiore 24 tracolle, 50 tele monogrammate Gucci, una scatola con i ritagli utili per confezionare portafogli. Avevano scattato delle foto. Le borse no, quelle non c’erano. Quegli accessori erano stati spostati dal padre di Gjoni l’11 giugno, come si vede dalla telecamera, dopo che tutta la famiglia era stata in Procura per rendere sommarie informazioni, dopo un “consulto “di famiglia avvenuto nell’auto della sorella di Gjoni sulla strada del ritorno sull’Amiata. Conversazioni intercettate, riportate ieri in aula, come anche quelle sulle ipotesi di spartizione dei soldi tra gli indagati. La mamma aveva detto: «Se trovano i pesci piccoli, è finita». Era l’inizio della fine, ma purtroppo Del Rio era già morto.
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