Vendemmia record in Maremma, ma è crisi: uve rosse invendute e prezzi ai minimi storici – Cosa succede
Nonostante qualità e quantità eccezionali, il mercato del vino è fermo: prezzi sotto i costi di produzione, produttori in difficoltà.
GROSSETO. Il paradosso di questo 2025 è che una delle migliori vendemmie degli ultimi anni, sia in termini di qualità che di quantità, si sta traducendo in un’eccedenza di uve per le quali vengono offerti prezzi stracciati. Soprattutto quelle a bacca rossa. Perché in questo momento la concomitanza di più fattori negativi ha praticamente azzerato le transazioni, tanto sul fronte degli acquisti di vino, quanto – a catena – su quella della compravendita delle uve.
I fattori che stanno scatenando la crisi
A preoccupare vitivinicoltori e imbottigliatori sono le nubi della tempesta perfetta che si sta abbattendo sul comparto: calo dei consumi per la perdita del potere d’acquisto dei consumatori italiani; diminuzione dell’appeal dei vini rossi; accumulo in cantina di giacenze; stagnazione dell’economia europea; impatto dei dazi statunitensi al 15 per cento e deprezzamento del dollaro.
Un contesto che al presidente della Cantina dei vignaioli del Morellino di Scansano, Benedetto Grechi, fa dire: «Non vedo una situazione così preoccupante dalla crisi del mercato del vino degli anni Novanta, a seguito dello scandalo del metanolo».
Parole pesanti come pietre, pronunciate nel momento in cui la vendemmia è oramai quasi a pieno regime in tutta la provincia. «Purtroppo – spiega – stanno arrivando a maturazione i problemi che già si erano manifestati da qualche tempo a questa parte. Quest’anno le cantine sono piene, con le giacenze accumulate nelle ultime due vendemmie. Chi non è socio delle grandi strutture cooperative ha difficoltà a collocare le proprie uve. A noi si sono rivolti in molti, ma a tutti abbiamo detto che prima ritiriamo le uve dei nostri soci e poi, se ne avremo bisogno, potremmo ritirare il prodotto rivendicato a Docg Morellino anche di altri viticoltori. Il problema è che il mercato è completamente fermo, e anche chi acquistava nella nostra provincia per imbottigliare Igt dalle zone del Brunello di Montalcino o di Bolgheri ha rinunciato a comprare per dare la priorità alle proprie uve, dal momento che la vendemmia è abbondante e di qualità».
La prudenza è d’obbligo per tutti, perché regna l’incertezza sull’andamento futuro delle vendite dell’imbottigliato in un mercato esposto a tutti i venti. E questo nonostante le cose fino ad oggi non siano andate affatto male per la cantina cooperativa scansanese. «Al 31 agosto – aggiunge Grechi – abbiamo registrato un incremento complessivo delle vendite del 3 per cento, passando dai 15,2 ai 15,7 milioni di euro. Con un calo del canale Horeca (ristorazione) e un aumento nella Gdo (grande distribuzione organizzata). In questo momento abbiamo in magazzino circa 3.000 quintali di vino della precedente vendemmia, ma non siamo preoccupati perché finora la domanda tiene e i clienti apprezzano le nostre bottiglie per il buon rapporto tra qualità e prezzo. Recentemente, inoltre, in Germania abbiamo avuto il riconoscimento come miglior cantina cooperativa dell’anno che ci ha aperto nuovi spazi di mercato. E ancora, a oggi, non risentiamo del calo dei consumi all’estero perché le vendite fuori Italia sono intorno ai 900mila euro, con un’incidenza del 6 per cento sul fatturato totale. Il fatto che per noi le cose vadano tutto sommato bene, però, non ci fa dormire sonni tranquilli, perché le difficoltà degli altri diventano prima o poi le difficoltà di tutti».
Le aziende più a rischio
In provincia di Grosseto le aziende che coltivano viti a denominazione ma non imbottigliano sono tra il 15 e il 20 per cento del totale. E sono quelle più esposte alla tendenza ribassista dei prezzi.
Le uve destinate ai vini a marchio Igt Toscana e Costa Toscana, ad esempio, hanno quotazioni di 30-40 euro al quintale. Al di sotto dei costi di produzione. Le uve a bacca rossa di Morellino sono ferme a 60-70 euro/quintale, rispetto ai 100 che venivano pagati lo scorso anno, e ai 150 della vendemmia 2023 (che però fu caratterizzata da una bassa produzione).
Ad essere in ambasce anche i produttori della Doc Maremma. «Quest’anno l’abbondanza della produzione – spiega il direttore del Consorzio di tutela, Luca Pollini – che è anche di qualità, sta acuendo i problemi generali del comparto vitivinicolo che già sconta una crisi di mercato multifattoriale. In cantina, infatti, ci sono molte giacenze e manca lo spazio per il nuovo prodotto, sul quale c’è la spada di Damocle dell’andamento delle vendite nei prossimi mesi. La situazione è un po’ la stessa in tutta Europa: nella zona del Bordeaux, che ha un’estensione superiore a quella dell’intero vigneto toscano, ad esempio, per far fronte alla sovrapproduzione hanno già espiantato 30.000 ettari di vigne». Una scelta drastica, che però dà l’idea delle difficoltà oggettive dei produttori. Della quale si comincia a parlare anche in Italia.
Eppure, anche la Doc Maremma fino ad oggi può dirsi soddisfatta. «Alla fine di agosto, quando tradizionalmente si fa il bilancio dell’annata vitivinicola – aggiungi Pollini – abbiamo registrato un incremento delle vendite dell’1 per cento. Il Vermentino è senza dubbio il vitigno che sta andando meglio, con le uve che raggiungono un prezzo intorno ai 100 euro al quintale. Mentre le uve a bacca rossa delle diverse tipologie spuntano prezzi fra 80 e 100 euro. Fra i produttori cresce la preoccupazione per l’andamento del mercato dal prossimo autunno in poi. Sia tenendo conto della stagnazione economica, che dell’impatto dei dazi americani sul nostro export». l