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Il caso

Grosseto, prende una multa e offende la Municipale: «Siete dei pezzi di m...». Lo “sfogo” social costa il penale

di Matteo Scardigli
Grosseto, prende una multa e offende la Municipale: «Siete dei pezzi di m...». Lo “sfogo” social costa il penale<br type="_moz" />

L'uomo aveva lasciato l’auto nel posto per disabili «massimo due minuti» per andare a fare acquisti in un negozio della strada. Il Comune si costituisce parte civile

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GROSSETO. Il bar, la strada, il web: luoghi fisici, luoghi del cuore e non luoghi in cui le stesse opinioni – le stesse parole – hanno conseguenze ben diverse; come sta a testimoniare la costituzione in giudizio del Comune nei confronti di un automobilista che usò parole “da bar” per una multa presa in strada con l’aggravante di averlo fatto sul suo profilo web.

Il fatto

È il 1° giugno del 2023 quando una pattuglia della polizia municipale nota una macchina parcheggiata in uno stallo per disabili a due passi da un negozio del centro: l’agente scende, si avvicina al veicolo, verifica la presenza dell’autorizzazione (che non c’è), rileva dell’articolo 158 del Codice della strada ed eleva la relativa sanzione. La storia potrebbe anche finire qui: chi sbaglia paga e ciascuno avanti con la propria vita; ma non è così.

L’automobilista, infatti, si lascia andare a un ampio sfogo sulla propria pagina social: «Metto la macchina nel parcheggio invalidi perché so che ci starò al massimo due minuti… tempo di farmi servire che a dieci metri da me mi stanno facendo un verbale di 160 euro con quattro punti della patente decurtati… continuate così!!! Poi vedete uno spacciatore o un delinquente e vi c****e addosso, perché siete dei mezzi uomini che si sentono forti solo con i cittadini che pagano le tasse??? Pezzi di m***a!!! Voi e chi vi ci mette!!!».

La precisazione

Ora, va detta una cosa: a fronte di “sparate” del genere, in municipio arrivano ogni anno due o tre ravvedimenti (previsti per legge) tramite letterina di scuse dell’avvocato. Di nuovo non è stato questo il caso, e quindi due giorni fa la giunta ha deliberato di costituirsi parte civile in merito al decreto di citazione in giudizio dell’automobilista per diffamazione aggravata «in considerazione dei comportamenti lesivi dell’onore, del decoro e della reputazione dell’amministrazione comunale e del Corpo». Letto, confermato e sottoscritto dal sindaco Antonfrancesco Vivarelli Colonna insieme al segretario comunale Simone Cucinotta.

La giurisprudenza

In tema di diffamazione commessa tramite piattaforma di interazione sociale, nel corso degli ultimi quattro lustri i giudici di legittimità hanno radicato nella giurisprudenza della Corte di Cassazione un indirizzo consolidato (univoco, per meglio dire) alla luce del quale luce le condotte lesive della reputazione altrui, realizzate attraverso un post con espressioni offensive e pubblicato su Facebook, integrano proprio gli estremi del reato di diffamazione aggravata. Il nostro caso.

Ed è stata proprio la Suprema Corte a rafforzare il precedente orientamento giurisprudenziale affermando che un post offensivo rientra nell’ambito di applicazione della «fattispecie astratta in parola» anche quando l’autore, per altro, non faccia nomi. Per la sussistenza del reato si richiede, tuttavia, che “la vittima” sia in ogni caso individuabile, anche solo all’interno di una cerchia ristretta di persone. Di nuovo: il nostro caso.

I commenti

Lapidaria la condanna del comandante Alessio Pasquini: «Episodi incresciosi come questi sono purtroppo ordinaria amministrazione, ed è normalissimo che il Comune si costituisca parte civile; e dal canto mio non ho mai sottovalutato la situazione. Anche quella verbale è violenza, e la violenza si paga».

Calca la mano Lorella Ronconi, portavoce di tante battaglie per i diritti delle persone con disabilità: «Lavorando allo sportello per i disabili ne sento di ogni, ma dopo tanti anni ancora mi colpisce una cosa: “Al massimo due minuti”, ha scritto. Ecco, da quando ho lanciato la campagna #Solounminuto abbiamo circa 12mila persone da tutta Italia che ci mandano testimonianze fotografiche di cose come questa: il minuto suo è la vita mia». E a proposito di “sfoghi” ricorda come qualche anno fa «per un caso analogo che mi coinvolse in prima persona un consigliere comunale minacciò di prendermi “a labbrate”».

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