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Mamma e figlia si laureano insieme, a Grosseto la scommessa di Lucia e Beatrice diventa realtà

di Sara Venchiarutti

	Lucia e Beatrice festeggiano la laurea
Lucia e Beatrice festeggiano la laurea

Entrambe iscritte a ingegneria gestionale: l’orgoglio di un padre e marito “speciale”. Il sindaco del capoluogo maremmano

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GROSSETO. Semplice di certo non è stato: in entrambi i casi, per motivi diversi, bisognava un po’ ripartire da zero, studiare concetti di fisica, di geometria analitica, di statistica e di analisi senza averli già incontrati prima. Sui libri, tra appunti e professori universitari, ci si sono messe in momenti diversi della vita.

Madre e figlia

Beatrice, la figlia, appena finito il liceo classico a Grosseto e dopo un trasferimento a Milano, al Politecnico per studiare Ingegneria gestionale. Lucia, la mamma, dopo oltre vent’anni da quando gli impegni della vita le hanno fatto chiudere i testi d’architettura e il libretto con già 28 esami segnati, a cui va aggiunta una quotidianità piena di impegni lavorativi. «Nell’ultimo anno, dopo aver ripreso l’università, allo studio mi ci dedicavo nelle ore notturne», conferma Lucia, che da tempo ragionava di riprendere quegli studi interrotti. Ma è stato quando ha visto sua figlia iscriversi e intraprendere il percorso di Ingegneria gestionale che ha preso coraggio e s’è detta: «Proviamoci». Poi, in questa danza dei destini, ci ha messo lo zampino pure il caso e, “aprendo” il calendario, ha stabilito di farle laureare pressoché in contemporanea: Lucia mercoledì 23 luglio, Beatrice qualche giorno prima. Così in casa Vivarelli Colonna – quella del primo cittadino di Grosseto – hanno potuto festeggiarle insieme, mamma e figlia coronate d’alloro. Come? Con una bella cena tutti insieme.

Orgoglio di...sindaco

«Mia moglie Lucia è stata ispirata da mia figlia: un bel sogno che si realizza», dice il sindaco del capoluogo maremmano Antonfrancesco Vivarelli Colonna, che però stavolta parla da padre e marito. «Vedere mia figlia – conferma Lucia – mi ha aiutato molto. Sono contenta, la laurea era una questione rimasta lì. Negli anni Novanta avevo dato 28 esami di Architettura. Poi, per varie vicissitudini e impegni, non ce l’ho fatta a finire ma questo mi era sempre rimasto “stretto”. Ora ero in un periodo in cui avevo concluso alcune cose, mia figlia studiava Ingegneria e così ho preso coraggio e ho deciso di provare, iniziando a capire quali esami mi avrebbero potuto riconoscere». Informandosi, all’università telematica eCampus c’era il corso di laurea in Ingegneria civile e ambientale. «È diverso rispetto ad Architettura, che – spiega – ha anche una parte umanistica che in questo caso non mi è servita. Mi hanno riconosciuto alcuni esami tecnici, altri li ho fatti ex novo. O, meglio, ho dovuto riprendere dal “dimenticatoio” materie che non studiavo da oltre 25 anni, in pratica partendo da zero: geometria analitica, fisica. Soprattutto fisica», dice con un sorriso.

Le difficoltà

L’aspetto più complicato è stato proprio «rompere il ghiaccio. Non avevo il coraggio di iniziare con il terrore di mettermi a studiare la fisica. Per la chimica sono partita da zero, ma a forza di insistere ce l’abbiamo fatta», dice. Mercoledì 23 luglio il grande giorno per lei, con la corona al termine di un percorso condiviso almeno temporalmente con la figlia, che appunto si è laureata lo scorso 16 luglio. «È stata molto brava, sono orgogliosa», conferma Beatrice parlando della mamma. Lei in realtà l’ha saputo all’ultimo che Lucia aveva ripreso gli studi: «L’aveva detto solo a papà». E alla gioia per la mamma s’aggiunge la soddisfazione personale di aver raggiunto anche lei un ottimo risultato. «Al Politecnico tutti gli esami – racconta Beatrice Vivarelli Colonna – sono stati complicati, per me è stato un “miracolo” avere finito in tempo: sono riuscita a discutere la tesi nella prima sessione di laurea del mio anno». E sì, il giorno della laurea «è stato bello, c’erano tutti i professori, abbiamo fatto le foto». All’inizio, il primo anno, «è andato un po’ a rilento perché – spiega Beatrice – era del tutto un nuovo approccio. Io ho fatto il liceo classico e non ero abituata alle materie scientifiche. Nonostante studiassi tutto il giorno, non riuscivo a passare gli esami». Di diverso c’era proprio «il modo: ero abituata a studiare con la mentalità di capire bene tutto, invece qui si tratta più di imparare a fare le cose, applicare il metodo. È come avere un “nuovo cervello” e al Politecnico – ammette – non ti mettono a tuo agio. Poi ho recuperato, ho capito e sono riuscita a finire in tempo, anche se ho fatto l’eremita per tre anni», dice con una risata. Beh, ora prima della laurea magistrale c’è una lunga pausa: «Inizierò a settembre l’indirizzo Data science: di tutte le branche – spiega Beatrice – è quella che mi sembrava più adatta a me. Mi interessa capire da cosa sono dettati i comportamenti umani o da quali fattori un evento viene scatenato».

A sostenerla, sempre, la passione. «Sapevo che mi piaceva quello che studiavo, mi sono sempre piaciute le materie dove si capisce come funzionano le cose: guardare un oggetto che si muove e capire come, perché», aggiunge.

La scelta e il regalo

È stata «mia figlia, da sola, – ammette babbo Vivarelli Colonna – a scegliere di intraprendere il percorso di ingegneria: come regalo del 18° mi disse: “Papà, regalami le ripetizioni di fisica, matematica e chimica”. Partecipò al concorso senza dirci nulla perché Beatrice parla più con i fatti». E, sì, ammette il sindaco, «sono orgoglioso».  

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