L’incidente
La natura diventa magia, le lucciole illuminano così Montioni: «Bisogna viverlo per capire questo spettacolo»
Siamo nel comune di Follonica. Le ha “catturate” il fotografo Claudio Maselli: i consigli per poter ammirare uno scenario davvero meraviglioso
FOLLONICA. Dalla nostra quotidianità sono sparite le lucciole; il loro bagliore tremolante non ci accompagna più la sera, mentre si torna a casa dal lavoro. Al massimo c’è il rumore dei clacson, la luce artificiale che cade dai lampioni. Molte se ne sono andate anche dalle campagne e se ne trovano poche tra terreni coltivati e rivi azzurri.
Per incontrarle bisogna addentrarsi dove la natura è rimasta selvaggia, nei boschi che ancora resistono all’assedio dell’uomo. Così, sotto le fronde rigogliose degli alberi, mentre l’imbrunire incede e lascia spazio al buio della notte e nelle case iniziano a spegnersi le luci, la foresta si illumina. Si accendono centinaia di piccole luci, a intermittenza.
«Al tramonto questi piccoli coleotteri iniziano piano piano a uscire e, quando è scuro, a brillare. È uno spettacolo clamoroso: la foto non rende l’idea, bisogna viverlo lì, circondato da puntini luminosi, con il bosco che si illumina a intermittenza», ammette il fotografo naturalista Claudio Maselli, che tra sabato e domenica scorsi ha immortalato uno spettacolo meraviglioso, con decine di lucciole al Parco di Montioni. Uno dei rari casi in cui la natura supera l’immaginazione e la realtà diventa magia.
«Sono panorami che non si vedono normalmente, anche se le lucciole – prosegue Maselli – si trovano un po’ dappertutto, anche se ne sono rimaste poche nei campi, come invece accadeva una volta, mentre nei boschi, dove rimane una certa natura selvaggia, ce ne sono tante». Ecco perché chi vuole vivere la magia deve entrare nei boschi: «L’inquinamento – aggiunge il fotografo – ha limitato questo fenomeno ai posti dove uomo non ci arriva».
Lo aveva notato anche Pier Paolo Pasolini negli anni Sessanta, scrivendolo poi in un articolo del 1975: «a causa dell'inquinamento dell’aria e, soprattutto in campagna, a causa dell'inquinamento dell’acqua (gli azzurri fiumi e le rogge trasparenti) sono cominciate a scomparire le lucciole. Il fenomeno è stato fulmineo e folgorante. Dopo pochi anni le lucciole non c'erano più. (Sono ora un ricordo, abbastanza straziante, del passato: e un uomo anziano che abbia un tale ricordo, non può riconoscere nei nuovi giovani se stesso giovane, e dunque non può più avere i bei rimpianti di una volta»).
Per lo scrittore questa scomparsa delle lucciole aveva un significato politico, certo, ma anche poetico, un ricordo dell’infanzia cancellato dal consumismo che molto ha livellato.
Eppure, lontane dall’uomo, le lucciole ancora allietano l’interno del bosco. «Nel Parco di Montioni – spiega Maselli – si concentrano in punti precisi. Li cerchiamo, siamo un gruppo di fotografi e amici e – spiega Maselli – appena uno di noi scopre un punto in cui si concentrano i coleotteri lo condividiamo subito».
Lui, da follonichese, è andato a Montioni perché sa che questo è il periodo delle lucciole, soprattutto la prima decade di giugno. «Ogni anno andiamo per vedere se ce n’è un numero sufficiente. Devono essere un bel po’, perché la foto renda», sottolinea il fotografo. Quest’anno è stato particolare: «Abbiamo trovato molte più lucciole», afferma Maselli.
E in queste foto, aggiunge in conclusione, «le luci sono, principalmente, emesse in intermittenza dal maschio, mentre la femmina la produce continuamente (per circa due ore). Il fenomeno, pertanto, è legato essenzialmente alla ricerca e conquista della femmina, ai fini dell'accoppiamento e mostra anche la salute della natura che ci circonda».
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