Il Tirreno

Grosseto

In tribunale

Caso delle “Iene Maremmane”, diffamazione di maestre e porto: condanne confermate in appello

di Pierluigi Sposato
Caso delle “Iene Maremmane”, diffamazione di maestre e porto: condanne confermate in appello

La seconda sezione ha ratificato anche i risarcimenti

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GROSSETO. La seconda sezione penale della Corte di appello di Firenze ha confermato le condanne di Lorenzo Mancineschi e Susanna Efisietta Gorgone, ritenuti responsabili al termine del processo di primo grado (la sentenza risale all’aprile 2022) sul caso delle “Iene Maremmane” e del porto di Marina di Grosseto – quello dei video su Facebook in cui si accusava ingiustamente la società di spargere liquami e sostanze inquinanti (dal 22 aprile 2016) – insieme alle accuse inerenti gli episodi di diffamazione ma anche di stalking ai danni di una delle maestre poi condannate per maltrattamenti all’asilo, vicende incluse nel medesimo fascicolo processuale finito davanti al giudice. Un anno e un mese più 5mila euro per Lorenzo Mancineschi, un mese e tremila euro per Susanna Efisietta Gorgone era stata la condanna decisa in primo grado e adesso confermata.

Mancineschi era stato riconosciuto colpevole per sei degli otto capi di imputazione. Assoluzione per la diffamazione (sempre sul profilo “Le Iene Maremmane”) in relazione a particolari sulla vita privata di un’assegnataria di una casa popolare; assoluzione per violenza privata, quando Mancineschi (era il mese di ottobre del 2017) si sarebbe frapposto per impedire l’uscita dell’auto del sacerdote presso la cui parrocchia la maestra Costanza Mori svolgeva attività di volontariato con gli scout (in entrambi i casi il fatto non sussiste). Gorgone era imputata con Mancineschi sia di diffamazione con minacce per la zia di Mori, Luana Ugolini, sempre con un video (maggio 2017 – Gorgone parlando, Mancineschi approvandola e incitandola secondo l’imputazione), sia di diffamazione ai danni della maestra Azzurra Marzocchi (aprile-maggio 2017 – Gorgone curando le attività di ripresa e scrivendo sul proprio profilo, Mancineschi protagonista dei video e autore di post). La stessa maestra era poi stata inseguita in vari luoghi (l’accusa parlava di «una vera e propria campagna persecutoria»).

Mancineschi era anche imputato di esercizio abusivo della professione giornalistica – nel frattempo, da circa un anno, si è regolarizzato, con il tesserino da pubblicista – per una serie di videoservizi (inquinamento, maltrattamenti, case popolari, degrado dentro le mura, siringhe e sporcizia al parco di via Giotto, corruzione delle forze dell’ordine, parcheggiatori abusivi, gestione immigrazione, eternit, amianto erano gli argomenti). Infine, diffamazione per aver offeso la reputazione di Costanza Mori, per i continui paralleli tra la vicenda giudiziaria che l’ha poi vista condannata e il suo ruolo di educatrice: lei e le sue colleghe sarebbero state additate come «criminali» e come «la vergogna di Grosseto» (aprile-giugno 2017) .

La Corte presieduta da Francesco Bagnai (le motivazioni saranno depositate entro novanta giorni) ha confermato anche le statuizioni civili, condannando gli imputati in solido tra di loro a rimborsare le spese processuali (1.200 euro ciascuna) alle parti civili Costanza Mori e alla zia di lei Luana Ugolini, nonché a Paolo Serra, Luciano Serra e Marina di San Rocco spa, per quanto riguarda i video sulla spiaggia di Marina di Grosseto. In primo grado, era stato disposto il risarcimento con provvisionali, con quantificazione finale demandata al giudice civile.




 

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