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Nel più piccolo paese della Maremma 10 medici per i 967 residenti: ora un dottore lascia ed è protesta

di Matteo Scardigli
Una veduta di Semproniano e un gruppo di medici
Una veduta di Semproniano e un gruppo di medici

Il sostituto non si trova e tra paese e frazioni l’Asl ricorre a un meccanismo di rotazione

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SEMPRONIANO. Novecentosessantasette abitanti (anima più, anima meno) e dieci medici di base. In proporzione il paese più piccolo della provincia di Maremma e Amiata, con i suoi 81,65 chilometri quadrati di estensione, si candida a essere il più “curato” d’Italia, con qualcosa come appena 97 assistiti per ciascun dottore; alla faccia dell’emorragia di camici bianchi nelle zone disagiate, interne, isolate, montane e chi più ne ha più ne metta, quando i colleghi professionisti nelle città di assistiti ne hanno migliaia e i pazienti faticano a trovarne uno che abbia ancora disponibilità.

Non fosse che dei quattro ambulatori tra borgo e frazioni ne sono rimasti due, e i dieci medici ci sono, sì, ma a rotazione; e arrivano da altri Comuni. E il territorio protesta.

Con ordine. L’ormai storico dottor Giuliano Milietti, medico di assistenza primaria a ciclo di scelta nell'ambito territoriale della zona Amiata Grossetana, previa comunicazione ha cessato l'attività convenzionale il 31 ottobre (ultimo giorno lavorativo). I suoi assistiti – avvisava Asl – da venerdì 1° novembre «saranno seguiti da medici che si alterneranno negli ambulatori di Semproniano e in località. Catabbio, nei seguenti giorni e orari: Semproniano, via Dei Perseveranti 1, martedì dalle 9 alle 13 e giovedì dalle 9 alle 14; e in località Catabbio, via Traversa di via Matteotti, martedì dalle 15 alle 16».

Prima di andarsene, lo stesso Milietti aveva dato ampio avviso; all’azienda e ai paesani, che avevano recapitato al sindaco Luciano Petrucci (in quanto responsabile della salute dei propri cittadini) una petizione per trattenere il dottore sul territorio.

«Questi professionisti non sono dipendenti dell’azienda sanitaria: con Asl hanno una convenzione, e sono liberi di scegliere dove prestare servizio. Il Comune non ha un’autorità diretta sulla questione, e se Milietti ha scelto di andare via anch’io non è che ci possa fare molto», premette il primo cittadino, che assicura di aver tuttavia avviato per tempo un’interlocuzione serrata con la Sud Est: «Martedì è partito questo nuovo sistema che prevede l’alternanza dei medici. Non più sui quattro ambulatori di Semproniano, Catabbio, Cellena e Petricci ma solo su quelli di Semproniano e Catabbio; avevamo chiesto anche Petricci, che servirebbe anche Cellena, ma non abbiamo avuto risposta, allo stesso modo abbiamo domandato anche un incremento delle ore di apertura. Ci hanno detto – sottolinea – che i dottori saranno dieci, ma essendo ancora in fase di avvio ci stiamo ancora relazionando con i professionisti».

La parola chiave, in tutta questa vicenda, è “fiducia”: fondamenta su cui costruire il rapporto paziente-professionista sanitario: un rapporto che i residenti si trovano oggi a dover costruire con dieci persone diverse; con il rischio (perché non ci si ammala certo a comando) di trovarsi di fronte un emerito sconosciuto, anche se certamente in possesso di ogni esperienza e titoli. Senza contare eventuali complicazioni di accesso al fascicolo sanitario elettronico, legato a doppio filo all’assegnazione curante-curato.

È ancora Petrucci a cercare una spiegazione: «Siamo in una fase di transizione, con il direttore generale Antonio D’Urso in uscita diretto all’Asl del Trentino e ancora non sappiamo chi gli succederà. In merito a questa situazione ho insistito talmente tanto che ormai dall’azienda quasi non mi rispondono più».

Abbiamo chiesto spiegazioni all’azienda sanitaria, dalla quale si apprende che si tratta di una soluzione temporanea fino a che non viene incaricato un nuovo medico per il posto carente.

A questo punto c’è da sperare che uno dei dieci nuovi medici di base si innamori delle bellezze delle Colline del Fiora e delle pendici del Monte Amiata, e scelga di rimanere sul territorio per esercitare qui la sua professione in pianta stabile. Ci sarebbero già novecentosessantasette paia di braccia aperte.
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