Grosseto, si finge maresciallo della finanza e si fa dare 300mila euro annunciando una falsa perquisizione
La Cassazione conferma il carcere per un 54enne sospettato di truffa
GROSSETO. «Sono un maresciallo della guardia di finanza, sono anche un amico di suo padre: è in arrivo una perquisizione, se avete del denaro, fatelo sparire, datelo a me, sarà al sicuro». Il tono della conversazione sarebbe stato più o meno questo. Ma non ci sarebbe stata nessuna perquisizione, né quel giorno né in quelli successivi; lui non sarebbe stato né maresciallo delle fiamme gialle né amico del padre: sarebbe stato solamente un tranello. Particolarmente fruttuoso, perché l’uomo era riuscito a farsi consegnare contanti per ben 300mila euro. Arrestato, deve adesso restare in carcere.
Lo ha stabilito la seconda sezione penale della Cassazione, che ha respinto il ricorso presentato da Marcello Balistreri, 54 anni, palermitano di origine. Sarebbe stato lui a presentarsi a casa del professionista grossetano nel novembre scorso, mostrando un tesserino, e a fuggire con il bottino. La richiesta di arresto formulata all’epoca (era il dicembre scorso) non era stata accolta dal giudice delle indagini preliminari del Tribunale di Grosseto: la Procura aveva fatto ricorso e i giudici di Firenze avevano disposto nel marzo scorso il carcere per Balistreri, sospettato di truffa aggravata, ritenendo sussistente il pericolo di una reiterazione dei reati. Quale la contestazione mossa al 54enne? L’uomo si era presentato a casa del professionista, in città, con alcuni fogli in mano, sui quali vi era apparentemente il logo della Procura di Grosseto: a casa c’era il figlio, Balistreri gli avrebbe detto di essere maresciallo della guardia di finanza e che lui era intimo del padre. Aveva convinto il figlio, spiegando che era in arrivo una perquisizione e un possibile sequestro di soldi, a farsi consegnare il denaro: i 300mila euro erano stati riposti in un contenitore di latta che sarebbe stato consegnato a Balistreri. Poco dopo il figlio aveva avvertito il padre, raggiungendolo sul posto di lavoro, di quanto era avvenuto e quest’ultimo era poi andato a presentare denuncia.
Secondo il Tribunale di Firenze, era sicuramente Balistreri la persona che si era presentata a casa: le indagini avevano consentito di accertare la presenza dell’auto dell’indagato nelle vicinanze e in quegli orari, lo stesso indagato era stato riconosciuto non soltanto dal figlio ma anche da un vicino di casa, che aveva incrociato Balistreri negli ambienti del condominio. Non rilevano, secondo i giudici fiorentini, le difformità dei racconti di padre e figlio, quest’ultimo comprensibilmente agitato al momento della descrizione dei fatti: non avrebbero avuto motivo, i due, a rendere deposizioni in qualche modo difformi, non c’è motivo per il quale il professionista avrebbe dovuto inventarsi la sottrazione di una somma così elevata, non essendo nemmeno assicurato. Tra l’altro, la moglie del professionista aveva riconosciuto in Balistreri la persona che qualche settimana prima del fatto si era presentata a casa sua per avere una consulenza dal marito: e ciò è indice di un’attività di verifica preventiva, secondo i giudici, allo scopo di comprendere le abitudini della famiglia. Tra l’altro, quando era stata effettuata la perquisizione a casa di Balistreri erano state trovate due mazzette di banconote per 5mila euro in tutto: il professionista le aveva riconosciute come proprie perché le aveva legate proprio con elastici di quel tipo. Mazzette che emanavano un forte odore di muffa, per essere state custodite in un armadio a muro dove l’umidità dominava, tanto che poi erano state custodite in un contenitore in metallo per l’olio.
La Cassazione (presidente Giovanna Verga) non ha ritenuto sufficienti né valide le argomentazioni mosse dalla difesa di Balistreri: ha ribadito che gli arresti domiciliari con braccialetto elettronico invocati non sarebbero una misura idonea, anche in considerazione del fatto che l’indagato ha precedenti, anche una condanna per evasione. Ricorso inammissibile, Balistreri deve anche pagare 3mila euro.
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