Il Tirreno

Grosseto

L’anniversario

Mattarella ricorda la strage di Ribolla. Cosa successe nella miniera: un boato tremendo che in pochi secondi carbonizzò tutto


	Da sinistra Mendes Masotti,Otello Tacconi e Nello Bracalari
Da sinistra Mendes Masotti,Otello Tacconi e Nello Bracalari

Il 4 maggio di 70 anni fa persero la vita 43 minatori: la lettera al sindaco del presidente della Repubblica

04 maggio 2024
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GROSSETO. «Settanta anni fa, il 4 maggio 1954, quarantatré minatori persero la vita per le esplosioni di gas grisou che si verificarono all'interno delle gallerie della miniera di Ribolla, nel Comune di Roccastrada, consegnando tale evento alla storia come il più grande disastro minerario del dopoguerra in Italia. Morire sul lavoro, per il lavoro, fu il destino di quei minatori, vittime di una logica di sfruttamento che non poneva la salvaguardia della vita delle persone al centro delle attività di produzione». Lo scrive il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella che ha inviato al sindaco del Comune di Roccastrada, Francesco Limatola un messaggio.

«Onorare la loro memoria – scrive Mattarella – significa esprimere rispetto per il sacrificio e l'abnegazione di questi nostri concittadini che, negli anni difficili del dopoguerra, contribuivano alla ripresa e alla ricostruzione dell'Italia. Quel dolore che ha colpito una intera comunità - e ne fu testimonianza la partecipazione di decine di migliaia di persone ai funerali - è suonato monito per dare concreta attuazione ai principi che caratterizzano la nostra Costituzione, in particolare sul diritto al lavoro e sulle tutele sociali dei lavoratori, a partire dalla sicurezza. Nella luttuosa ricorrenza, rivolgo il mio pensiero e la vicinanza della Repubblica ai familiari delle vittime della tragedia di Ribolla e di quanti hanno perso la vita sul luogo di lavoro».

Ma cosa successe esattamente quel giorno? Al Tirreno lo ricorda lo scrittore Silvano Polvani.

Il mattino del 4 maggio verso le 8,30 scoppiò il grisou alla compagnia 31. Fu un boato tremendo, una vampata annientatrice che percorse in brevissimo spazio di tempo le gallerie e i cantieri, che tutto spazzò via e carbonizzò. Tutto avvenne nel giro di pochi secondi. Seguì un silenzio agghiacciante, premonitore della immane sciagura. Su tutti i giornali apparvero i titoli delle grandi occasioni accompagnati da fotografie che riprendevano scene strazianti, minatori delle squadre di soccorso sporchi di fango e con il volto annerito dalla polvere che risalivano su, sfiniti e semiasfissiati dai gas, dai pozzi della morte. Ci volle un disastro perché la miniera di carbone e il villaggio di Ribolla fossero degni di attenzione.

La grave disgrazia di Ribolla segnerà e rimarrà nel sentimento della gente come il momento più alto del dolore e della commozione. Fu questa, indubbiamente, una delle pagine più tragiche della storia delle sciagure sul lavoro, ma anche una delle pagine più luminose della solidarietà. A settanta anni da quella tragica vicenda il ricordo non solo è ancora presente ma vivo fra la gente e le istituzioni. Un giorno che rimarrà nella storia, impresso nella memoria come ci ricorda Pietro Ingrao quando scrive, nelle pagine dell’Unità, la cronaca di quella giornata. «Dalle colline della Maremma, dai villaggi di miniera, da Grosseto, da Siena, da Livorno, da Pisa, da Firenze, da decine e decine di centri della Toscana stamane il popolo è corso a Ribolla per salutare per l’ultima volta le vittime della Montecatini. Nella pianura raggiante di verde, sulle strade polverose, sui sentieri campestri, sono sfilate le biciclette, gli autocarri, i pullman, quasi a passo d’uomo, sono dilagate le famiglie, i compagni di lotta e di lavoro dei caduti, i giovani, i bambini, e soprattutto le donne, le mamme, tante donne e tante mamme. Ribolla conta poco più di sei/settecento anime: nemmeno una frazione. Dicono che stamane a Ribolla ci fossero cinquantamila italiani».

Una tragedia all’interno della quale si rintracciano le gesta di uomini e donne il cui ricordo è ancora vivo e palpitante, la cui azione è un esempio per quanti sanno andare oltre gli eventi. Fra questi meritano il ricordo i tre moschettieri come venivano definiti: Mendes Masotti, Otello Tacconi e Nello Bracalari. Uomini della nostra terra, con percorsi diversi ma uniti dalla passione politica nel Pci, uomini legati da amicizia, dall’appartenenza sindacale nella Cgil, uniti dall’antifascismo e dalla Resistenza. Uomini che hanno tenuto in grande risalto i valori della solidarietà, della giustizia, dei diritti. Uomini che hanno dedicato la loro vita al servizio degli altri in un contesto quello degli anni 50 dove la società civile si stava ricomponendo dopo il disastro della guerra che aveva lasciato lutti e profonde ferite nelle famiglie italiane. Uomini dal coraggio smisurato e dalla passione politica incessante e travolgente per quanti gli stavano accanto. Uomini che ci riportano al ricordo della Resistenza, della tragedia di Ribolla, alla memoria della miniera, quella miniera che fa paura perché è contro natura, ti inghiottisce giù nelle viscere della terra. L’ultimo pane come si diceva una volta del lavoro in miniera. Mendes Masotti che negli anni 50 portò a compimento a Ribolla la realizzazione della costruzione della “Casa del Partito e del Popolo”. Importante fu inoltre l’impegno che dedicò allo sviluppo della locale Coop di Ribolla della quale fu Presidente fino alla sua morte. Il suo ultimo progetto: “Il monumento al minatore’fatto erigere a Ribolla”.

Di Otello Tacconi è rimasta famosa la sua denuncia sul giornale dell’Unità che qualche mese prima delle tragedia fece sulle condizioni di lavoro che dovevano sopportare i minatori e della precarietà delle norme di sicurezza attuate dalla Montecatini «si ricerca il gas in miniera per mezzo del porcellino d’India». In ultimo Nello Bracalari che recentemente ci ha abbandonato, lo ha fatto in silenzio, lasciando un grande vuoto in quanti lo conoscevano e lo apprezzavano per le sue doti, la sua umanità, la voglia di vivere e di combattere contro i soprusi, per i diritti, per il riconoscimento della dignità di lavoratore e della persona. Nello in quelle giornate della tragedia fu nominato dal comitato nazionale che presiedeva le iniziative responsabile unico per la sicurezza, un compito di grande responsabilità.

A questi uomini e donne la Cgil il 9 di maggio alle ore 16 presso l’ex cinema dedicherà un doveroso ricordo e omaggio in dovere alla memoria perché è in essa che ritroviamo i valori da conservare e proporre alle giovani generazioni perché è in essa che possiamo rifugiarci e stringerci nei momenti di delusione e sconforto così da riprendere fiducia e slancio. 

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