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Il personaggio

Le bocce uno sport da maschietti? Per favore, non ditelo a Rachele

di Maurizio Caldarelli

	Rachele in azione sulle piste
Rachele in azione sulle piste

Trent’anni, volontaria della Cri, prossima infermiera: gioca in serie B con la madre. Ed è arbitro nazionale di Boccia paralimpica, prima in assoluto in Toscana

06 marzo 2024
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GROSSETO. Le bocce sono da sempre uno sport maschile e anche un po’ maschilista, ma Rachele Maggio, intraprendente trentenne originaria di Roccastrada, si sta facendo sempre più spazio in questa disciplina che pratica ormai da sei stagioni, ma che ama da tutta la vita.
Rachele, classe 1993, è da tre anni delegata della Federbocce delle province di Grosseto e Livorno, ma è anche un’ottima giocatrice e un arbitro. Nei giorni scorsi, al centro tecnico federale di Roma Eur, la giovane grossetana si è diplomata, prima donna in Toscana a ottenere l’attestato, arbitro nazionale di Boccia Paralimpica, dopo aver superato brillantemente sia l’esame orale che la prova pratica.
«Mi è sembrata una cosa naturale, più di quanto possa sembrare – dice Rachele – vado in ambulanza con la Croce rossa da quando ho 14 anni, inoltre studio infermieristica e vorrei studiare medicina. La sanità per certi versi non ha segreti e sulla mia strada, ho trovato frequentatori del mondo delle bocce con disabilità fisiche gravi e gravissime. Il bello di questo sport è che può essere praticato da qualsiasi persona, anche con disabilità: c’è chi lo gioca in carrozzina, chi con malattie degenerative tipo la Sla, ma anche chi ha un uso limitato degli arti. C’è comunque una categorizzazione che viene fatta da medici e fisioterapisti internazionali che si occupano di fare la classificazione perfetta per ogni tipo di disabilità e questo fatto mi ha sempre affascinato».

Lei è anche arbitro della specialità Raffa e giocatrice. Come è nato questo amore per uno

sport praticato quasi esclusivamente da uomini?

«Diciamo innanzitutto che è una passione di famiglia. Giocava mio nonno, che oggi purtroppo non c’è più, giocano i miei genitori. Ho iniziato a muovere i primi passi sul campo in terra battuta nel mio paese, Roccastrada; nel 2019 c’è stato però il fatale incontro con il Circolo Bocciofilo Grosseto. Ho iniziato a fare gare maschili e piano piano mi sono proprio innamorata di questo sport; ho iniziato a girare per la Toscana e per l’Italia e a conoscere veramente tante persone ed è anche questo il fascino delle bocce, la possibilità di fare amicizie. È un’aggregazione totale: è facile vedere il ragazzo di 13 anni che gioca con il pensionato di 70 anni. È una disciplina che unisce le famiglie, le persone. Prendete me, io vado in giro con i miei genitori a giocare».
Rachele Maggio è un’atleta di categoria B femminile, con ottimi risultati, e quest’anno ha deciso di partecipare al campionato di categoria promozionale, in coppia con la mamma, Barbera Valteroni, di 62 anni.

«Per trovare una squadra per disputare questo campionato, tra l’altro nemmeno di altissimo livello – racconta – abbiamo dovuto farci tesserare da una società di Cortona, nell’Aretino, ma ne è valsa la pena. Con mamma ci divertiamo un mondo. Siamo andate a giocare a Scandicci e nel nostro girone c’è anche una formazione di Milano. E in caso di passaggio di turno dovremo proseguire a girare l’Italia. A Grosseto hanno rinunciato a mettere in piedi una squadra perché il torneo è troppo costoso».

Quanto la impegna questa passione?

«Tanto, quasi tutti i giorni. Tra l’altro sto facendo anche il corso da allenatore di primo livello, poi Il mercoledì ho gli allenamenti in via Salvator Rosa a Grosseto e una volta a settimana vado a Cortona. La mattina sto cercando di coinvolgere invece anche un maggior numero di giovani, andando nelle scuole di Roccastrada, Montemurlo e della zona. Il mio ruolo di delegata provinciale mi porta a cercare di appassionare anche le donne. Ce ne sono, ma viene visto come uno sport ancora troppo maschile. Personalmente non mi posso lamentare degli uomini. Quando il presidente regionale della Federbocce ha chiesto a Pasquale De Filippo, massimo dirigente grossetano, se avesse nella sua orbita la persona giusta per fare il delegato provinciale, ha indicato me e adesso, dopo l’accorpamento delle province, mi ritrovo a seguire Grosseto-Livorno. Ma lo faccio con amore e per questo non mi pesa». 

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