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Il lutto

Marina di Grosseto piange la cuoca Erminia Dandoli: «Il bagno Oscar fu la sua vita»

di Maurizio Caldarelli
Marina di Grosseto piange la cuoca Erminia Dandoli: «Il bagno Oscar fu la sua vita»

Conosciuta da tutti, aveva compiuto 100 anni a novembre

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GROSSETO. La comunità di Marina di Grosseto piange la scomparsa della sua nonnina più anziana: Erminia Dandoli, che aveva compiuto 100 anni lo scorso 10 novembre. La frazione è in lutto per aver perso una figura storica, amata e conosciuta da tutti. In tanti si sono recati ieri all’obitorio a darle l’ultimo saluto e ricordare, insieme alla figlia Tiziana, la bontà di una figura rimasta nel cuore dei marinesi.

Originaria di Castel San Niccolò, piccolo ma suggestivo borgo del Casentino, Erminia arrivò a Marina di Grosseto al termine della seconda guerra mondiale, insieme al marito Fortunato “Oscar” Romani. Il paese nel quale vivevano era stato devastato dalle bombe e i due giovani coniugi decisero di rifarsi una vita in Maremma. Dopo qualche anno nacquero il figlio Valter, scomparso prematuramente, e la figlia Tiziana.

Il marito di Erminia trovò inizialmente lavoro alla Canova, a raccogliere le pigne, ma ben presto ebbe l’intuizione di mettersi in proprio, con la collaborazione dell’amata moglie. Nel 1954 nacque così il bagno Oscar, uno dei primi stabilimenti balneari di Marina di Grosseto.

“Oscar” ed Erminia aprirono un piccolo chiosco di legno sul mare, che ben presto si trasformò in un ristorante frequentatissimo dai turisti, che arrivavano da Siena, Firenze e Roma per gustare i piatti preparati da Erminia, cuoca sopraffina.

«Quello stabilimento balneare – racconta la figlia, che gestisce il bagno “Oscar” insieme al marito Marco Santoni – è stato tutta la sua vita. Ha contributo a farlo diventare quello che è oggi, un punto di riferimento per turisti e grossetani. Era una gran lavoratrice. È stata attiva ben oltre la pensione, fino a 80 anni. Prima della morte di babbo (avvenuta nel 2007), era sempre al mio fianco, dopo che ho preso in mano l’attività nel 2003».

E aggiunge, con la voce rotta dalla commozione: «Mamma Erminia era una persona buona, tutti le volevano bene. Non passava giorno che qualcuno chiedesse di lei e ci ricordasse le sue doti umane e di imprenditrice».

Oggi la parola “integrazione” è all’ordine del giorno, ma Erminia la metteva in atto cinquant’anni fa. «Ricordo da piccola – prosegue la figlia – quando mia mamma acquistava vasi di rame e cocci dai primi venditori ambulanti per invogliarli a fare il loro lavoro. I “vu cumprà” erano soprattutto marocchini, ma anche con l’arrivo dei senegalesi non cambiò niente. Un ragazzo africano diventò quasi di famiglia: al termine di una giornata sulla spiaggia la mamma gli preparava un pasto caldo e lui per ringraziarla le cantava canzoni popolari. Quel senegalese, che dopo un po’ andò a lavorare nei boschi, rimase in Italia per vent’anni ma una volta tornato nel suo Paese continuò a telefonarci e a regalare canzoni alla mamma. È solo un esempio del cuore enorme che aveva Erminia, che ha sempre avuto un rapporto speciale con tutti, comprese le persone che venivano da fuori. Era una donna generosa, d’altri tempi e i valori umani sono stati il faro della sua vita».

Le esequie di Erminia Dandoli sono oggi alle 14,15 nella chiesa di San Rocco a Marina di Grosseto.


 

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