Il Tirreno

Grosseto

tribunale 

Condannato a tre anni per botte alla compagna e pistola clandestina

P.S.
Condannato a tre anni per botte alla compagna e pistola clandestina

30 aprile 2021
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GROSSETO. Quando i carabinieri erano corsi a casa della donna, che si era chiusa in bagno e si era ferita con un coltello dopo aver litigato con il compagno, avevano anche trovato una pistola Beretta calibro 7,65 con caricatore, otto colpi inseriti e matricola abrasa, più 63 cartucce detenute illegamente. Così lui era stato arrestato. E adesso, all’udienza preliminare, i reati sono stati unificati in un unico processo: non solo la vicenda della pistola ma anche i maltrattamenti che avrebbe inflitto alla donna, culminati con l’episodio del 12 aprile 2019 (lesion guaribili in dieci giorni).

Per tutto quanto avvenuto in un centro della zona nord della provincia, un uomo di poco meno di cinquanta anni è stato condannato con il rito abbreviato a tre anni e tre mesi più mille euro, più il pagamento delle spese processuali e di mantenimento durante la permanenza in carcere. L’uomo, assistito dall’avvocata Stefania Postiferi, è stato interdetto in cinque anni dai pubblici uffici e dovrà anche risarcire la ex compagna (parte civile con l’avvocata Sara Malossi) con diecimila euro, più spese per mille euro. L’accusa aveva chiesto quattro anni. Nelle motivazioni adesso depositate, il giudice Sergio Compagnucci considera attendibili le dichiarazioni della donna (ma anche quelle dei suoi familiari) che nella querela - molto più dettagliatamente rispetto alle dichiarazioni iniziali, generiche e non ritorsive - aveva spiegato che l’uomo era solito fare abuso di alcol (grappa e gin lemon) e che le offese e (dal giugno 2018) le botte erano all’ordine del giorno. Anche quel 12 aprile 2019 la lite era nata per il solito motivo: «Smetti di bere» e lui l’aveva aggredita per il collo; la donna era riuscita a scappare in camera da letto, poi aveva preso un coltello dalla cucina (era stata sbattuta da lui contro la porta a vetri) e aveva chiamato il 118; i soccorritori l’avevano trovata in bagno. Non sono da ritenersi invece attendibili le dichiarazioni rese dai genitori dell’imputato, che avevano sottolineato l’atteggiamento aggressivo della donna. — P.S.

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