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il naufragio della concordia

Sei anni da ricordare in attesa del cantiere

Francesca Gori
Sei anni da ricordare in attesa del cantiere

Tra pochi giorni potrebbero riprendere i lavori di pulizia dei fondali     

13 gennaio 2018
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ISOLA DEL GIGLIO. Non ci sarà il ministro Galletti, ci saranno invece l’allora capo della protezione civile Franco Gabrielli, il suo successore Fabrizio Curcio, il presidente della giunta della Regione Toscana Vittorio Bugli e il capogruppo del Pd in consiglio regionale Leonardo Marras a rendere omaggio alle 32 vittime del naufragio della Costa Concordia, oggi, sull’isola del Giglio. Sarà un cerimonia all’insegna della sobrietà, quella organizzata dal Comune dell’isola del Giglio, così come l’ha voluta, a distanza di sei anni da quella notte che ha cambiato la storia della marineria italiana, il sindaco Sergio Ortelli. In questi sei anni, il primo cittadino ha dovuto fare i conti con un evento che ha portato con sé un carico di dolore incancellabile. Dai suoi occhi, dalla sua mente e dal cuore di tutti i parenti delle vittime del naufragio. E ha dovuto imparare a fare i conti non soltanto con la crisi economica che ha eroso risorse a tutte le amministrazioni ma anche con quella nave che per anni ha fatto parte del panorama del Giglio, che ha snaturato quella bellissimo colpo d’occhio che i turisti avevano una volta arrivati in porto. Ora quella balena adagiata su un fianco, davanti a Punta Gabbianara, è un lontano ricordo ma manca ancora un tassello prima che questa vicenda sia conclusa. La Micoperi da settimane ha abbandonato l’isola, per una diatriba contrattuale con la Costa Crociere che sta pagando il lavoro di ripristino dei fondali dell’isola. «Sembra che un accordo sia stato trovato - dice oggi Sergio Ortelli - ma noi dell’amministrazione non partecipiamo a quel tavolo delle trattative. Quello che è certo è che ormai siamo arrivati quasi a prendere quella bandierina che può davvero portare la nostra isola alla svolta». L’eco del naufragio, quell’eco che ha fatto conoscere l’isola del Giglio in tutto il mondo, è stato un boomerang per l’economia di quel piccolo paradiso incastonato tra le gemme dell’Arcipelago Toscano. «Abbiamo fatto i conti con lo spopolamento dell’isola, con la crisi economica - dice - e ora che eravamo arrivati a un passo dalla conclusione di questa vicenda, vediamo spostare l’asticella sempre più avanti. Le fasi del ripristino ambientale dovevano essere concluse e invece ci troviamo di nuovo di fronte a queste diatribe contrattuali che hanno dato un nuovo stop alla conclusione dei lavori».

È questione di pochi mesi ormai: la Micoperi aveva quasi concluso le opere quando si è posta la necessità di organizzare alcune attività integrative per eliminare anche gli anchor block. «Dal canto nostro non possiamo fare altro che agevolare il tavolo delle trattative - aggiunge Ortelli - cercando di collaborare con tutti. Se Costa dovesse decidere che quest’ultima parte dei lavori non venga svolta da Micoperi, i tempi si dilaterebbero ancora e non sarebbe certo conveniente per nessuno».

Tra pochi giorni, probabilmente, il cantiere verrà di nuovo allestito. Intanto oggi la mente, il cuore e gli occhi dei gigliesi saranno diretti tutti in un’unica direzione: quella del ricordo di una tragedia che non ha avuto eguali nella storia della marineria. La deposizione della corona alla lapide che ricorda le vittime del naufragio sarà seguita da una cerimonia sobria, semplice. Raccoglimento e cordoglio, perché quei 32 nomi impressi sul molo del Giglio abbiano ancora voce e verità, come si deve ai morti.

«Tanti parenti delle vittime - dice ancora Ortelli - vivono all’estero e non possono partecipare a questa cerimonia. Il dolore è difficile da spegnere e a chi ha perso la vita su quella nave e a chi ancora oggi piange un figlio o una moglie o un compagno in quella tragedia, vogliamo tributare ancora oggi il nostro ricordo».

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