Aree idonee e non I dubbi di Montenero sulla nuova geotermia
di Fiora Bonelli
Nella frazione di Castel del Piano ancora un coro di no all’impianto. Sulla zonizzazione la parola passa ai Comuni
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MONTENERO D’ORCIA. Centrale geotermica di Montenero: nessuno la vuole, ma intanto il tempo passa e la patata bollente rimbalza dal Ministero alla Regione, al Comune.
La Regione Toscana, infatti, sta predisponendo lo strumento con cui potrà giungere alla definizione delle aree non idonee alla geotermia. Per farlo, adesso sta ai comuni dimostrare, con argomentazioni inconfutabili, che certi siti, per coltivazioni di pregio o questioni ambientali o altro ancora non possono ospitare centrali geotermiche. La faccenda è, comunque, ancora abbastanza fumosa.
Il 7 giugno a Montenero d’Orcia si è tenuta un’assemblea pubblica con circa 100 persone, il capogruppo regionale Pd Leonardo Marras, il sindaco Claudio Franci, esponenti del comitato per la salvaguardia Orcia inferiore, imprenditori, partiti politici. Di certo si è capito solamente che nessuno dei partecipanti, dalla Regione al comune cittadino, vuole questa centrale. Ma è anche venuto fuori che adesso per la geotermia si userà lo stesso criterio in atto per l’eolico e il fotovoltaico. Saranno dunque i comuni a dover definire aree non idonee e aree idonee.
L’inghippo sta nella classificazione dei comuni. Infatti saranno i 17 comuni geotermici della Toscana e i comuni con loro confinanti a dover indicare le aree non idonee per la costruzione delle centrali, e di conseguenza a mettere nel piatto anche quelle idonee. Solo i comuni non geotermici potranno specificare che non è idoneo tutto l’intero territorio comunale.
«La divisione fra comuni geotermici e non – commenta Tiberio Tiberi esponente Pd – è fatta in relazione alle centrali ad alta entalpia. Infatti sono geotermici i comuni di Santa Fiora, Arcidosso, Castel del Piano e Roccalbegna nel versante grossetano. Ma nel nostro caso si parla di geotermia a media bassa entalpia che nulla ha a che vedere con l’altra. Quindi la divisione non regge. Si spera che sia questo un errore della fase istruttoria della regione che sarà modificato. Altrimenti ai comuni geotermici tocca l’onere di indicare altre aree dove far sorgere ulteriori centrali».
Anche Pino Merisio, del comitato salvaguardia Orcia Inferiore, fa notare che «solo i comuni non geotermici e non confinanti con quelli geotermici hanno la possibilità di dire un no pieno alla geotermia. Eppure Castel del Piano è interessato solo per un piccolo pezzo di pochi chilometri solo perché confina con la zona di Bagnore 4. Dunque c’è solo quel pezzettino se mai utile per le aree idonee. Ma ribadiamo che tutto il comune, per la sua vocazione ai prodotti di pregio, è non idoneo».
E tutti la pensano così. Gli imprenditori in primis. Giorgio Franci, dell’omonimo frantoio pluridecorato, chiarisce che il ricorso al Tar contro la via autorizzata per la centrale di Montenero d’Orcia che sta predisponendo una cordata di imprenditori, va avanti e si sta rimpinguando sempre più, sebbene possano essere solo le aziende nel raggio di 5 chilometri dal sito della centrale a poter sottoscrivere il ricorso.
«Siamo già in molti – specifica Franci – aziende di Montenero e di Castel del Piano, ma anche il consorzio del Brunello di Montalcino ci sosterrà con la formula ad adiuvandum e ci ha sempre sostenuto anche il consorzio del Montecucco. Lo stesso Marras ha sottolineato l’importanza di questo ricorso. Un fronte comune per una centrale che in questo territorio che offre produzioni di pregio, si affaccia alla Val d’Orcia è a dir poco inopportuna».
All’assemblea di Montenero, dove vi è stata pure qualche contestazione da parte di chi spostava l’attenzione sulle centrali flash, il Pd amiatino ha ufficialmente ribadito, per bocca del coordinatore Alberto Coppi, il suo fermo no all’impianto.
©RIPRODUZIONE RISERVATA
La Regione Toscana, infatti, sta predisponendo lo strumento con cui potrà giungere alla definizione delle aree non idonee alla geotermia. Per farlo, adesso sta ai comuni dimostrare, con argomentazioni inconfutabili, che certi siti, per coltivazioni di pregio o questioni ambientali o altro ancora non possono ospitare centrali geotermiche. La faccenda è, comunque, ancora abbastanza fumosa.
Il 7 giugno a Montenero d’Orcia si è tenuta un’assemblea pubblica con circa 100 persone, il capogruppo regionale Pd Leonardo Marras, il sindaco Claudio Franci, esponenti del comitato per la salvaguardia Orcia inferiore, imprenditori, partiti politici. Di certo si è capito solamente che nessuno dei partecipanti, dalla Regione al comune cittadino, vuole questa centrale. Ma è anche venuto fuori che adesso per la geotermia si userà lo stesso criterio in atto per l’eolico e il fotovoltaico. Saranno dunque i comuni a dover definire aree non idonee e aree idonee.
L’inghippo sta nella classificazione dei comuni. Infatti saranno i 17 comuni geotermici della Toscana e i comuni con loro confinanti a dover indicare le aree non idonee per la costruzione delle centrali, e di conseguenza a mettere nel piatto anche quelle idonee. Solo i comuni non geotermici potranno specificare che non è idoneo tutto l’intero territorio comunale.
«La divisione fra comuni geotermici e non – commenta Tiberio Tiberi esponente Pd – è fatta in relazione alle centrali ad alta entalpia. Infatti sono geotermici i comuni di Santa Fiora, Arcidosso, Castel del Piano e Roccalbegna nel versante grossetano. Ma nel nostro caso si parla di geotermia a media bassa entalpia che nulla ha a che vedere con l’altra. Quindi la divisione non regge. Si spera che sia questo un errore della fase istruttoria della regione che sarà modificato. Altrimenti ai comuni geotermici tocca l’onere di indicare altre aree dove far sorgere ulteriori centrali».
Anche Pino Merisio, del comitato salvaguardia Orcia Inferiore, fa notare che «solo i comuni non geotermici e non confinanti con quelli geotermici hanno la possibilità di dire un no pieno alla geotermia. Eppure Castel del Piano è interessato solo per un piccolo pezzo di pochi chilometri solo perché confina con la zona di Bagnore 4. Dunque c’è solo quel pezzettino se mai utile per le aree idonee. Ma ribadiamo che tutto il comune, per la sua vocazione ai prodotti di pregio, è non idoneo».
E tutti la pensano così. Gli imprenditori in primis. Giorgio Franci, dell’omonimo frantoio pluridecorato, chiarisce che il ricorso al Tar contro la via autorizzata per la centrale di Montenero d’Orcia che sta predisponendo una cordata di imprenditori, va avanti e si sta rimpinguando sempre più, sebbene possano essere solo le aziende nel raggio di 5 chilometri dal sito della centrale a poter sottoscrivere il ricorso.
«Siamo già in molti – specifica Franci – aziende di Montenero e di Castel del Piano, ma anche il consorzio del Brunello di Montalcino ci sosterrà con la formula ad adiuvandum e ci ha sempre sostenuto anche il consorzio del Montecucco. Lo stesso Marras ha sottolineato l’importanza di questo ricorso. Un fronte comune per una centrale che in questo territorio che offre produzioni di pregio, si affaccia alla Val d’Orcia è a dir poco inopportuna».
All’assemblea di Montenero, dove vi è stata pure qualche contestazione da parte di chi spostava l’attenzione sulle centrali flash, il Pd amiatino ha ufficialmente ribadito, per bocca del coordinatore Alberto Coppi, il suo fermo no all’impianto.
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