Il Tirreno

Grosseto

petizione a capalbio

Immigrati in arrivo «Così rischiano il ghetto»

di Ivana Agostini
Immigrati in arrivo «Così rischiano il ghetto»

CAPALBIO. C’è un po’ di inquietudine a Capalbio per l’annunciato arrivo di immigrati. La notizia si è diffusa nelle scorse settimane, durante le quali si era parlato di cinquanta profughi in...

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CAPALBIO. C’è un po’ di inquietudine a Capalbio per l’annunciato arrivo di immigrati. La notizia si è diffusa nelle scorse settimane, durante le quali si era parlato di cinquanta profughi in arrivo a luglio. Ora potrebbe essere rimandato tutto a ottobre: anche se non c’è conferma ufficiale del posticipo.

La sede prescelta per accogliere i migranti sarebbe una location di pregio, nella zona del Leccio; le abitazioni apparterrebbero a una società che avrebbe partecipato al bando.

I capalbiesi non fanno che parlare d’altro: da giorni nei bar e nelle attività del borgo, circola una lettera indirizzata al prefetto di Grosseto e al sindaco di Capalbio Luigi Bellumori, nella quale i capalbiesi, anche se non si sa con precisione chi, esternano le loro perplessità nel concentrare un numero così elevato di immigrati in una paese così piccolo come la Piccola Atene (così viene chiamata Capalbio).

«La Maremma – scrivono i cittadini – ha sempre vissuto il fenomeno dell’immigrazione in maniera positiva e costruttiva. Basti pensare alla riforma dell’Ente Maremma che ha fatto arrivare, nel secolo scorso, decine di famiglie da altre regioni italiane». Nella lettera che circola si fa riferimento anche a una immigrazione più recente, quella di coloro che sono arrivati dai paesi dell’Est Europa e che si sono integrati trovando lavoro. «È stato un momento di sviluppo e di coesione sociale per tutti» si legge. Ora però la situaizone sarebbe diverse. «La nostra comunità – si legge – rischia di andare in crisi davanti a un arrivo di massa di persone tutte concentrate in appartamenti collocati in un unico edificio nato come casa per le vacanze. Sarebbe come collocarli – notano – su di un’isola all’interno di un’altra isola».

Chi scrive sa di rischiare di essere mal interpretato, ma – molto semplicemente – mette in evidenza che quello che potrebbe accadere a Capalbio «sarebbe ben lontano dall’integrazione e, anzi, diventerebbe pericoloso per l’ordine pubblico».

Capalbio d’inverno conta circa 300 anime, per la maggior parte anziane. Il luogo prescelto per l’accoglienza è vicino alle scuole e – mettono nero su bianco i capalbiesi che scrivono – «con uno scarso numero di forze dell’ordine. Ha pochi carabinieri e un solo agente della municipale». In caso di necessità, «chi garantirebbe l’ordine pubblico?» I capalbiesi pensano anche al bene dei profughi, che in una situazione come quella descritta «sarebbero hettizzati senza nessuna possibilità di integrazione».

Insomma, la lettera ha una sola finalità: sollecitare le istituzioni a rivedere le posizioni e ad individuare un posto più idoneo da destinare all'accoglienza degli immigrati: «non solo a vantaggio dei capalbiesi – scrivono – ma anche degli stessi immigrati e della loro incolumità».

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