Tafani, il circo di Maremma
La saga di una straordinaria famiglia di Montemassi che stupiva la Toscana
MONTEMASSI. «Attenzione, cittadini. È’ qui giunto da qualche giorno il Circo Tafani, preceduto da buona fama per i successi riportati nei vicini paesi...». Iniziava proprio così un articolo del Telegrafo del 1935. Giusto ottant’anni fa. La tradizione circense toscana - pochi lo sanno - nasce in Maremma, sull’asse Acquapendente-Pitigliano-Montemassi.
E proprio a Montemassi, nei giorni scorsi, siamo andati a intervistare Francesco Tafani, oggi residente a Siena, nipote per linea diretta di Giuseppe (il fondatore dell’omonimo circo) e padre di Leonardo, attuale assessore al Comune di Siena.
Nel paesino celebrato da Simone Martini nel Guidoriccio da Fogliano assediante si ricorda ancora l’eclettica e numerosa famiglia di Giuseppe Tafani (ben undici figli), che dette origine a due circhi: quello del figlio Pietro e del fratello Alfredo.
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La loro casa, all’inizio del paese, in via Matteotti, è oggi una palazzina ristrutturata con preziosi decori alle finestre, «ben diversa da quella che per tanti anni è stato il quartier generale della mia famiglia», ricorda Francesco.
Originari di Acquapendente, i Tafani si consolidarono circensi proprio a Montemassi, intorno agli anni Venti del secolo scorso, portando nelle piazze l'atletica, il trapezismo e il contorsionismo virtuosistico. Non hanno mai ospitato animali, unica eccezione i cani ammaestrati. Nei paesi dell’entroterra, a Grosseto, nell’hinterland fiorentino e nel Senese, finanche fuori dai confini della Toscana, il nome Tafani è diventato nel tempo una sorta di leggenda, legata alle gesta del burlone Alfredo, detto Manicomio, straordinario intrattenitore e fabbrica di aneddoti.
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I Tafani, come detto, negli anni Trenta e Quaranta giravano la Toscana con due tendoni riscuotendo successo e facendo trascorrere ore di divertimento a bambini e adulti. Tra le attrazioni la graziosa equilibrista Livia, il duo comico Tafano e Fiacca e poi i numeri dei più piccoli della famiglia, applauditissimi come giocolieri, clown e al fianco dei cani ammaestrati.
Dal 1932 in poi, con la diffusione del cinematografo, i Tafani vissero una prima crisi. «A dire la verità – conferma Francesco – le difficoltà colpirono soprattutto i grandi circhi nazionali e risparmiarono quelli minori, come il nostro. Emblematica fu la chiusura del grande circo Schneider, che ebbe grande rilievo sulla stampa dell’epoca». Alcuni artisti licenziati dallo Schneider furono assunti dai due circhi Tafani, che per le loro ridotte dimensioni e per il target legato ai piccoli centri (dove il cinema non arrivava), riuscivano ancora a stare sul mercato e garantire retribuzioni dignitose.
All’epoca i Tafani rientravano in Maremma a fine stagione per svernare, appunto, a Montemassi. «Qui mio nonno e mio zio – prosegue Francesco, oggi settantottenne - ritornavano ai mestieri originari: i saldatori. Ovviamente tutti continuavano anche ad allenarsi, grandi e piccini, donne e uomini erano di fatto coinvolti nel circo come acrobati o clown. Mi ricordo mamma Ofelia, le mie sorelle Elica e Argia, mio fratello Bibi, i miei cugini Alfiero e Livia, che era. bella e brava».
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Le fotografie attestano tutto ciò che Francesco racconta. Con lo scoppio della seconda guerra mondiale i due circhi, purtroppo, si dissolsero. La fine di Pietro Tafani fu tragica. Cessati i panni di manager circense, si era riciclato come recuperante bellico. Nel 1946 rimase gravemente ferito nell’esplosione della polveriera delle Versegge, tra Roccastrada e Grosseto. Ustionato, riuscì a ritornare a Montemassi con le proprie gambe, coprendo una diecina di chilometri a piedi, poi – raggiunta casa – morì tra le braccia della moglie. Alfredo Tafani (nel mondo dei circhi conosciuto come “Manicomio”), l’altro fratello, era il padre di Francesco, il nostro interlocutore, ed ebbe una vita più fortunata. Di lui si ricordano tante disavventure, scherzi, dentro e fuori l’arena ginnica.
Oggi dei Tafani, in Maremma, restano le radici montemassine e un modo di dire (“Non fa’ il Tafani..!”) probabilmente ispirato dalle burle studiate dai pagliacci dell’omonimo circo. Montemassi, la prossima estate, intende dedicare un’iniziativa ai Tafani e all’arte circense, da qui esportata dai discendenti di Beppe, capaci di far sorridere i nostri nonni.