L'analisi
«Teletirreno fu sacrificata a favore di altre scelte»
L’ex direttore Capecchi teste nella causa di lavoro promossa dagli ex dipendenti «L’editore mi aveva assicurato che avremmo continuato a trasmettere»
GROSSETO. «Piero Barbagli mi disse che non avrebbe ottenuto la concessione sul digitale per Teletirreno, per come l’aveva ridotta: era scesa nella classifica regionale, dopo essere stata terza. Ma mi assicurò che in ogni caso avremmo continuato a trasmettere sul digitale terrestre tramite un consorzio e un nuovo canale». Ma dagli studi venne portato via tutto. Ci furono anche pignoramenti, per il debito reclamato da Equitalia, e le apparecchiature vennero immagazzinate e indicate con la destinazione (Cpv e Telegest).
La vertenza Teletirreno - la causa promossa da 7 ex dipendenti licenziati poco più di due anni fa - è passata anche da queste parole dell’ex direttore Giancarlo Capecchi, sentito ieri come testimone su ben 15 argomenti dal giudice del lavoro Antonella Casoli. Quindici domande con la formula «è vero che...?» alle quali Capecchi ha risposto per circa un’ora, rileggendo poi il verbale stilato dallo stesso giudice e infine firmandolo. Non tutto è stato condiviso dai dipendenti, che hanno assistito alla deposizione e che hanno scosso la testa quando hanno dissentito dalle parole di Capecchi.
«Siamo stati sacrificati a favore di altre scelte dell’editore» ha detto senza mezzi termini il direttore. Il giudice, fattasi fare una panoramica generale sulla situazione della tv, ha chiesto puntualizzazioni sulla situazione al 21 novembre 2011, quando l’emittente di via Giada fu chiusa. «Rimasi lì per un paio di mesi, essendo corrispondente Rai facevo dei servizi e utilizzavo il “ponte”, penso di Teleradiocenter, per inviarli a Firenze. Non ho fatto altri servizi per le emittenti di Barbagli. Poi chiusi anche il mio ufficio lì perché l’editore non aveva più pagato le bollette». E il canale 88? «Barbagli l’aveva preso in affitto da Canale 10». L’ex direttore ha spiegato di avervi lavorato pochissimo e di non essere stato pagato dai Barbagli. Gli allora collaboratori avevano sì prodotto delle trasmissioni per Tirreno Channel (sport, rubrica religiosa, trasmissione estive) ma con rapporti diretti tra Barbagli e il conduttore o tra Barbagli e la Diocesi di Pitigliano. «E il canale 88 non trasmetteva da Grosseto ma da Monteriggioni», cioè dalla sede di Teleradiocenter di Barbagli, ha fatto precisare Capecchi. Che ha poi aggiunto di aver riferito a tutti le parole di Barbagli, secondo il quale era certo che a Grosseto sarebbe rimasta una tv.
E’ vero che gli spot pubblicitari erano transitati da Teletirreno alla nuova emittente? «Noi non ne abbiamo più fatti. E a quelli acquisiti è stata cambiata la voce narrante: non so chi abbia fatto le modifiche. E nemmeno della fatturazione degli spot». Ma ci sono state altre trasmissioni di Capecchi su Tirreno Channel? «Delle repliche, come qualche “Stasera parliamo con...”. Ma non venivo pagato, non mi è nemmeno passato per la mente di chiederlo, erano vecchie trasmissioni ormai acquisite».
È vero che l’emittente ha utilizzato la piattaforma Sky nel gennaio-marzo 2012? «No - ha risposto Capecchi - Maremma Channel era finita prima del novembre 2011: il satellite costava troppo. Chiudere il satellite fu una delle prime cose che fece Barbagli». E qui i dipendenti hanno scosso la testa.
Ascoltata come teste anche l’ex redattrice Roberta Filippi. L’udienza è aggiornata fra quindici giorni con altri testi.