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Fiorentina, Nicolussi Caviglia: il regista che legge l’Iliade e sogna Cruijff

di Mario Neri

	Hans Nicolussi Caviglia
Hans Nicolussi Caviglia

Hans: «La Fiorentina era lo step che cercavo»

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Si impara a riconoscerlo subito: passo elegante, sguardo assorto, parole misurate. Hans Nicolussi Caviglia non è un centrocampista qualunque, e non soltanto perché la Fiorentina lo ha scelto come pedina chiave per allungare le rotazioni di Stefano Pioli. L’ex Venezia porta con sé una cultura sportiva e personale che lo rende diverso: «Adesso sto rileggendo l’Iliade – ha raccontato – l’avevo studiata a scuola e la trovo ancora attuale». Un ragazzo del 2000 che si ispira a Omero e a Johan Cruijff, la cui maglia numero 14 ha scelto non a caso. «È la data di nascita di mia sorella e il numero del mio idolo. Di Cruijff mi porto dietro due concetti: disciplina e creatività. Due cose che, come diceva lui, possono coesistere».

Una scelta di vita

Il suo arrivo in viola non è stato casuale. Bologna e Torino lo avevano cercato, ma il regista valdostano ha preferito il progetto Fiorentina: «C’erano diversi club interessati, ma sono felice di essere qui. Era lo step che mi serviva dopo Venezia. Lì ho trovato continuità, ora è tempo di dimostrare in una squadra con ambizione». Parole che hanno convinto anche i tifosi, pronti a conoscere da vicino un centrocampista che ama il golf, i libri e i calci piazzati. «Nel golf serve concentrazione, pensare prima di agire e restare nel presente. È lo stesso nel calcio, soprattutto nelle punizioni. Ho avuto la fortuna di osservare da vicino Pjanic, mentre oggi mi ispiro molto a Ward-Prowse».

Nel cuore del gioco

Pioli lo ha voluto per la sua capacità di legare i reparti. Nicolussi può agire da vertice basso in un centrocampo a tre, o in coppia nel 4-2-3-1. «Posso giocare sia a due che a tre. L’importante è essere nel vivo del gioco e guardare in verticale, perché con gli attaccanti che abbiamo possiamo far male». E qui sta la chiave tattica: un regista puro, ma con la gamba per uscire palla al piede e calciare dalla distanza. Una mezzala atipica se serve, ma soprattutto un cervello ordinatore che a Pioli può tornare utilissimo in Conference, dove la gestione del possesso e dei ritmi diventa decisiva.

Lezioni di maestri

La carriera lo ha già messo davanti a maestri di spessore: Allegri, Di Francesco, Motta, Nicola. «Da Allegri ho appreso l’importanza della gestione dei momenti. Di Francesco mi ha insegnato la leadership e il posizionamento del corpo. Con Davide Nicola ho instaurato un rapporto speciale: è una persona di spessore e alla fine riesce sempre a ottenere risultati». C’è maturità nelle sue parole, segno di un percorso che lo ha formato anche nella fatica. «La retrocessione col Venezia è stata amara, ma per me molto importante: sono migliorato nella comunicazione e nella personalità».

Ritorni e stimoli

Al Viola Park Nicolussi ritrova amici di lunga data: Moise Kean, con cui ha giocato nei pulcini della Juve, e Nicolò Fagioli, compagno in bianconero. «Con Moise ho un rapporto fantastico, ci conosciamo da quando avevamo otto anni. Con Nicolò ho giocato tanto, possiamo coesistere anche qui». E poi c’è la Conference League, obiettivo dichiarato del club: «È uno stimolo in più. La Fiorentina ha dimostrato di poter arrivare in fondo e proveremo a ripeterci».

Il tocco in più

La sensazione è che Nicolussi Caviglia non arrivi a Firenze per fare la comparsa. Il talento c’è, la testa pure. Sarà il campo a dire se potrà prendersi la regia viola, oggi presidiata da Mandragora ma sempre in cerca di nuove soluzioni. Pioli apprezza i giocatori duttili, capaci di alzare il livello tecnico e mentale della squadra. In questo senso, il ragazzo che legge l’Iliade e porta il 14 di Cruijff potrebbe essere la pennellata diversa, colta e coraggiosa, di un centrocampo che vuole crescere. La Fiorentina ha bisogno di piedi buoni, ma soprattutto di idee. Nicolussi Caviglia, tra libri e pallone, sembra avere entrambe.

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