Il Tirreno

Firenze

Fiorentina Vincere aiuta a vincere Non conviene mollare l’Europa

di Francesco Gensini
La coppa della Conference League esposta un anno fa nel negozio Sky a Firenze
La coppa della Conference League esposta un anno fa nel negozio Sky a Firenze

Mentalità, preparazione e soldi: ecco perché la Conference serve ancora alla Viola La società e Palladino non la “sacrificheranno” per puntare solo sul campionato

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FIRENZE. Torna la Conference League e il rischio è che qualcuno la guardi con occhi storti: la “colpa” è degli eccellenti risultati che la Fiorentina sta ottenendo in campionato. Perché la domanda che gira è: la sovrapposizione delle due competizioni (e a brevissimo diventeranno tre) può essere un problema nella gestione di forze e risorse, a tutto discapito della competizione più importante?

Una domanda che ormai accompagna da anni tutte le squadre che hanno il doppio impegno Italia-Europa in questo calendario (calcistico) affollato come la metropolitana di Tokyo all’ora di punta, a cui la Fiorentina (per meriti propri) non si sottrae da tre stagioni in qua nell’alternanza appunto tra Serie A e Conference League. La risposta non è unica e univoca, nel senso che c’è chi la può vedere in un modo e chi in un altro, ma quella che conta di più viene dall’interno del club viola ed è: no, non può e non dev’essere un problema. Soprattutto non è considerato tale, per l’aspetto tecnico e di prestigio che proviene dal giocare una coppa internazionale e per quello economico non meno secondario: la Fiorentina società ha messo in cassa 35 milioni circa, più o meno equamente divisi tra le tue partecipazioni precedenti in cui è arrivata alla finale in entrambe. Più di un buon motivo, ultimo in primis, per non lasciare indietro nulla.

Valgono a riprova fin dall’inizio del ritiro le parole di dirigenti, Palladino e calciatori, pronunciate ogni volta che è stato richiesto un focus sugli obiettivi per la stagione e mai nessuno dei tre fronti è stato messo in minoranza o, meglio, mai è stata fatta una scelta di preferirne volutamente uno a discapito degli altri: c’è anche la Coppa Italia che entrerà in scena mercoledì prossimo con la sfida all’Empoli che vale i quarti di finale.

Tutti hanno sempre sottolineato la volontà di essere protagonisti nelle tre manifestazioni: parole dette tre mesi fa che magari potevano avere un significato differente rispetto a quelle di questi giorni e, invece, ci ha pensato lo stesso Palladino a rinforzare il concetto dopo la vittoria di Como, replicando così a chi gli chiedeva le sensazioni verso l’Inter e verso la partita che potrebbe valere l’ottava vittoria di fila in campionato come alla Fiorentina è riuscito una sola volta (stagione 1959-60) nella sua storia quasi centenaria: «Ora pensiamo al Pafos e alla Conference: da qui all'inizio di gennaio abbiamo altre dieci partite da disputare e io ho bisogno di tutti per essere competitivi su tutti e tre i fronti».

Insomma, campionato-Conference League-Coppa Italia si può fare e la Fiorentina di Italiano l’ha dimostrato raggiungendo sempre un traguardo da Europa in Serie A, le già ricordate due finali di Conference contro West Ham e Olympiakos poi perse e male ancora fa (anche per questo al Viola Park nessuno vuole mollare l’Europa), una finale (sconfitta contro l’Inter) e una semifinale in Coppa Italia nel cammino in parallelo. Poi, è chiaro, nei pensieri di tutti il Pafos non può avere lo stesso peso specifico dell’Inter e qui interviene la necessità/bravura dell’allenatore a scegliere la formula giusta nel turnover e dei calciatori meno impiegati a trovare e mettere in pratica le motivazioni giuste per assolvere il compito assegnato.

Ciò che è stato fino all’Apoel dove la Fiorentina formato Conference si è fatta trovare impreparata, ma non per questo la sfida di domani è già passata dalla parte degli appuntamenti sgraditi e da eliminare in fretta. La sconfitta di Nicosia sarà un incentivo per riscattarla e per dare una sistemata alla classifica in ottica qualificazione, considerando che anche la prossima Ranieri e compagni la giocheranno al Franchi contro gli austriaci del Lask. Insomma, la domanda di partenza rimbalza e, a maggior ragione vedendo la Fiorentina lassù al secondo posto in campionato, viene respinta da chi di dovere: vincere aiuta a vincere e lo spessore di una squadra si crea aggiungendo e non certo rinunciando.
 

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