Firenze, la Soprintendenza blocca i cantieri del resort extralusso in costruzione nell’area dell’ex ospedale militare San Gallo
La decisione dopo le verifiche sugli scavi preparatori. Riscontrate anomalie. Intanto il Comune nega una variante alla proprietà in cui si chiedeva di aumentare di 30 centimetri la torre di vetro da 23 metri
FIRENZE Prima è stato il cantiere a inseguire la città, ora è la città che insegue il cantiere. Prima è stata è la Soprintendenza a finire sotto la lente della città, ora è la città a finire sotto la lente della Soprintendenza. Così l’ex ospedale militare di San Gallo, che promette di rinascere come cittadella dell’extralusso, diventa il teatro di un rovesciamento: chi progetta punta il dito su chi tutela, chi tutela controlla chi autorizza, e chi autorizza giura di non aver bloccato nulla. In questo intreccio, la Soprintendenza di Antonella Ranaldi prova a non farsi trovare di nuovo nel ciclone del dibattito pubblico dopo il caso del cubo nero, mentre Palazzo Vecchio prova a non sembrare complice di un’altra sorpresa architettonica sfuggita di mano.
E così ieri alla saga urbanistica dell’ex ospedale militare si è aggiunto un nuovo capitolo, forse il più spinoso: quello del cantiere fermato da Piazza Pitti e del Comune costretto a chiarire di non averlo fatto. Nel quadrilatero tra via Cavour e via San Gallo - 16mila metri quadri - si è consumata infatti una delle giornate più tese da quando il progetto, approvato nel 2022 e poi passato nelle mani del gruppo Pontiac Land, colosso immobiliare di Singapore controllata dalla famiglia Kwee, promette di trasformare l’ex convento del Quattrocento nel futuro resort extralusso del marchio Capella. La notizia di una sospensione dei lavori si è diffusa in mattinata, quando dai corridoi di Palazzo Vecchio è filtrato che la richiesta di variante presentata dalla proprietà era stata dichiarata improcedibile. L’eco della voce - "bloccato il cantiere" - ha fatto il resto. E per qualche ora è parso che Comune e Soprintendenza avessero azionato insieme lo stop. Poi, in consiglio comunale, l’assessora all’urbanistica Caterina Biti ha dovuto mettere ordine: «Il Comune non ha bloccato il cantiere dell’ex ospedale di via San Gallo. Gli uffici hanno dichiarato improcedibile la richiesta di variante rilevando» per la famosa torre di vetro «un incremento di 30 centimetri rispetto ai 23 metri prescritti come limite inderogabile. Pertanto, non esiste alcun blocco a lavori già cominciati». Il limite è quello fissato dal Piano Unitario Convenzionato (Puc): 23 metri, non un centimetro di più.
A bloccare il cantiere, dunque, è stata la Soprintendenza. E non per la questione dei centimetri, ma per ciò che sta sotto: gli scavi e le lavorazioni preliminari che, secondo gli uffici di Piazza Pitti, presenterebbero criticità emerse nelle verifiche avviate dopo la lettera inviata il 29 ottobre al Comune. Una richiesta di chiarimenti - la stessa con cui la soprintendente Ranaldi chiedeva una «più esaustiva disamina» delle nuove edificazioni - che oggi mostra conseguenze concrete. Nella vasta area dell’ex complesso, dove ogni colpo di escavatore rischia di svelare reperti, stratificazioni, apparati murari da proteggere, la tutela ha aperto un fascicolo e imposto uno stop su alcune porzioni. «La sospensione dei lavori - ha precisato Biti - riguarda un provvedimento della Soprintendenza che interessa altre porzioni dell’intervento».
È qui che la vicenda di San Gallo si intreccia con la più ampia parabola della Soprintendenza fiorentina. Reduce dalle polemiche del cubo nero, Ranaldi non vuole ritrovarsi addosso un altro dossier capace di seminare sfiducia nella capacità di vigilare sulle trasformazioni della città. Il nuovo resort del gruppo asiatico - 33 suite, 56 camere, dieci residenze vendute fino a 20mila euro al metro quadro, spa e piscina sul tetto - è il prototipo dell’operazione che, se sfugge di mano, può marchiare un’intera amministrazione. Da qui il rigore, il pressing sugli atti, il riesame dei volumi, lo scrutinio sull’impatto paesaggistico e urbanistico a un passo dalla cupola del Brunelleschi.
Le opposizioni fiutano la faglia. «Chiediamo all’assessora Biti e alla commissione di competenza di convocare urgentemente una seduta che chiarisca cosa sta accadendo e come si intende procedere», ha dichiarato Dmitrij Palagi di Spc, ricordando che «il 15 ottobre il Comune ha comunicato l’archiviazione del permesso di costruire, la proprietà ha replicato con un’istanza di riesame, e il 29 ottobre la Soprintendenza ha chiesto al Comune di approfondire il progetto unitario. A noi risulta che Soprintendenza e Direzione urbanistica abbiano sollevato perplessità precise».
Ancora più severo Massimo Torelli, portavoce di Salviamo Firenze: «Giorno dopo giorno si allargano le ombre sul cantiere San Gallo. Chiediamo che immediatamente ci siano controlli in cantiere, sembra evidente che la proprietà si sta mostrando inaffidabile. Avremmo voluto che fosse stato il Comune a bloccare i lavori, ma così non è stato e l’assessora Biti ne sembra felice. Noi lo siamo molto meno. Leggiamo dall’assessora che è stata bocciata la richiesta di innalzare la torre oltre i 23 metri e che sono bloccate altre parti dell’intervento da parte della Soprintendenza. Quali sono?».
