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Firenze, 3.200 borse false nel retrobottega: la vetrina del lusso che nascondeva il mercato del falso

Firenze, 3.200 borse false nel retrobottega: la vetrina del lusso che nascondeva il mercato del falso

Scoperto un negozio e un laboratorio di pelletteria gestiti da cittadini stranieri alle porte del capoluogo toscano. Sequestrati accessori che imitavano i marchi più noti della moda internazionale. Denunce per contraffazione e ricettazione, mentre proseguono le indagini sulla filiera

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FIRENZE Una vetrina anonima alle porte di Firenze, qualche scaffale di pelle colorata e una promessa di “lusso accessibile”. Dietro, però, c’era un mercato parallelo: borse griffate che di autentico avevano solo l’ambizione. I finanzieri del 2° Nucleo Operativo Metropolitano hanno scoperto e sequestrato oltre 3.200 borse contraffatte con i loghi di alcune delle più note maison internazionali, da Gucci a Louis Vuitton, da Prada a Chanel. Un colpo netto al commercio del falso, che nella capitale toscana della moda continua a insinuarsi tra laboratori artigianali e negozi di periferia.

L’operazione – coordinata dal Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Firenze – è nata da un’attività di intelligence economico-finanziaria e da settimane di osservazione. I militari hanno prima individuato un punto vendita gestito da un cittadino straniero che proponeva accessori “originali” a prezzi troppo bassi per essere veri. Da lì, seguendo le tracce di forniture e bolle d’acquisto, sono arrivati a una pelletteria-laboratorio in periferia, dove il titolare – anche lui di nazionalità straniera – è stato sorpreso mentre cercava di nascondere scatoloni pieni di borse con marchi riprodotti con tecniche di falsificazione sempre più sofisticate.

Dentro, altre 3.000 borse pronte per la vendita, imballate e pronte a inondare bancarelle e piattaforme online. I due uomini sono stati denunciati per contraffazione e ricettazione. Le indagini ora puntano a ricostruire la filiera: chi produce, chi distribuisce, chi compra, consapevolmente o meno, alimentando un sistema che sottrae milioni all’economia legale.

Per la Guardia di Finanza si tratta di un tassello in un mosaico più grande: la lotta quotidiana al falso che danneggia le imprese regolari, toglie gettito fiscale e sfrutta manodopera irregolare. «Difendere il made in Italy – spiegano dal Comando Provinciale – significa proteggere il lavoro, la creatività e la reputazione del Paese». Non solo. La contraffazione «non è solo una violazione di marchi, ma un fenomeno economico e sociale che genera concorrenza sleale a danno delle imprese regolari, erode risorse fiscali sottraendo milioni di euro all’Erario, favorisce circuiti criminali organizzati e opachi, sfrutta manodopera irregolare, alimentando forme di lavoro nero e precarietà sociale»

Il fascicolo è ancora nella fase delle indagini preliminari, ma il messaggio è già chiaro: dietro una borsa da pochi euro venduta in un negozio di quartiere può nascondersi una catena fatta di illegalità, precarietà e sfruttamento.
 

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di Redazione web