Firenze si riempie di cortei per Gaza: tensione con la polizia, bombe carta e binari bloccati in stazione – Video
Occupazioni, manifestazioni, studenti e adulti in piazza. Occupata l’Università in via Laura. In tremila attraversano il centro storico poi a Santa Maria Novella lancio di bombe carta e caos treni
FIRENZE. C’è un filo rosso, anzi verde, bianco e nero, che attraversa Firenze. È la stoffa delle bandiere palestinesi che ondeggiano tra i vicoli, srotolate come vele in una città che diventa porto di protesta. “Blocchiamo tutto” si legge sugli striscioni, e intanto i ragazzi bloccano davvero: il traffico, le lezioni, l’ordinario ritmo del centro, ui binari. La città si piega al passo dei cortei, al suono dei tamburi, al coro che ripete senza sosta “Palestina libera”. Persino la stazione di Santa Maria Novella, cuore dei trasporti, conosce in serata il peso di questa voce collettiva. Binari occupati, Frecciarossa in tilt.
E non ci sono solo ragazzi, ma anche famiglie, padri, madri, nonni, nonne, bambini. C’è un “popolo” che sta prendendo coscienza, umano troppo umano che rifiuta il disumano, la violenza cieca. «Io ho visto quel bimbo che portava in spalla la sorellina sulla spiaggia, piedi nudi, più nulla al mondo. M’è venuto istintivo, non ce la faccio più a stare zitta», racconta Debora. E allora, cavolo, è venuta qui. A gridare, a piangere.
Il corteo degli studenti
La giornata (2 ottobre) comincia presto, poco dopo le undici. Da piazza Santissima Annunziata si muove un corteo di studenti delle superiori: Galileo, Pascoli, Machiavelli-Capponi, Miche, Castelnuovo. Qualcuno si è unito lungo il percorso, richiamato dal megafono e dai compagni. «I professori ci hanno fatto leggere gli ultimi versi di quel poeta morto nei bombardamenti, a casa mio fratello mi ha fatto vedere i bimbi avvolti nei sudari. Che vuoi che sia se noi per un giorno fermiamo il traffico», chiede Dario davanti al Miche in via della Colonna alle 8 di mattina, diventato un altro point break della città. Bus fermi, clacson, auto in coda, il centro nel caos. Gli striscioni sono scritti in vernice nera e rossa: “Palestina libera, governo boia”, “Basta complicità, blocchiamo le università”. Si attraversa piazza Duomo sotto gli occhi increduli dei turisti che fotografano la cupola e finiscono per immortalare anche i volti giovani, la rabbia, le kefiah legate intorno al collo.
L'occupazione all'Università
Il cuore della protesta pulsa forte in via Laura. Nel polo umanistico dell’Università, biblioteca e aule vengono occupate. Sofia, studentessa di Lettere, lo dice a nome di tutti: «Non ce ne andiamo, restiamo a oltranza finché non saranno sciolti gli accordi con università israeliane e aziende belliche come Leonardo». Le lezioni si fermano, qualcuno protesta ma la maggioranza resta. «Dormiremo qui a turno».
Dal presidio al corteo
Il pomeriggio, in città, la marea si allarga. In piazza Indipendenza si radunano in duemila, poi diventano tremila: studenti, movimenti, sindacati di base, Usb e Cobas. Alle 18.45 il presidio diventa corteo: tamburi, slogan, bandiere. La massa prende via Ridolfi, gira intorno a piazza Indipendenza e imbocca via Nazionale, la strada che porta alla stazione. Sembra una processione laica: da un lato i manifestanti che alzano cartelli con scritto “Stop genocide”, dall’altro i passanti che osservano, alcuni applaudono. «Bravi, bravi, andate avanti», c’è chi grida. Il “popolo” del no all’empietà cresce giorno dopo giorno e porta nelle strade sempre più persone: mondi diversi, ceti diversi, estrazioni diverse. Non importa se c’era chi già da tempo metteva in guardia, adesso si è svegliato una coscienza collettiva, gli squilli solitari ora sono una sinfonia che i profeti dell’equilibrismo ipocrita non possono fermare, che ignora i salotti tv sempre più polverosi e snobbati dalla generazione digitale. Il ritmo è scandito da slogan che sono insieme preghiera e accusa. «Fuori Israele dalle università». «Chi governa senza coscienza governa sul sangue». Qualcuno batte il tempo con un tamburo, altri con le mani. «Se bloccate la Flotilla noi blocchiamo tutto». Una ragazza col megafono grida: «Abbiamo il dovere di parlare, Gaza non è lontana».
Lo sciopero generale
Non è solo una questione studentesca. Domani (3 ottobre) toccherà ai lavoratori. La Cgil ha proclamato lo sciopero generale, con partenza dalla Fortezza da Basso alle 9. Bernardo Marasco, segretario fiorentino, parla di «urgenza etica e politica, non possiamo restare in silenzio davanti al blocco della Flotilla». Rossano Rossi, segretario toscano, rincara: «Si vuole far passare per terroristi chi porta viveri a una popolazione affamata. È inaccettabile». Dal lato istituzionale arriva la voce della sindaca Sara Funaro: «Il governo italiano intervenga subito. La Flotilla è un esempio di coraggio per la popolazione di Gaza». «Mi dispiace che questo governo israeliano criminale ancora non abbia capito che sta facendo certamente male a noi palestinesi, ma anche al suo popolo, psicologicamente, spiritualmente. I cittadini del mondo sono diventati contro di loro – ha detto e fino all’anno scorso non lo erano», dice Izzedin Elzir, Imam di Firenze, originario di Hebron, in Cisgiordania.
La tensione alla stazione
Parole che si intrecciano alle immagini delle piazze, al vento che agita i drappi palestinesi, al fumo dei fumogeni. Ed è proprio alla stazione, a Santa Maria Novella, che la giornata trova il suo epilogo. Centinaia di manifestanti si riversano sulle banchine, qualcuno supera i cordoni delle forze dell’ordine e scende sui binari. La circolazione dei treni si ferma, così come la tramvia all’esterno. Lo striscione con scritto “Blocchiamo tutto” viene srotolato di fronte ai convogli, i fumogeni colorano l’aria, qualcuno lancia anche bombe carta. La tensione sale, gli agenti in assetto antisommossa tentano di respingere la folla, ma i binari rimangono occupati.
Flash mob davanti agli ospedali
La giornata si chiude con un’altra luce, quella dei flash mob organizzati davanti agli ospedali: torce, cellulari, candele accese per illuminare simbolicamente la notte di Gaza e ricordare i medici e gli infermieri uccisi. È così che Firenze diventa, in poche ore, il cuore della protesta italiana. Una città che si fa specchio e megafono, fino a fermare i binari della sua stessa stazione centrale. Gaza è entrata nel cuore di Firenze.