Il Tirreno

Firenze

L'intervista

Sara Funaro si racconta: la bimba ballerina, il ricordo più dolce, i piani per Firenze (e cosa c'entra Johnny Stecchino)

di Mario Neri

	Da sx la piccola Sara Funaro quando faceva danza, il volontariato nelle favelas e la sindaca durante l'intervista
Da sx la piccola Sara Funaro quando faceva danza, il volontariato nelle favelas e la sindaca durante l'intervista

La sindaca, un anno dopo l'insediamento, parla della città a 360 gradi tra turismo, traffico, alberi e blackout. Ma rivela anche qualcosa della sua vita privata

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A 378 giorni dall’ingresso a Palazzo Vecchio, si scopre che Sara Funaro, sindaca di Firenze, da bambina voleva diventare Carla Fracci. O meglio, voleva diventare la sua maestra Cristina. Che è già una dichiarazione d’intenti: c’è chi sogna i riflettori, chi le piroette, e chi invece coltiva l’ostinazione della dedizione, della disciplina. La sindaca – psicologa, ex assessora, nipote di Piero Bargellini, il sindaco dell’alluvione, fiorentina nel midollo e un po’ anche nel metodo – è una che non urla. Si arrabbia abbassando la voce. E questo, in politica, è già tutto un programma. A un anno dal suo insediamento, dice molte cose, quasi tutte ragionate. Medita, ascolta, riflette, poi decide. Non ha rimpianti, anzi uno sì. Più che un rimpianto, un nodo alla gola. Parla della casa, tema su cui rivendica il suo orgoglio. Firenze è diventata una città volatile, direbbe Calvino: lusso e turisti. Lei vuole restituirle la sostanza pesante della vivibilità. Non cerca carriere: «Faccio la sindaca di Firenze. Cos’altro potrei volere?».

Sindaca, un anno di mandato. L'orgoglio e il rimpianto.

«Il rimpianto? …Ci sto pensando sa, per ora non mi viene».

Nemmeno uno piccolo?

«Riproviamoci dopo, qualcosa magari trovo. Però vede, sono una che medita sulle cose, per cui le faccio in maniera consapevole. Intanto parto dall’orgoglio».

Dica.

«In un anno da sindaca il primo orgoglio è sul tema abitativo, la casa. Essere riuscita a costruire non solo un programma ma un primo bilancio in cui abbiamo investito tanto sull'abitare: le regole messe al sovraffollamento turistico e agli affitti brevi, 4 milioni sul contributo affitto, aver individuato immobili dove continuare a fare social housing, come a villa Bracci, nel quartiere 2; poi 20 milioni per ristrutturare le case popolari vuote, i primi 6 pochi mesi fa puntando a rimettere a disposizione oltre 300 alloggi a fine anno e ridurre progressivamente nei prossimi tre anni il numero degli appartamenti di edilizia pubblica sfitti».

Lei sindaca è psicologa. In che occasione ha riutilizzato i ferri del mestiere?

«In realtà sempre. Lo psicologo ha la capacità di mettersi in una posizione di ascolto e osservazione. Io lo faccio naturalmente. Poi prendo le mie decisioni, ma parto sempre da una posizione di ascolto».

C’è stato un progetto, un tema o un problema che ha affrontato e per cui l’interlocutore le ha fatto cambiare idea?

«Beh, questo capita nel confronto con tutti, come ad esempio con gli assessori ed i tecnici. MI vengono in mente le keybox, le scatolette con cui in molti facevano il self check-in negli airbnb e noi abbiamo vietato. All'inizio pensavamo di vietarle puntando solo sul decoro, Poi è emerso che si trattava anche di un problema di sicurezza e ho seguito il consiglio».

La circolare del Viminale su cui si appoggiavano le ragioni di sicurezza è stata bocciata dal Tar. Il puntello del decoro da solo regge?

«Il puntello del decoro regge, ma continuo a pensare che il tema sicurezza ci sia, non basta una sentenza del Tar a cancellare rischi oggettivi. Stiamo parlando di alloggi utilizzati per locazioni turistiche all’interno di condomini dove ci sono residenti, è importante poter identificare l’ospite».

Ha raccontato di vivere in un condominio in cui sono rimaste, compresa la sua, solo tre famiglie residenti su nove. “Salviamo Firenze” è il nome del comitato che vi pungola sul tema ma anche uno slogan forte: a volte viene da dirlo anche a lei?

«Conosco bene cosa significhi il sovraffollamento turistico e lavorare per un quartiere che non si svuoti di residenti e che conviva con un turismo sostenibile. Quando sei sindaca di una città come Firenze non puoi pensare solo ad azioni che diano risultati immediati: bisogna dare risposte subito, ma anche costruire politiche di lungo periodo. Sa perché stiamo spingendo per il social housing agli anziani?»

Perché?

«Oggi il 70% degli anziani vive in una casa di proprietà. Per chi è giovane adesso domani non sarà così, fra trent’anni la Gen Z avrà bisogno di risposte anche dal punto di vista abitativo. Ecco, Queste politiche si vedranno anche fra molto tempo. Lo stesso vale sugli affitti brevi: non tutto ha un’efficacia istantanea. Non posso pensare alla Firenze di La Pira e dell’Isolotto, con un passato glorioso per le scelte abitative, e lasciare che il numero degli affitti brevi sia il doppio delle case popolari».

Ok, il freno c’è. Ma i controlli?

«Li stiamo facendo. Le keybox sono quasi sparite. E quando ricompaiono nel giro di poco interveniamo. Certo, siamo consapevoli che per tornare a un mercato più accessibile ci vorrà tempo».

E il tessuto sociale, come fare per far tornare residenti?

«Con varie azioni come il social housing, gli studentati pubblici e riportando servizi, consapevoli che su alcune azioni ci vorranno tanti anni anche oltre il periodo di mandato e per altre il processo potrà essere più veloce».

Probabilmente lei non sarà più sindaca. Nell’era dell’immediatezza, del tutto e subito, come si spiega ai cittadini influenzati dalla post verità dei social che le politiche migliori sono quelle a lunga gittata?

«Bisogna raccontare quello che si fa nell’immediato, come le keybox sparite e rimosse e il regolamento sugli affitti brevi, poi dobbiamo essere bravi a comunicare le decisioni a lungo termine, a rilascio lento ma profondo».

Negli ultimi anni Firenze è anche stata preda di grandi ricchi, magnati e fondi di investimento che hanno comprato pezzi di città per sviluppare il turismo del lusso. Come rispondete a Salviamo Firenze che su questo vi accusa di essere la continuità di una amministrazione che ha “svenduto la città”?

«Amministrare una città vuol dire tenere insieme tante cose. Firenze è una città che ha bisogno anche di risposte di alto livello, ma vorrei evidenziare che siamo tra le poche città in Italia ad aver messo in piedi operazioni come creare uno studentato pubblico all'interno della caserma Lupi Toscana o ad usare i fondi Pnrr per progetti di housing per i senza dimora».

Nessun rimpianto rispetto a quelle politiche?

«La pandemia è stato uno spartiacque. Ha accelerato enormemente alcuni processi, in primis quello sugli affitti brevi. Nel post Covid il turismo è andato ad una velocità che quasi non ti dava il tempo di vederlo. Quando ce ne siamo resi conto abbiamo subito adottato correttivi, ma gli strumenti dei Comuni erano insufficienti e manca una norma nazionale. È servita la legge regionale sul turismo per avere più poteri».

Firenze non è una città per portafogli normali. Alcuni giorni fa lo hanno detto i sindacati di polizia, che hanno lanciato l’allarme: è una città ostile per gli agenti perché ha affitti e prezzi delle case troppo cari.

«Il tema dell’abitare vale per tutti: Per forze dell’ordine, studenti, lavoratori, famiglie. Non è un caso che sull’abitare stiamo spingendo tanto».

Tra Massimo Torelli, il portavoce di Salviamo Firenze, e suo cugino Lorenzo Bargellini, il compianto leader del Movimento di lotta per la casa, chi sceglie?

«C’è una terza via? (ride, ndr). Sicuramente Lorenzo era tosto ed eravamo su posizioni contrapposte: io per l’accoglienza e la legalità, lui sull’altro fronte. Dal punto di vista personale gli volevo bene e gli riconoscevo comunque l’attenzione ai più fragili».

È stanca? Va in vacanza o torna in una delle sue favelas a fare volontariato?

«Mi piacerebbe tornare in una favela. Ma un pochino di vacanza mi serve. Ma non mi va di staccare troppo da Firenze».

Mare o montagna?

«Mare».

Abbiamo scoperto che è una della combriccola (del Blasco). Ma la canzone preferita?

«Ogni volta».

Altri segreti, altre passioni nascoste?

«I segreti son segreti».

Suvvia.

«Ok, lo dico: amo ballare, amo la danza. Sono nata come ballerina classica. Ballerina classica. Ballerina classica, sì sì. Appassionatissima, ho iniziato all’età di quattro anni e ho continuato fino all’adolescenza, al balletto di Toscana».

Ci sblocchi un ricordo.

«La prima volta che si andò a ballare al Comunale, con tutte le compagne, ero piccolina, avevo sette o otto anni. La mamma ha ancora la videocassetta. C’era Sandra Milo, girava a intervistare tutte le bambine e venne anche da me, ero timidissima. Mi chiese se volessi diventare come la Fracci, io dissi come la mia maestra Cristina».

Cavolo, l’ambiente della danza è durissimo. Invidie, veleni…

«Disciplina, ti insegna una disciplina di ferro, è stata una palestra di resistenza fondamentale per la mia vita».

Danza, musica, teatro. A proposito, cosa le ha insegnato la vicenda della Pergola e del declassamento? Roma è ladrona? Ha “rubato” un teatro a una città per vendetta?

«Intanto questa domanda andrebbe fatta a loro. A me insegna che quando si crede realmente nel valore delle cose bisogna andare avanti con schiena dritta e testa alta. Io credo che la Pergola e tutto il Teatro della Toscana abbiano una storia eccezionale e che vada difesa. Chiedere a Stefano Massini di fare il direttore artistico è una scelta di qualità, parlano la sua storia, il suo curriculum, la sua esperienza».

Il sottosegretario Mazzi l’accusa di aver fatto polemica per fare carriera politica.

«Io faccio la sindaca di Firenze. Cosa dovrei volere di più? Mi pare che questa sia la cosa più importante da fare. Non ho bisogno di altro nella mia vita. Solo che al governo da una parte dicono che Massini è il più bravo del mondo e un patrimonio Unesco e dall’altra, con la commissione che ha declassato il teatro, danno un giudizio assolutamente pretestuoso, basta leggere i verbali».

Ma forse non avete sottovalutato proprio il fatto che dall’altra parte non c’era più il solito governo “amico” ma un avversario politico che avrebbe potuto usare la Pergola come uno scalpo?

«Per un sindaco o un amministratore di una realtà culturale importante, l’unica bussola deve essere quella della qualità. Credo si debba fare di tutto per preservare il Teatro della toscana, per i cittadini e i lavoratori. Per questo intraprenderemo tutte le azioni possibili per la tutela del nostro teatro».

Cambiamo scena. Traffico. Ci dica, sindaca, questa è la città di Johnny Stecchino?

«(Ride). Un pochino ora sì, va detto. Per questo abbiamo fatto una conferenza stampa per raccontare quali sarebbero stati i lavori principali dell’estate, i problemi che avrebbero generato e anche chiedere scusa ai cittadini per i disagi».

È importante chiedere scusa?

«È giusto che un amministratore sappia farlo, sì. E deve spiegare anche quali sono gli obiettivi e le necessità: intanto abbiamo scelto l’estate perché è la stagione in cui c’è un calo del 35% degli automobilisti. Poi ci sono alcuni lavori improrogabili perché finanziati con fondi che altrimenti si perderebbero, per cui o i lavori li fai ora o non li fai più. Altri servono per la sicurezza dei cittadini, e li devi fare subito; infine, ci sono i cantieri dei privati che non si possono rimandare all’infinito. Stiamo cercando di accelerare il più possibile. Sul ponte all'Indiano, uno dei cantieri critici della città, abbiamo messo i doppi turni notte e giorno proprio per questo e a metà agosto verrà riaperto completamente. Ai cittadini chiedo di stringere i denti per un mese e mezzo».

Avete un piano che ci prospetta una città sempre più verde, per ora però domina il grigio-asfalto. Non sono troppi gli abbattimenti, non si potevano fare con più gradualità?

«Chi lo dice si sbaglia. Lo dicono i numeri: da ottobre 2024 a marzo 2025, abbiamo piantato 1300 nuovi alberi. E nel bilancio 2025-27 abbiamo 3,6 milioni di euro per l’incremento del patrimonio arboreo, e in tutto il mandato saranno 20 milioni gli investimenti per attuare il piano del verde. Alla fine, avremo piantato 50mila nuovi alberi e arbusti».

Abbiamo scoperto che Firenze è una città energivora. Come si tampona questa nuova emergenza?

«Abbiamo chiesto ad Enel un’analisi approfondita dopo i blackout che hanno creato i grossi problemi delle giornate più calde e una valutazione su cosa abbia causato i problemi così da capire cosa si può fare per prevenirli. L’emergenza della crisi climatica ci costringe a ripensare la politica cittadina e a intervenire su più fronti: ambiente, sociale, sanità, vivibilità e sostenibilità energetica. La scelta di creare le comunità energetiche punta proprio a favorire la transizione giusta verso l'energia sostenibile. Per diminuire gli effetti di questi grandi cambiamenti l’amministrazione ha deciso di puntare anche sulla rinaturalizzazione della città rimuovendo l’asfalto nei parchi, Aumentando in maniera significativa il numero di alberi e il numero di aree verdi in città».

È un tabù chiedere alla Soprintendenza di installare il fotovoltaico anche sui tetti meno pregiati in città? Il vecchio Teatro Comunale è diventato un palazzo di specchi, perché non far diventare altri palazzi meno pregiati tetti di specchi che ci diano energia?

«Ci sono regole complesse all’interno dell’area Unesco. Stiamo lavorando per creare comunità energetiche fuori dall’area Unesco. Su questo bisogna tenere un confronto per capire cosa si può fare, L’obiettivo è riuscire ad avere un sistema sostenibile. È ovvio che i vincoli di tutela sono molto complessi. Ma un ragionamento, non solo con la Soprintendenza, ma a livello nazionale, va aperto. Le aree Unesco sono anche quelle in cui c’è il maggior impatto del calore».

Appunto, se salta la corrente e un anziano si ritrova in una casa-forno è un rischio?

«Guardi, i blackout ci sono stati anche nei quartieri fuori dall’area Unesco: alle Cure, a San Jacopino. Se utilizzi più energia devi avere più energia sostenibile. E prima di tutto dobbiamo tutelare i più fragili: anziani, bambini, persone con problemi sanitari e i senza dimora. Prima c’era l’emergenza freddo, ora abbiamo anche l’emergenza caldo. Per questo stiamo lavorando per aver aria condizionata in tutte le strutture per anziani, per installarla anche nelle scuole dell’infanzia implementando così quello che è l'attuale piano per la climatizzazione, e nelle strutture di accoglienza per i senza dimora. Per questo pensiamo di creare strutture per senza dimora trasformate in estate in rifugi climatici».

Politica, Giani be good o no? Quando lo sbloccano? Cosa ne sa Funaro?

«Penso che i tempi siano maturi e so che il segretario regionale e il partito stanno lavorando intensamente».

Ma lei lo ricandiderebbe?

«Conosco Eugenio da tantissimi anni, ha un gradimento alto tra i cittadini come si vede anche dai recenti dati e posso dire che da sindaca in questo anno ho lavorato molto bene con lui».

Gaza. È scesa in piazza per la pace ed è ebrea: cosa prova quando sente questa parola?

«Quando sento la parola Gaza un pugno allo stomaco. Quello che sta succedendo è allucinante, a Gaza c’è in atto un massacro, una violazione dei diritti umani e quello che sta facendo Netanyahu è totalmente inaccettabile, per il popolo palestinese, per il popolo di Gaza, ma sta facendo male anche agli Israeliani».

C'è un cliché che governa la politica e i leader maschi: dietro un grande uomo c'è sempre una grande donna. Dietro una grande donna, c'è un grande uomo?

«Allora, il mio compagno, Paolo, è un grande aiuto per me. Ma ha il suo lavoro e non si occupa di politica, è un uomo a cui non piace avere i riflettori addosso. E no, non mi consiglia tanto. Fa la sua vita, ma quando ne ho bisogno c’è sempre. È il punto fermo della mia vita. È meraviglioso».

Ma dunque, il rimpianto non le è venuto in mente?

«Ci sto pensando…»

Una nomina sbagliata fra gli assessori della giunta?

«Ma no, stanno facendo un bel lavoro di squadra. Qualcuno ha deleghe meno visibili, com’è normale, ma lavorano tanto».

C’è mai stata una riunione di giunta in cui s’è arrabbiata di brutto?

«Sì, mi capita. Mi arrabbio, ma non urlo. Io sono da temere se abbasso la voce, non se la alzo».

Si vociferava che potrebbe esserci un rimpasto di giunta se in una eventuale giunta Giani bis entrassero i Cinquestelle. È così?

«Di voci ne circolano sempre tante in politica. La mia giunta sta lavorando e continuerà a lavorare per il bene della città. Il Comune è il Comune, la Regione è la Regione. Andiamo avanti senza ascoltare i retroscena».

Il sondaggio del Sole24ore ”Governance poll 2025” la dà al 34esimo posto tra i sindaci con il 55% di consenso.

«Ringrazio il 55% dei cittadini che hanno fiducia in me. Questo risultato è per me un punto di partenza, dal quale continuare a lavorare pancia a terra per il bene di Firenze e dei fiorentini».

Questo rimpianto proprio non le viene.

«Sì, m’è venuto! Aver dedicato poco tempo ai miei genitori».

Il tempo fugge.

«Quando mi fermo un attimo, nelle corse quotidiane, babbo e mamma mi mancano».


 

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