Firenze, il gestore impedisce l’accesso: guerra legale sull’ex ippodromo Le Mulina
Il Comune stoppato dal concessionario (decaduto). I tecnici comunali, dopo molti solleciti inascoltati, provano a bonificare l’area ma vengono fermati
FIRENZE. La decadenza della concessione disposta da Palazzo Vecchio, e la pubblicazione di un nuovo avviso esplorativo, sembravano aver illuminato il futuro dell’ex ippodromo Le Mulina, il grande complesso immobiliare all’interno del Parco delle Cascine. E sicuramente sarà così, ma nel frattempo volano le carte bollate e il Comune mette tutto in mano agli avvocati.
La vicenda
Tutto comincia con un’ordinanza sindacale di fine marzo. Il Comune ordina al concessionario di intervenire con urgenza nel complesso. Entro dieci giorni, oltre a smaltire le bombole Gpl rinvenute durante un sopralluogo precedente, deve chiudere l’accesso a «tutti gli immobili presenti nell’area» e installare «adeguata cartellonistica con indicazione della situazione di pericolo anche in più lingue, in prossimità di tutti i punti di accesso al complesso attualmente presenti, anche non regolari, ed in corrispondenza di tutti gli immobili, ad eccezione dell’immobile oggetto di riqualificazione interna e destinato a sala riunioni». Entro quaranta giorni deve invece mettere in sicurezza gli edifici e verificare lo stato della copertura della sala riunioni. Qualche giorno dopo, il 4 aprile, la municipale fa un primo sopralluogo e poco più di un mese dopo, il 15 maggio, ne fa un altro. L’obiettivo è quello di verificare lo stato dei lavori imposti dall’ordinanza e ne emerge «che quest’ultima non risultava ottemperata che in minima parte». Intanto, Palazzo Vecchio prima dispone la decadenza della concessione (19 maggio) e poi pubblica un avviso pubblico per sondare il mercato e verificare la presenza di operatori interessati a valorizzare il complesso. Un avviso molto libero, non vincolante, che serve soprattutto per raccogliere idee intorno al futuro dell’ex ippodromo. La vicenda però è tutt’altro che finita. Vista anche «la assoluta necessità di ottemperarvi per motivi di sicurezza e incolumità pubblica», il Comune ritorna alla carica sull’ordinanza. Il 9 giugno diffida il concessionario a svolgere immediatamente i lavori, e comunque entro e non oltre 48 ore dalla notifica dell’atto. In quell’occasione pone anche un ultimatum «avvertendo che, in caso di accertato persistente inadempimento, avrebbe proceduto senza ulteriore preavviso, il 16 giugno 2025 a partire dalle ore 9, all’esecuzione d’ufficio in danno del soggetto inadempiente, con addebito dei relativi oneri e spese e della normativa in materia di ordinanze sindacali, e avvertendo la Pegaso Srl a garantire la propria presenza presso l’immobile in oggetto nel giorno e nell’ora indicati per l’esecuzione d’ufficio, al fine di consentire l'accesso alle aree interessate dalle operazioni ai mezzi e al personale autorizzato».
La tensione sale
Il 13 giugno il concessionario scrive a Palazzo Vecchio diffidandolo e invintandolo ad astenersi da qualsiasi lavoro nell’immobile. Lo stesso giorno, per tutta risposta, il Comune conferma quanto attestato nell’ordinanza di marzo e nelle comunicazioni successive. Il 16 giugno il concessionario ribadisce la diffida e quello stesso giorno, quando ai cancelli dell’ex ippodromo si presentano i tecnici del Comune, Palazzo Vecchio rileva che «la Pegaso srl, in persona del suo legale rappresentante, contestava l’accesso - da lui ritenuto «arbitrario» e «non autorizzato» - si legge nella determina - del personale addetto incaricato di eseguire l’ordinanza sindacale rimasta inottemperata dalla società medesima, come da verbale» della municipale del 17 giugno,«causando pertanto di poter avviare la sola parte dei lavori di messa in sicurezza esterni al perimetro del compendio immobiliare». Palazzo Vecchio si trova di fronte a un dilemma. Da una parte c’è la necessità di mettere in sicurezza l’area come da ordinanza sindacale, dall’altra quella di svolgere tutto a norma di legge, visto che il concessionario rimarrà tale fino a metà luglio, quando scadranno i due mesi entro quali può fare ricorso. Allora, si legge nella determina del 18 giugno, «ritenendo la Pegaso Srl responsabile dell’impossibilità di avviare tutti i lavori di messa in sicurezza individuati da parte del Comune per ottemperare all’ordinanza» e «comunicando di provvedere senza ulteriore indugio a porre in essere tutto quanto necessario alla salvaguardia della pubblica incolumità, ponendo a carico della Pegaso ogni onere conseguente», il Comune di Firenze autorizza la direzione avvocatura «a promuovere nei confronti della Pegaso srl tutte le azioni ritenute necessarie per tutelare gli interessi dell’amministrazione Comunale, anche in via d’urgenza». E sul futuro dell’ex ippodromo Le Mulina torna a scendere la foschia.